Il silenzio sembra trasferire una situazione piatta, calma in cui tutto si muove lentamente ma, quando De Laurentiis non parla, c’è un vulcano pronto a venir fuori.
Sono passati otto giorni da Napoli-Verona, il silenzio stampa continua ancora e tanti tifosi invocano chiarezza, chiedono l’analisi dei protagonisti.
Napoli vive di fantasmi, ci sono tante vicende storiche che hanno alimentato quest’abitudine a ricercare ciò che non si vede: dallo scudetto perso nel 1988 all’arbitraggio di Orsato in Inter-Juventus del 2018.
Prima di Napoli-Verona non è accaduto nulla, De Laurentiis è arrivato allo stadio alle 20:40, cinque minuti prima, non è riuscito a fare la ola con la squadra. Considerando la sua scaramanzia, il presidente avrà il rammarico di non aver compiuto questo rito propiziatorio.
La squadra sapeva da tempo che Gattuso sarebbe andato via a fine stagione, non c’è mai stata alcuna speranza di riaprire un dialogo con De Laurentiis. Ringhio, anzi con il Napoli in Champions e la Juventus in Europa League, probabilmente sarebbe stato scelto dai bianconeri per il grande rilancio, era tutto pronto e Gattuso ha perso così una grande occasione per la sua carriera.
Contro il Verona è accaduta una dinamica che nel calcio non è una novità, abbiamo visto i Napoli-Perugia, Roma-Lecce, Lazio-Inter, Perugia-Juventus.
Napoli-Verona, il silenzio alimenta le voci fantasiose
Il Napoli probabilmente è entrato in campo, convinto di portare a casa la partita, poi le difficoltà sono aumentate con l’ostico piano tattico del Verona e la tensione ha “mangiato” gli azzurri fino a bruciare ogni energia nervosa.
Gattuso ha provato a non sovraccaricare la tensione, rimanendo di più in silenzio ma nella ripresa si è fatto sentire. L’assalto finale era un segnale di disperazione, l’Sos era: se non ce la facciamo col gioco, spediamo il pallone in area di rigore.
Il tifoso, però, legittimamente delle ricostruzioni di noi giornalisti si fida il giusto, vorrebbe sentire le parole dei propri beniamini, la considera una forma di risarcimento danni per la grandissima delusione. Il silenzio alimenta le voci fantasiose, la corsa ai complotti e soprattutto rende ancora più complicata la necessità di ricreare entusiasmo. La strada è in due parole che il Napoli ha spesso abbandonato negli ultimi anni: anima ed empatia.
Il Governo probabilmente per l’inizio del prossimo campionato riaprirà gli stadi al 50%, bisogna costruire un percorso e un clima adeguato. Trionfi il dialogo e non l’applicazione folle e severa del regolamento d’uso dell’autunno del 2019, con il Grande Fratello che distribuiva multe a casa.
Gattuso globalmente ha fatto un buon lavoro, riprendendo il Napoli a dicembre 2019 in condizioni pessime sotto tutti gli aspetti: condizione atletica, armonia di spogliatoio, rendimento e scarsa fiducia nei propri mezzi. Ha rimesso in piedi una squadra che ha vinto la Coppa Italia, chiuso il girone di ritorno con 38 punti, tra luci ed ombre è riuscito a fare l’upgrade tattico con Osimhen ma non ce l’ha fatta a completare l’opera. Non solo per i risultati che nella seconda stagione sono stati deludenti ma anche perché il Napoli rimane una squadra fragile sotto il profilo mentale.
Spalletti è l’uomo giusto ma va risolto il nodo Giuntoli
Spalletti può essere l’uomo giusto per questa transizione, ha spessore, personalità, sa tatticamente aggiungere e non stravolgere ma serve un clima generale di cambiamento.
Bisogna risolvere il nodo Giuntoli: avere un direttore sportivo non pienamente coinvolto nelle scelte non è il modo migliore per costruire un clima sereno.
De Laurentiis ha una missione molto difficile: dare a Spalletti una squadra competitiva tenendo sempre d’occhio i conti, ricreare un’anima ed empatia con i tifosi, costruire un equilibrio che garantisca serenità al club.
Ciro Troise
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