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Osimhen non è Lukaku ma un gioiello da custodire

L’attaccante nigeriano ha grandi margini di miglioramento, è un tesoro su cui costruire per il futuro

Ci sono diversi modi di fare calcio. L’Inter, che sta per raccogliere l’eredità vincente della Juventus, ha scelto la via dell’Instant Team, termine nato con il Dream Team di basket degli Stati Uniti a Barcellona ’92. Conte ha seguito la linea che portò allo scontro con la Juventus: mescolare dei giovani validi come Barella, Lautaro Martinez e Bastoni con giocatori esperti, pronti alla vittoria come Lukaku, Young, Perisic, De Vrij, Vidal.

Non è un caso che sia l’Inter a raccogliere l’eredità della Juventus, dopo anni in cui il Napoli, con il suo modello finanziario completamente diverso, ha rappresentato spesso l’unica alternativa credibile al dominio bianconero. Suning negli ultimi cinque anni ha speso più di 700 milioni di euro per l’Inter, potenziandosi in tutti i settori: la squadra e la coppia Conte-Marotta che ha costruito un percorso coerente.

Lukaku è il colpo dell’instant team, Osimhen esprime il modello Napoli

 

L’Inter, una volta ritrovata la Champions League, ha deciso di puntare alla vittoria, nella scorsa stagione ha sfiorato l’Europa League, in quella in corso sta portando a casa lo scudetto, undici anni dopo gli ultimi successi di Mourinho.

Il Napoli ha un altro modello, dall’era Sarri in poi sono cresciuti gli investimenti soprattutto nel monte ingaggi ma De Laurentiis non seguirà mai il criterio dell’Instant Team. L’obiettivo è arrivare in Champions League, poi se dovesse arrivare la vittoria in un’annata particolarmente positiva, si è felicissimi. Il Napoli nel corso degli anni ha vinto tre volte la Coppa Italia, in un’occasione la Supercoppa, ha sfiorato lo scudetto con Sarri e si è fermato solo in semifinale di Europa League con Benitez.

I risultati raggiunti nell’era De Laurentiis, sempre tenendo i conti in ordine, sono complessivamente da applausi ma bisogna sempre avere in testa bene cosa è il Napoli. Osimhen è l’investimento che lo racconta meglio, insieme ad Elmas gli ultimi brandelli di un’identità che è stata sottovalutata nel corso degli ultimi anni, con tanti acquisti un po’ diversi dalla filosofia che ispira il club di De Laurentiis.

Lukaku è il colpo dell’Instant Team, forse l’unico acquisto giunto negli ultimi anni dalla Premier League nel momento caldo della carriera, non nella fase finale e calante. Costò 67,2 milioni al Manchester United, 6 agli agenti e 7,5 d’ingaggio all’attaccante belga. Osimhen è stato pagato dal Napoli 48,7 milioni di euro più 10 di bonus e quattro plusvalenze: Karnezis, Manzi, Palmieri e Liguori, tre ragazzi che il Lille ha mandato in prestito alla Fermana. La differenza si nota soprattutto sullo stipendio: Osimhen percepisce 4,5 milioni di euro a stagione.

Osimhen non è Lukaku ma è un gioiello, deve “mixare” con il palleggio del Napoli

 

Osimhen non è Lukaku, protagonista di 61 gol e 14 assist da quando è all’Inter, ma è un gioiello da custodire. Victor in questa stagione ha dovuto affrontare tante disavventure: l’infortunio alla spalla con i danni neurologici che ha creato, il Covid-19, il trauma cranico di Bergamo, la fase in cui si è provato ad affrettare i tempi per recuperarlo.

Osimhen è tornato ad essere una risorsa e non un peso da Napoli-Bologna del 7 marzo scorso, da metà novembre è il suo primo vero mese in maglia azzurra, in cui ha segnato due gol contro Bologna e Sampdoria, si è procurato un rigore contro la Juventus e soltanto a Genova ha giocato titolare.

A Marassi Victor ha dato l’impressione di uscire dall’idea per cui va servito solo in profondità. La fuga in campo aperto è la sua caratteristica principale ma, sia sul primo gol che nell’occasione della doppia parata di Audero, ha legato il gioco, si è adeguato al calcio di palleggio prodotto dal Napoli.

Osimhen è un gioiello da custodire dalla demagogia di chi ricorda in ogni occasione, con la stessa violenza della sveglia all’alba, il valore del suo investimento. “In campo non ci vanno i milioni”, diceva Allegri. Ci vanno gli uomini, con i loro percorsi, le difficoltà, le qualità e le speranze.

Victor ha tanti margini di miglioramento, acquisendo fiducia può “mixare” le sue caratteristiche con lo spartito proposto dalla squadra. Il Napoli si custodisce il suo gioiello, per il rush finale di questo campionato e il futuro.

Ciro Troise

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