“Il secondo posto non basta più”, tuonava Ancelotti durante il ritiro di Dimaro e dopo nove giornate di campionato la domanda da fare è: il Napoli sta viaggiando ad un ritmo tale da dare seguito a quella dichiarazione?
La Juventus ha due punti in meno rispetto all’anno scorso, il Napoli quattro e la colpa non è dello scontro diretto perso per sfortuna, vista l’autorete di Koulibaly in pieno recupero. I bianconeri due volte si sono fermati in maniera inaspettata, a Firenze e a Lecce, il Napoli non ne ha approfittato perché in tre partite contro il Cagliari, il Torino e la Spal ha portato a casa solo due punti.
La vetta è distante sei lunghezze, bastava fare di più in queste gare nettamente alla portata per avere una classifica più competitiva. Cosa hanno in comune il Cagliari, il Torino e la Spal? L’atteggiamento, il piano partita è simile anche se ci sono ovviamente sfumature differenti. Il Cagliari, il Torino e la Spal hanno concentrato le loro risorse mentali sull’obiettivo di limitare il Napoli chiudendo gli spazi, impedendogli di giocare in campo aperto, dove Mertens e compagni producono spettacolo (basta ricordare ampi sprazzi delle partite contro la Fiorentina, la Juventus, il Liverpool e il Salisburgo).
Il Cagliari, il Torino e la Spal hanno messo in campo la storica legge del calcio italiano: ridurre il gap tecnico lavorando sull’intensità, sull’applicazione difensiva e sulla carica agonistica. La prestazione migliore è stata offerta contro il Cagliari, paradossalmente quella che il Napoli ha addirittura perso ma in tutte e tre le sfide gli azzurri hanno regalato porzioni di partita agli avversari consentendo loro di spegnere il ritmo. L’idea per cui i giocatori in maniera autonoma abbiano la capacità di leggere tutte le situazioni di gioco, siano così duttili da trovare in campo la continuità con piani-partita completamente diversi sembra troppo ambiziosa, c’è bisogno di maggiori certezze consolidate per fare in modo che il Napoli non si esprima alternando grandi serate a giornate deludenti. Non è un caso che in tutte e tre le sfide il Napoli ha chiuso in crescita approfittando del calo altrui e soprattutto ha macinato occasioni schierando insieme Milik e Llorente e semplificando la costruzione della manovra con la ricerca dell’ampiezza, i cross per il centravanti spagnolo, sostenuto dal lavoro da seconda punta di Milik (lo fa anche con Lewandowski in Nazionale) per aprire gli spazi della difesa avversaria.
Llorente a Ferrara è entrato al 71’, nello spezzone di gara con l’ex Tottenham il Napoli ha creato tre palle-gol nitide, nella parte precedente della partita gli azzurri non hanno mai chiuso la Spal nella propria metà campo pur andando in vantaggio dopo soli otto minuti. Non è una questione di turn-over, ieri il Napoli ha cambiato solo quattro uomini rispetto alla formazione di Salisburgo ma c’è un disagio strutturale nella produzione del gioco.
Nel calcio gli episodi sono una variabile fondamentale, se va dentro il tiro di Fabian Ruiz che si è infranto sul palo i giudizi inevitabilmente cambiano ma un’analisi seria deve andare al di là delle situazioni anche perché non si tratta del primo passo falso. Affidarsi al colpo del singolo non può essere ovviamente la strada, per mettere alle corde l’avversario che chiude gli spazi con continuità si può puntare sull’intensità come l’Inter o sullo sforzo di dare velocità alla qualità anche con gli spazi chiusi. Il Napoli è in calo nella rapidità e nella precisione del palleggio,
Ancelotti a Ferrara ha fatto abbassare Allan per la costruzione a tre dando al gioco con gli esterni bassi ma a destra Elmas è parso spaesato, la catena Malcuit-Callejon aveva, invece, funzionato bene contro il Verona e il Salisburgo e Di Lorenzo a sinistra perdeva costantemente un tempo di gioco, non poteva mai essere fluido nella sovrapposizione. “Ghoulam non è pronto”, ha ammesso Ancelotti ai microfoni di Dazn. Cosa è cambiato in venti giorni? A Torino ha potuto giocare un’ora circa al posto di Hysaj, a Ferrara non è in condizione neanche per affrontare 25-30 minuti contro la Spal senza dover mandare Allan a fare il terzino destro. Ancelotti predica ottimismo, fiducia ma tre indizi fanno una prova: c’è un problema da risolvere per non compromettere il cammino del Napoli in campionato.
Ciro Troise
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