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Qualche equivoco da risolvere in attesa del Liverpool, la difesa esposta da un centrocampo da rivedere

De Laurentiis faccia chiarezza, esponga il suo programma

Come, purtroppo, accade da tempo, le beghe dei dirigenti tendono a ritardare gli ovvi e necessari discorsi sul calcio. Il fisco viene a fare visita al calcio, il Napoli tende a sbranarsi all’interno (e, per interno, intendo visto la mancanza di un quadro societario variegato, i rapporti di Dela con tutti, in particolar modo le due curve e parte della stampa), secondo la consuetudine nostrana che esige autolesionismo, indegne furberie e vendette sottilissime. Accade così che proprio quando l’ambiente del calcio, attaccato, da diverse parti, avrebbe dovuto presentarsi compatto al cospetto di certa gente che guarda il fuscello negli occhi altrui e non la trave nei propri, il fescennino abituale s’allarghi.

Nel frattempo, grazie al cielo, le squadre italiane aspettano il turno di Champions League; Campedelli, presidente del Chievo Verona, viene graziato dalla Corte Federale e se la cava, nonostante gravissime irregolarità amministrative, con solo tre punti di penalizzazione.

Calcio ritardato, quindi, almeno per quanto concerne il Napoli, partito benino ma sempre equivoco, in campionato, con la Juve batte un record dopo 88 anni. Opportunamente segnaliamo, a puro titolo di cronaca, la gradita predilezione di questo prestigioso club, per Napoli, quale località preferita. Si è appoggiata al Posillipo (con Marco Sommella e tutta la sua famiglia); il Genoa, invece, ha stretto un importante rapporto con il Monteruscello e la famiglia Ruta. Il zompo nordista “esita” a Napoli, notevolissimo capoluogo nostrano, prima di prendere le strade di Foggia o di Catania. Anche la Fiorentina, vista “esitare” a Napoli, s’è presentata bene.

Lo stesso dicasi per l’Inter. Un bel campionato, dunque ha preso l’avvio. E la Campania sembra riuscire gradita a tutte le concorrenti maggiori ed anche minori.

Ma Napoli, sempre viva, non s’accorge di questa bagarre e si dimena per organizzare subito una personalissima, all’interno del suo sodalizio calcistico. Di Hamsik e di Diawara che, di conseguenza, potrebbe ritornare regista, parleremo, quindi, dopo.

Importanti sono le beghe, per adesso, De Laurentiis sembra avere maggiormente in considerazione un assist su cui poniamo da tempo la nostra attenzione: il settore giovanile. La necessità di un vivaio che per adesso al Napoli ha dato solo UN CAMPIONE (INSIGNE), mentre al Milan ne dà, sono anni, tantissimi. Il pensiero è stato riportato da quei giornali (quando scrivo giornali intendo carta stampata, tv, radio e portali di informazione) che non sanno se Kennedy o Sant’Antimo; Primavera 1 o 2; e, che, a suo tempo, è dimostrabile, non spesero una sola parola nella valorizzazione di Insigne. Questo per limitarci agli episodi più evidenti, perché ci sarebbe da divertirsi con le pieghe esterofile mostrate.

Quindi bagarre a Napoli e nel calcio italiano, con codicillo fissato per il 22 ottobre, in via Gregorio Allegri. Posizioni sufficientemente chiare. De Laurentiis fu molto apprezzato per la chiarezza con la quale ha parlato sia nel ritiro di Dimaro che al Vesuvio. Specie quando ha invocato chiarezza a livello di giornalisti, dirigenti, pubblico, impiegati e giocatori. Ha accennato dei temi. L’argomento vivaio è stato lasciato cadere così. De Laurentiis, almeno a questa parte, è sembrato dimentico di qualcosa di importante. Semplicemente  che lui è il presidente del Napoli. E che il primo chiarimento è lui a doverlo fornire: all’opinione pubblica innanzitutto. Chi può dire con esattezza, almeno fino ad oggi, dove va a parare De Laurentiis? Ieri assertore della politica giovanile; oggi smentitore (smentire). Ieri amico di Tizio, oggi di Caio. Ieri apparentemente competente; oggi statistico – cabalistico. Chi potrà negare la perplessità che ormai ha destato nella gente di buon senso, alimentando intorno a sé la cortina fumogena di una società che è entrata nel costume civile e moderno della propria città?

