“Resistere, resistere, resistere”, avrebbe detto Borrelli a difesa della Magistratura. Il Napoli ancora una volta è vittima della maledizione della San Siro nerazzurra. Un anno fa perse Mertens per infortunio, fu espulso Insigne, Osimhen era già fuori, Gattuso combatteva con la miastenia e il Napoli incassò una sconfitta amara, con tante occasioni fallite.
Un anno dopo la storia si ripete, il Napoli incassa il primo ko in campionato, per un’oretta di partita lo meriterebbe ma nel finale ha più di due palle-gol per realizzare una rimonta esaltante nella trasferta tra le più ostili della storia azzurra, dove Maradona non ha mai vinto.
Le partite cambiano, il Real Madrid al 93’ aveva perso una finale di Champions, l’ha ribaltata e così il destino di una stagione si è trasformato.
È il calcio, non la geometria o la fisica quantistica come appare dal racconto di alcuni salotti televisivi pronti a vivisezionare e giudicare con la comodità della poltrona quanto accade in frazioni di secondo.
La notizia più brutta non è la sconfitta ma l’infortunio di Osimhen che costringe il Napoli ad un’altra vita. Non significa dover rinunciare a nessun sogno, il Napoli è primo in classifica, in Italia e in Europa League ma c’è da organizzarsi per non farsi travolgere dai problemi come accaduto lo scorso inverno.
Senza Victor, il Napoli perde una soluzione che fa la differenza, un riferimento che per capacità fisiche e atletiche può cambiare le partite. I problemi rimediati sono seri, bisognerà fare a meno di Osimhen per più di un mese e la tegola arriva in un momento già complesso.
Il Napoli ha in questo momento sei giocatori indisponibili: Manolas, Demme, Ounas, Zanoli, Anguissa, Politano e Osimhen. C’è da sperare che il Covid-19 non faccia altri danni e che i tre contagiati si negativizzino quanto prima possibile.
Il Napoli deve ritrovare fluidità nel palleggio
Bisognerà ritrovare ciò che è mancato a Milano dopo il gol di Zielinski: la fluidità nel palleggio, con Petagna e Mertens conquistare il campo e far girare il pallone con qualità diventa quasi l’unica via. C’è bisogno che crescano gli uomini della trequarti, Lozano e Insigne su tutti, auspicando il ritorno di Politano.
Il Napoli a San Siro è caduto nella trappola, l’Inter per caratteristiche voleva metterla sull’intensità, fare allungare gli azzurri e ci è riuscita molto bene. Non c’è stata la forza dopo il vantaggio di mettere palla a terra, gestire la reazione degli avversari e risalire il campo con più frequenza e pericolosità.
Nella ripresa, fino all’ingresso di Mertens, il Napoli sembrava essere poco incisivo a livello offensivo e rischiava sulle ripartenze, da una palla persa e un mancato fallo di Fabian Ruiz parte il contropiede del 3-1.
Può capitare, non bisogna né drammatizzare né sottovalutare quanto è accaduto ma rendersi conto dei propri limiti e lavorare per superarli.
Non è tutto nero nonostante la sconfitta, l’occasione persa di allungare su Milan e Inter, la reazione nella parte finale della partita dimostra che il Napoli è vivo, ha anima, orgoglio, cuore e anche varie soluzioni a disposizione.
A Spalletti l’arduo compito di non far sciogliere un gruppo in emergenza, senza Osimhen e Anguissa
Toccherà a Spalletti gestire un gruppo che in passato al cospetto delle difficoltà si è liquefatto. “Lamentarsi è da sfigati”, caro Luciano, c’è da farlo capire soprattutto in questo gruppo perché tra infortuni e Coppa d’Africa ci sono due mesi da vivere in apnea, che stabiliranno il destino di questa squadra.
L’ambiente non deve perdere l’entusiasmo, il Napoli è ancora primo, ha dieci punti di vantaggio sulla Roma quinta in classifica. Non bisogna dimenticarsi che l’obiettivo è tornare in Champions League, lo scudetto è un sogno che si può ancora coltivare in questo campionato senza padroni.
L’infortunio di Anguissa peggiora ulteriormente le cose ma la sintesi è ancora di più sempre la stessa: “Bisogna resistere, resistere, resistere”.
Ciro Troise
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