I social rappresentano uno sfogatoio, la fiera degli impulsi, fotografano spesso reazioni poco lucide. Come accaduto nel post-partita di Monza-Napoli, in cui ho letto commenti fuori dalla realtà, se qualcuno fosse arrivato da Marte pensava che gli azzurri avessero condotto un campionato da metà classifica. Il Napoli, invece, ha vinto lo scudetto dopo 33 anni, per la prima volta senza Maradona, l’ha fatto con cinque giornate di anticipo, conquistando così anche un tempo lungo per festeggiare e dare spazio a chi finora ha giocato poco ma ha vissuto le dinamiche del gruppo dando il proprio contributo.
Piuttosto che pensare ad appesantire le prestazioni e il risultato delle ultime gare, Napoli deve prendersi il diritto di festeggiare a lungo, godersi questo lungo arrivederci a questo campionato meraviglioso in cui la squadra di Spalletti ha costruito anche le condizioni per rendere poco influente un potenziale e prevedibile calo nel finale di stagione. Il Napoli ha spento le speranze delle inseguitrici nel cammino tra gennaio e marzo in cui ha vinto tutte le gare eccetto le sconfitte contro Inter e Lazio. È stato il momento dell’allungo dopo aver chiuso a +8 sulle inseguitrici il periodo pre Mondiale e il girone d’andata a 50 punti.
Dopo la sosta, gli azzurri hanno lasciato per strada un po’ di lucidità nelle scelte soprattutto a livello offensivo, come dimostrano i soli sette gol realizzati nelle ultime dieci gare disputate tra campionato e Champions League.
Il Napoli ha bisogno di essere sempre se stesso
Il Napoli ha costruito il suo cammino sulla bellezza del suo gioco, sull’identità aggressiva e sulla capacità di dominare la partita e avere allo stesso tempo grande forza nel ricomporsi dietro la linea della palla. Non può snaturarsi, se cala un po’ nella capacità di essere se stesso fa fatica ma è stato un calo dolce considerando che ci sono ancora le bandiere ai balconi e appena undici giorni fa con il pareggio di Udine esplodeva la gioia di Napoli per uno scudetto tanto atteso e indimenticabile.
Non c’era bisogno della gara di Monza per comprendere il valore tattico e professionale di Di Lorenzo e Kim che per motivi differenti sono stati dei pilastri del Napoli. Di Lorenzo è un “passepartout” del gioco di Spalletti. Fa tutto: difende in area, tiene la linea, insieme a Mario Rui o Olivera sulla fascia sinistra è il primo sfogo della costruzione dal basso soprattutto quando Lobotka è schermato, sa venire dentro al campo e suggerire nuove linee di passaggio.
L’armonia con cui si muove in mezzo al campo andrebbe studiata nei vivai perché Di Lorenzo si occupa di tutto con efficacia: lo scivolamento sulla linea difensiva, la diagonale, i movimenti sulla catena di destra, la sovrapposizione interna da mezzala nell’azione dell’assist ad Elmas contro la Cremonese o l’attacco allo spazio tra le linee come quando fa gol contro l’Eintracht Francoforte. Kim è il volto-copertina della trasformazione del Napoli perché spezza la linea, riduce gli spazi da coprire con il coraggio e la personalità nell’anticipo.
Il Napoli deve onorare il finale di campionato, ovviamente soprattutto dopo la sconfitta di Monza contro l’Inter toccherà alla formazione tipo con il rientro di Politano dal primo minuto nella zona destra dell’attacco. Spalletti farà leva sulla voglia di rivalsa per la sconfitta dell’andata, sul desiderio di battere un’altra big al Maradona soprattutto se dovesse essere reduce dalla qualificazione alla finale di Champions League. Può capitare che in questo finale di stagione, il Napoli possa steccare qualche altra prestazione, fa parte della storia del calcio abbassare il livello mentale d’attenzione ed energia dopo aver acquisito un risultato così importante. Basta aprire il libro dei ricordi: l’ultima Juventus campione d’Italia, dopo la certezza aritmetica del tricolore, ha perso a Cagliari e in casa contro la Roma.
È ancora il tempo di festeggiare, almeno fino al 4 giugno con l’onda lunga dell’entusiasmo che si trascinerà anche nei ritiri estivi. Il Napoli sta programmando il futuro, riparte da Spalletti ma avrà il difficile compito di sostituire Giuntoli e Kim. Ci sarà tempo e modo di approfondire il futuro, ora è ancora il tempo di festeggiare.
Ciro Troise
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