Ecco, dunque, questo è il punto nostro; prima di tutti quanti gli altri parli De Laurentiis, il presidente. Lui che ha voluto diventare presidente. O l’uomo lo dimostra, oppure che chiarimenti può esigere dagli altri?

Esponga dunque il suo programma, non legato a questa o a quella situazione (l’autosufficienza è prerogativa virile e necessaria) e poi avrà la risposta che merita, da tutti. Per quanto ci riguarda glielo diciamo subito: un programma che non sia legato alla utilità sociale e quindi materiale del Napoli a Napoli e al sud intero, non potrà vederci d’accordo. Un programma che tenda a stordire una massa, che deve acquisire una sua più precisa coscienza, non può non essere rigettato.

Torniamo al calcio. Tanto per incominciare non si possono non discutere le pieghe molteplici, sul piano tattico e tecnico, che sta assumendo, non so con quanta responsabilità da parte di Ancelotti, l’inquadratura partenopea.

Si sta passando da una mossa all’altra con una disinvoltura eccessiva. Ecco, De Laurentiis, questo è un altro chiarimento necessario: ieri Hamsik protagonista e regista anche apprezzato; oggi un Hamsik spinto ai margini, da chi vuole togliergli la bacchetta della regia. E poi: Hamsik ottiene la restituzione della famosa bacchetta e invece di usarla con la misura e la prudenza che occorre, lo si vede volare verso il gol, lasciando semmai sguarnito il centrocampo. Di conseguenza i lamenti insulsi delle prefiche su una difesa che ha la sola colpa di …. non avere, dinanzi a sé, un centrocampo utile, all’attacco, come alla difesa.

Sarà il campionato, come sempre, a chiarire, almeno questi equivoci. Si fanno avanti Liverpool e Sassuolo. Le cronache attente (non tutte le cronache lo sono) non hanno esitato dichiarare fortunato il pari del Liverpool in casa del Chelsea e ingiusta la sconfitta patita dalla squadra di De Zerbi con il Milan. Qualcosa è sembrato un tantino forzato. Non forzato è sembrato il Sassuolo fino alla trequarti di campo. Un buon centrocampo sembra in grado di offrire quest’anno al Sassuolo soddisfazioni nuove e ritempranti. Boateng, con i suoi movimenti offensivi, lo guida con l’astuzia del vecchio e consumato campione e con il veleno della …. umiliazione subita.

De Zerbi, opportunamente, ne vellica orgoglio e quant’altro rimane nella pancia loro. Ma prima c’è il Liverpool, con la valorizzazione di un calciatore bravo quanto sfortunato: Sturridge. Ben allineati su linee difensive. In porta quell’Alisson Becker che Hamsik e compagni conoscono bene. I nuovi esami valgono soprattutto per il centrocampo azzurro, zona per adesso ambigua e male interpretata. Non per Insigne che si batte con l’animus tipico del cadetto coraggioso e indomito. Non per Mertens apparso voglioso ma sempre uomo di lune molteplici e nemmeno per i due centrali, tra i più onesti del momento. Callejon è diventata un’ala da lanciare…. verso la propria porta e non verso l’altrui. Stando così le cose Zielinski si lascia preferire e forse apparirebbe anche utile per poter risolvere l’equivoca situazione creatasi nell’utilizzo di Hamsik.

Resta Ospina, abbastanza deciso (speriamo) a non lasciarsi soffiare la maglia della sua nazionale, oltre a quella del Napoli.

E per oggi crediamo che basti.

Ferdinando Troise

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