Pepe Reina ha rilasciato un’interessante intervista ai colleghi del Corriere dello Sport. Ecco quanto evidenziato dalla nostra redazione: “Reina, quando si dice un idolo. «Non so se sia vero, forse sì, però io sento l’affetto di Napoli e ciò è accaduto dal primo giorno. E’ stata empatia allo stato puro, immediata». Il capo carismatico d’una squadra, insieme ad Higuain. «Stiamo parlando d’un calciatore, el Pipa, che è tra i primi cinque attaccanti al Mondo. Non soltanto giocatore straordinario, ma per noi – e per chiunque lo avesse – fondamentale». C’è un giochino che non le piace: fare le classifiche. «Perché c’è un’epoca per ognuno e poi i gusti sono soggettivi. Oggi si può riconoscere il più bravo del momento in Neuer o magari sempre e ancora in Buffon; e però c’è stata un’epoca in cui a tanti piaceva Casillas, ma ne potremmo citare una marea: Cech, ad esempio; o Julio Cesar; o Van der Sar o Zubizarreta. Io li metterei tutti assieme, e c’è persino il rischio che ne abbia dimenticato qualcuno». Partiamo da Zubizarreta. «E’ stato il mio punto di riferimento, quando ho scelto di giocare in porta. Io ero tifoso del Barça, perché era impossibile non innamorarsi di quella squadra, del suo calcio, e poi quando ci sono arrivato ne sono rimasto ulteriormente affascinato». Sembra stia raccontando il suo Napoli. «Penso che chi ci veda giocare, e magari è spettatore neutrale, con noi si diverta tanto». La Juve ha un senso pratico maggiore, una potenza – anche cerebrale – che rappresenta la maturità di chi sa cosa vuole. «Siamo diversi, tutto qua. E c’è a chi sta bene un modo e a chi un altro». Lo scudetto è legato ad un dettaglio. «Loro sono in vantaggio ed il destino è nelle mani della Juventus, non nelle nostre. Se le vincono tutte, è fatta. Però, si può essere soltanto fieri di questo Napoli, che è a tre punti dai campioni d’Italia». Ha detto Sarri: quel gol di Zaza è stato difficile da digerire per un po’. «Magari a caldo ha pesato parecchio. Erano quindici minuti che la partita era praticamente nostra; a loro stava bene il pareggio, almeno così pareva. Però abbiamo perso…». Ha fatto arrabbiare gli juventini, con quel tweet al gol di Thiago Alcantara. «Ma io sono sempre stato tifoso delle squadre nelle quali ho giocato: un anno fa esultavo quando il Napoli segnava; oggi lo faccio per il Bayern. Io sono amico dei miei amici, tutto qua». Napoli l’ha «presa» subito. «E’ scoccata la scintilla in maniera istantanea. Lo è stato per me e per la mia famiglia, qui ci siamo inseriti senza alcun problema. Forse perché sono passionali come noi, non so cosa dirle. So per certo che dal primo giorno chiunque, e dico chiunque, s’è spinto a mostrarmi affetto, a darmi qualcosa. Io adoro Napoli». Reina ha un desiderio? «Io credo, spero, anzi ne sono quasi certo, che la mia carriera finirà qua, e lo dico anche in presenza dei dati anagrafici. Ma prima che ciò accada, dovrò vincere lo scudetto con questa maglia e per questa gente. Sarebbe il nostro orgoglio, di tutti quelli che sono in questo Napoli, realizzare questa impresa». E Reina fuori dai pali cosa farà? «L’allenatore, o il preparatore dei portieri. Ma penso che mi piacerà provare da tecnico». Perdoni la banalità: sedendo sulla panchina del Napoli. «Quella è di Sarri ed io uno come lui me lo tengo qua stretto a lungo». Citi Reina e pensi a Benitez. «Giusto che sia così. Rafa mi ha insegnato tanto, non solo come allenatore, che avrà sempre la mia gratitudine. E poi mi ha voluto con sé a Liverpool ed a Napoli. Non è stato solo un rapporto professionale, tra di noi. Persona straordinaria».
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