“Se Atene piange, Sparta non ride”, recita un vecchio proverbio. Abbiamo definito il momento attuale del Napoli una “crisi di progetto” e, infatti, non c’è solo la prima squadra a soffrire ma anche la Primavera ultima in classifica in compagnia dell’Empoli, che ha una partita in meno, rappresenta una storia su cui riflettere.
La società ha scelto la via “della carota”, c’è il precedente della scorsa stagione ad indirizzare quest’atteggiamento. Gli azzurrini, dopo la sconfitta per 5-1 in trasferta contro la Roma, furono accolti a Castel Volturno per un allenamento e incitati dal direttore sportivo Giuntoli. I risultati furono evidenti: due vittorie consecutive contro l’Udinese e la Sampdoria che allontanarono il pericolo di essere invischiati nella lotta salvezza e fecero sognare anche l’assalto ai play-off fino alla sconfitta interna contro il Chievo Verona. Stavolta a “caricare” l’animo degli azzurrini ci ha pensato il vicepresidente Edoardo De Laurentiis che ha anche promesso una pizza alla squadra in caso di vittoria in trasferta contro l’Atalanta alla ripresa del campionato. Il calendario non agevola i ragazzi di Baronio, i prossimi avversari sono Atalanta e Cagliari che comandano la classifica, in mezzo alle due gare c’è l’incontro con il Liverpool in Youth League.
UN PROBLEMA DI QUALITA’
Negli ultimi due anni e mezzo la Primavera del Napoli ha avuto un importante faro offensivo nello sviluppo del gioco: Gianluca Gaetano. Parlano i numeri: 41 gol in 72 presenze in questa categoria. Nessuno nella rosa degli azzurrini può recitare il ruolo di trascinatore come fatto da Gaetano, una potenziale via da intraprendere potrebbe consistere nel miglioramento della qualità del gioco, della proposta offensiva per distribuire i gol realizzati dal talento di Cimitile in più interpreti. Nella scorsa stagione Baronio ha trasmesso al suo gruppo l’organizzazione tattica nell’applicazione del suo 3-5-2 (in questa stagione sta adottando talvolta anche il 3-4-3), la solidità difensiva, facendo migliorare molti ragazzi: in primis Gaetano a cui ha dato la sensibilità al rientro in fase di non possesso. Senza il suo numero 10, c’era bisogno di una svolta coraggiosa, finora non si è vista.
Soffermarsi sul lavoro di campo sarebbe superficiale, non bisogna mai distrarsi dal problema principale nell’analisi: la riforma del campionato Primavera ha alzato il livello del torneo, può capitare anche alle big l’annata “balorda” e rischiare di retrocedere. È già successo a Lazio e Milan, il Napoli due anni fa ha temuto fino all’ultima giornata, quando con Ounas in campo sconfisse la Sampdoria. Il brillante lavoro di Gianluca Grava può reggere il passo fino all’Under 17, le qualificazioni alla final four dimostrano che fino a quel punto il Napoli sta crescendo nello scouting sul territorio e nella capacità di formare talenti. Il passaggio al campionato Primavera rappresenta, però, uno step più complesso del passato, diventa un momento decisivo di selezione del vivaio. In questa fase pesa tantissimo il divario negli investimenti rispetto agli altri club che rinforzano la categoria Primavera con talenti di livello internazionale. Il Napoli prova a competere, è arrivato anche qualche buon giocatore come per esempio Mamas e Idasiak ma il gap tra società come l’Inter che riserva 12 milioni al vivaio e il club di De Laurentiis, che dedica 2 milioni al settore giovanile, si fa sentire. Fare scouting nazionale e internazionale, potenziare strutture e convitti e migliorare la valorizzazione dei talenti che arrivano dall’attività di base è fondamentale. Un altro errore è non aver realizzato la squadra per la categoria Under 18, se si vuole puntare sui ragazzi che crescono nel Napoli bisogna saper aspettare la loro crescita.
IL CAMPIONATO A “SEI”: LA MISSIONE DI ESSERE SQUADRA
Il Napoli non ha una formazione Primavera all’altezza dei risultati della prima squadra fino alla scorsa stagione ma non è neanche un gruppo da ultimo posto. Si può e deve fare di più, la missione principale di Baronio è fare in modo che anche nelle difficoltà questo gruppo si comporti da squadra. Nello scontro diretto perso contro il Sassuolo soprattutto in fase difensiva non ci sono stati movimenti da squadra che agisce in armonia, la retroguardia sembrava muoversi per letture individuali. Bisogna partire dall’aspetto mentale, la rissa ad agosto contro il Ladispoli era già un campanello d’allarme sul nervosismo e sulla frustrazione che attanaglia questa squadra, poi sono arrivate quattro espulsioni nel finale delle partite: Costanzo contro l’Inter e il Salisburgo, Manzi contro il Chievo Verona, Virgilio contro il Sassuolo. Bisogna tenere la testa sul manubrio sempre, perdere alimenta tossine negative, anche in Youth League o in Coppa Italia (il Napoli ha conquistato la qualificazione agli ottavi di finale, si giocherà in trasferta contro la Roma il 18 dicembre).
Il Napoli segna poco, ancora di meno su azione, e subisce tanto, ha incassato cinque gol in più in campionato rispetto allo stesso punto della scorsa annata, in cui fu evidente il lavoro di Baronio sulla solidità difensiva.
A gennaio dovrebbe essere tesserato Tsoungui, in prova dalla scorsa estate, può essere un rinforzo in più in un reparto che tra infortuni e squalifiche ha le risorse contate. Bisogna essere realisti, studiando il livello di questo campionato per il Napoli si prevede una lotta con altre cinque squadre per la salvezza: Pescara, Lazio, Sassuolo, Chievo Verona ed Empoli. Le ultime due classificate andranno direttamente in Primavera 2, terzultima e quartultima disputeranno il play-out, bisogna combattere per spiccare in questo “campionato a sei squadre”. La strada è lavorare sul dettaglio, non perdere la fiducia nelle difficoltà e coltivare diverse soluzioni di gioco per valorizzare tutte le risorse.
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