Il Napoli a Roma contro la Lazio ha subito la terza sconfitta in quattro gare dell’era Gattuso, dopo l’ammutinamento del 5 novembre scorso, ha collezionato sei punti nelle ultime otto partite ed estendendo anche il periodo in esame i punti diventano otto in undici gare di campionato. Sotto il profilo dei risultati, è una situazione sportivamente drammatica ma la prestazione espressa contro la Lazio ha palesato dei bagliori di luce: la crescita nella tenuta del campo, nella compattezza, nella disponibilità al sacrificio in fase difensiva, nella qualità e velocità del palleggio. C’è bisogno della forza necessaria per cogliere queste opportunità, bisogna crescere sotto tanti aspetti ancora, innanzitutto quello mentale. La strada per ritrovare la serenità e l’entusiasmo passa per i risultati, senza un filotto di vittorie è complicato che questo gruppo esprima il coraggio nella ricerca della giocata, la libertà mentale fondamentale per avere lucidità nella fase realizzativa. Il Napoli è la terza squadra nei primi cinque campionati d’Europa per conclusioni realizzate a partita dietro l’Atalanta e il Manchester City ma ha l’ottavo attacco della serie A in compagnia del Bologna, con i trentanove gol in 25 gare ufficiali viaggia alla media di 1,56 gol a partita che scende a 1,4 considerando solo il campionato.
La Lazio contro il Napoli ha realizzato una partita d’attesa, gli azzurri non hanno mai concesso campo agli avversari e le occasioni create sono nate da errori individuali che purtroppo sono diventati una brutta abitudine per gli azzurri. Nonostante ciò, la Lazio è entrata nella parte finale del campo in più occasioni del Napoli (44 contro 38) e la differenza si fa ancora più inquietante riguardo agli ingressi nell’area di rigore avversaria, la Lazio ben 21 volte, il Napoli solo 12. I biancocelesti hanno calciato 9 volte all’interno dell’area di rigore, il Napoli solo in quattro occasioni inquadrando lo specchio soltanto in un’occasione, quella del palo di Zielinski. È inutile appellarsi alla sfortuna, bisogna fare più densità nell’area avversaria, ritrovare Mertens, lavorare affinchè Insigne, che non va a segno da Lecce-Napoli del 22 settembre, e Callejon, che manca all’appuntamento con la rete dalla trasferta di Firenze della prima giornata di campionato, tornino ad essere incisivi.
Gattuso sta ricostruendo l’identità della squadra, nel percorso che ha in mente la società è il primo passo, ora bisogna fare in modo che tutto ciò porti risultati concreti, può essere importante anche non abbandonare nessuno per strada come Elmas, Llorente e Lozano, armi che soprattutto a livello offensivo possono dare un contributo importante. Il recupero di giocatori importanti come per esempio Koulibaly e il mercato, con l’acquisto di due centrocampisti come Demme e Lobotka che possono dare più equilibrio, deve fare il resto. Manca, però, ancora l’acquisto più importante: l’effetto San Paolo. L’impianto di Fuorigrotta ad oggi è uno scheletro di folla, serve un passo indietro da parte del club sulla questione del regolamento d’uso, in particolare riguardo alla tolleranza relativa all’obbligo di rispettare il posto indicato sul tagliando o sull’abbonamento, per riportare il tifo organizzato nelle curve.
Da quando gli ultras hanno abbandonato la “nave”, il Napoli ha rimediato tre sconfitte consecutive in casa, non accadeva da vent’anni. Uno scenario da correggere quanto prima visto che il Napoli giocherà tre delle prossime quattro gare tra campionato e Coppa Italia in casa.
Ciro Troise
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