Napoli è una delle pochissime metropoli al mondo che ha una sola squadra di calcio, allora probabilmente i derby bisogna farseli in casa. Una volta, quando probabilmente la vita calcistica era fatta di “lacrime e sangue”, si cercava il “nemico sportivo” nell’amico che aveva fatto una scelta differente, tifando Juve, Milan, Inter, scegliendo quindi chi vinceva. È la generazione del post Maradona, quella cresciuta con le retrocessioni, con i campionati anonimi anche in serie B, presidenti avventurieri.
Il Napoli stabilmente in buone posizioni di classifica ha creato un altro fenomeno nell’epoca dei social, il derby interno dei tifosi. È l’epoca del dibattito permanente, del Bar Sport che diventa globale, continuo e oltre i confini del caffè al tavolino. Ne abbiamo viste di tutti i colori: chi è per Mazzarri, chi contro, quelli per Benitez e i contrari, chi per Ancelotti, chi contro, chi per Sarri, chi contro, addirittura ci sono quelli che sono andati a gioire per le vittorie di ex allenatori da cui il Napoli non ricavava nulla.
È un circolo vizioso che ha creato un clima tossico, soprattutto nello scontro che aleggia sulla città a livello sportivo, quello che riguarda De Laurentiis e il rapporto con la tifoseria. L’empatia manca da tanto tempo, forse non c’è mai stata, sin dall’inizio del resto a Napoli c’erano le manifestazioni per il compianto Gaucci.
I risultati del Napoli di De Laurentiis sono straordinari e talvolta nella follia collettiva generata dall’odio viene messo in discussione anche questo dato, come la storia del club parlasse di un’abitudine a vincere gli scudetti scomparsa negli ultimi diciotto anni. De Laurentiis ha fallito sul suo campo, quello della comunicazione, ha creato distacco invece che empatia. Pochissimi allenamenti a porte aperte eccetto i ritiri, l’uso del noi e del voi parlando ai tifosi, chiamati anche vessati e ingolositi dopo la stagione che porterà sempre un po’ di rammarico nei suoi ricordi perché il Milan non era la Juventus che battagliava con il Napoli di Sarri né l’Inter di Conte che godeva di investimenti da un miliardo di euro.
Il Milan aveva il quarto monte ingaggi della serie A, era una squadra forte ma superabile, ha vinto con la forza e la coerenza delle idee, anche la capacità di portare avanti le proprie scelte, una virtù che De Laurentiis ha un po’ smarrito perdendosi proprio nei meandri di questo scontro con la tifoseria.
Cosa vuol dire tutto ciò? Che Napoli deve ritrovare il primato del bene comune, la squadra, la maglia, quella che rimane e unisce generazioni d’appassionati, l’unica cosa intoccabile. Se ne vanno tutti poi: presidenti, allenatori, giocatori e dirigenti. Andò via anche Diego, il più forte di sempre lasciandoci l’onore che il re del calcio abbia scelto d’indossare la maglia azzurra regalando a Napoli il diritto al trionfo, un privilegio eterno anche per chi non ha vissuto quella meravigliosa favola. Quando dici Napoli nel mondo, la prima risposta è Maradona.
Dopo l’addio di Diego, il pallone ha continuato a rotolare e il vecchio San Paolo si è riempito di passione anche per sfide che valevano la salvezza in serie B.
Il calcio è passione, un 5-2 a Verona va accolto solo con gioia
Se mi avessero detto ai tempi di Napoli-Vicenza con il biglietto ad 1 euro, che dopo un 5-2 a Verona c’erano quelli che sminuivano parlando del valore dell’avversario, come se, invece, l’Inter avesse trionfato all’ultimo minuto in casa del Real Madrid e non del Lecce per esempio, non ci avrei mai creduto. L’impatto di Kvaratskhelia viene usato per “contestare” il passato, c’è anche chi ripropone il solito argomento per cui coloro che sono andati via da Napoli hanno vinto poco o nulla, come se le Coppe Italia, la Supercoppa o ancora meglio i campionati emozionanti come quello dei 91 punti non valessero niente, per non dimenticare la cavalcata in Europa League spezzata da decisioni arbitrali allucinanti nella semifinale contro il Dnipro.
Se si vince 5-2 a Verona, bisogna godere, gioire, far festa, essere contenti, il calcio non è un dibattito permanente tra le proprie idee, è passione, attaccamento ai colori. Napoli mia, non ti riconosco più, oggi ho saputo che i Distinti superiori per Napoli-Monza sono quasi terminati. In altri tempi, sarebbero abbondantemente finiti da tempo, all’epoca del derby tra tifosi della stessa squadra ci accontentiamo di pochissimo. Riprendetevi il gusto della gioia, con il cuore e la testa liberi. Può accadere, non è impossibile, basta vedere l’Olimpico sponda Lazio contro il Bologna, carico di passione pur essendoci la storica criticità della tifoseria biancoceleste con Lotito. Liberiamo Napoli da questa cappa d’insoddisfazione cronica!
Ciro Troise
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