“Mi sono immerso in un mare grande, mi gioco tanto”, parlava così Gattuso il giorno della presentazione da nuovo allenatore del Napoli. La missione era molto complicata e le difficoltà sono state molteplici: la svolta tattica che determinava anche un cambio nella preparazione, l’entusiasmo che mancava, le crepe nello spogliatoio confermate anche dalle parole di Hysaj nella scorsa settimana, le carenze della rosa colmate soprattutto a centrocampo dal mercato di gennaio. I risultati iniziali confermavano la drammaticità sportiva del disastro in cui era finito il Napoli, il punto più basso è avvenuto contro la Fiorentina quando, invece, nella trasferta precedente di Roma contro la Lazio gli azzurri avevano dato segnali di crescita.
Al Milan Gattuso, quando subentrò a Montella, portò a casa solo cinque punti nelle prime cinque gare, al Napoli è andata ancora peggio con soli tre punti, ma poi ne conquistò 26 nelle successive dieci. Fino alla trasferta di Torino contro la Juventus, che poi si laureò campione d’Italia davanti al Napoli dei 91 punti, il suo Milan realizzò una striscia di dieci risultati utili consecutivi. Insigne e compagni hanno la forza per qualità dell’organico, entusiasmo, motivazioni, orgoglio ferito di realizzare un girone di ritorno di grande livello. “Quanti danni abbiamo creato ma questa stagione si può ancora raddrizzare”, in questa frase di capitan Insigne nel post-partita c’è il mondo della svolta che sta vivendo il Napoli. Alla terza vittoria consecutiva si può parlare in modo più consapevole di un profondo cambiamento che coinvolge tutte le sfere: tattico, fisico, mentale e ambientale.
Il processo è ancora in corso, un grande aiuto può arrivare dal pieno recupero di tutti gli uomini di spessore (su tutti Koulibaly e Allan) ma la prima mezz’ora di Marassi ha messo in mostra una squadra capace di dominare il campo, d’esprimere un’identità solida, di proporre ancora i codici della proposta di calcio in parte mutuati dal ricordo del Napoli di Sarri ma adattati al presente, alle caratteristiche diverse di Demme rispetto a Jorginho, all’idea di una manovra che utilizza l’ampiezza come sponda per creare presupposti dentro al campo. Ci sta anche l’altra faccia della medaglia: la sofferenza patita dopo il gol di Quagliarella, l’ansia di subire la rimonta, le difficoltà in uscita palla dopo che Ranieri ha alzato il baricentro mandando Ramirez a pressare su Lobotka e i due attaccanti Quagliarella e Gabbiadini sui difensori centrali. Viste queste difficoltà sotto il profilo tattico, Gattuso ha prima inserito Demme per Lobotka e poi, dopo il 2-2, ha cambiato modulo con l’inserimento di Mertens e Politano per spingere la squadra ad allungarsi, a cercare la profondità, a tentare anche qualche passaggio più lungo per superare la pressione avversaria. Il Napoli ha bisogno di stare sempre sul pezzo, continuare questa striscia di vittorie è fondamentale non solo per la classifica ma anche perché la crescita nell’autostima e nell’entusiasmo può aiutare nei momenti difficili delle partite. Durante una gara può capitare di soffrire, anche la Juventus ha dovuto stringere i denti sul 2-1 a Marassi in casa della Sampdoria, non vanno bene i tanti duelli persi dentro l’area di rigore, le distanze perse, la confusione creatasi in certi momenti della sfida. Il Napoli ha intrapreso la strada della ripresa, ora bisogna mettere il piede sull’acceleratore. La benzina c’è, la panchina di Marassi è una grandissima iniezione di fiducia.
Ciro Troise
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