In Italia c’è un giochino mediatico per cui il Napoli avrebbe praticamente già vinto lo scudetto e potrebbe, quindi, concentrarsi sulla Champions League. La squadra fortunatamente sembra essere impermeabile all’esterno, è uno dei punti di forza di questo gruppo rispetto al passato. Farebbero bene a non cadere nel giochino anche i tifosi del Napoli perché l’unico modo per rimettere in discussione il campionato è interiorizzare questa convinzione.
Il Napoli non ha vinto ancora nulla, tredici punti con lo scontro diretto perso a San Siro sono un vantaggio rassicurante, che fornisce serenità ma a diciassette partite dalla fine non chiude nessuna prospettiva. Nel calcio abbiamo visto di tutto, basterebbe qualche infortunio, una flessione con contemporanea cavalcata dell’Inter, che sta recuperando Brozovic e Lukaku, per far vacillare le certezze.
Il Napoli sembra avere lo spirito giusto per non farsi travolgere da questi discorsi, ha la serenità per saper affrontare in campo tutto ciò che accade. Non deve mai pensare di gestire le partite, nell’unica occasione in cui ha provato a farlo è scivolato contro la Cremonese in Coppa Italia.
È una creatura bellissima, meno forte nei singoli della prima Roma ma è più “democratica” perché in quella squadra di Spalletti c’erano tre giocatori che determinavano ritmi e scelte: De Rossi, Pizarro e Totti. Questa squadra è camaleontica, tutti hanno incorporato dei movimenti per ampliare le soluzioni a seconda dell’atteggiamento dell’avversario. Osimhen ha nell’attacco alla profondità la sua caratteristica principale ma sa far male di testa e quindi consente di andare in ampiezza e alzare il pallone, sta crescendo anche nel porsi come riferimento a cui appoggiarsi. Gli esterni d’attacco s’alternano nel venire dentro al campo, basta pensare all’azione di Lozano quando va al tiro dal limite dell’area o a tutte le situazioni in cui Kvaratskhelia sfugge ai riferimenti. È una squadra che ha Lobotka come fulcro del gioco ma distribuisce il flusso della manovra con i movimenti di Di Lorenzo e Mario Rui, Anguissa e Zielinski che vanno come un orologio negli interscambi. Talvolta uno va sotto la punta, tra le linee, l’altro fa il doppio play quando Lobotka magari è schermato dagli avversari.
Il Napoli da grande squadra ha indotto lo Spezia agli errori
Il Napoli deve raddoppiare, come ha detto Spalletti ieri: “Ci sono momenti nella vita in cui si raggiungono dei risultati e allora o ci si accontenta o si prova a raddoppiare. Noi non abbiamo nessun dubbio: abbiamo deciso di raddoppiare. Andiamo a giocarci le partite cercando di andare a determinare qualcosa per l’amore dei tifosi. Ci amano e dobbiamo esserne orgogliosi”.
Ha anche la profondità dell’organico, la condizione fisica e mentale per non porsi alcun limite, affidarsi alle certezze del proprio calcio. Gli errori commessi dallo Spezia non sono casuali, la mole di gioco e di soluzioni che propone il Napoli inducono all’errore. Non è facile agire sotto pressione soprattutto perché lo Spezia ha dovuto rinunciare anche a tanti uomini importanti: Nzola, Bastoni, Gyasi e Holm su tutti. Il Napoli nel primo tempo era riuscito poco a far correre all’indietro lo Spezia e, quando l’ha fatto, per poco non ha raccolto frutti, come quando Caldara ha rischiato l’autorete andando in anticipo su Osimhen.
Sul primo gol Politano attacca la profondità, c’è la ricerca immediata della verticalità al primo pallone toccato su calcio d’inizio, un’idea che il Psg ha sfruttato con un gol di Mbappè contro il Lille.
Nulla è casuale, del resto lo staff di Spalletti sperimenta costantemente nuove idee, basta ricordare il gol di Rrahmani nello scorso campionato a Firenze, studiato da uno schema del Borussia Dortmund.
Sul secondo gol Dragowski, Nikolaou e Caldara sbagliano ma è difficile fare i conti con il salto da fermo di Osimhen, ha ricordato il gol contro il Torino in casa nello scorso campionato.
Il terzo gol esprime una dinamica simile: Caldara, stanco e sfiduciato sullo 0-2, sbaglia un appoggio anche per il modo in cui il Napoli va in pressione alta.
Le grandi squadre hanno storicamente anche questa qualità, la capacità di indurre l’avversario a sbagliare quando magari non riescono a trovare l’azione illuminante o la grande giocata del singolo.
L’auspicio è che a livello ambientale questo percorso venga goduto fino in fondo, a Reggio Emilia e ad Empoli sarà come a La Spezia, tanti tifosi del Napoli andranno nei settori con i sostenitori locali. È il risultato della scelta demagogica del divieto di trasferta dopo i fatti dell’A1, la speranza è che dalla trasferta di Torino del 19 marzo si possa respirare di nuovo la piena passione del tifo azzurro. Nel frattempo al Maradona contro la Cremonese si è di nuovo vicini al sold-out, manca solo qualche biglietto negli anelli inferiori delle due curve, la speranza è che tornino anche striscioni, bandiere, megafoni e tamburi che mancano dalla gara contro la Juventus, la prima dopo gli scontri dell’A1.
Ciro Troise
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