35 gol in 12 partite rappresentano un patrimonio enorme, la carta d’identità di una squadra che ha soluzioni e che gira alla meraviglia. È una cooperativa del gol, hanno segnato quattordici giocatori, tra quelli che giocano di più mancano all’appello soltanto Mario Rui e Rrahmani. La media è di 2,9 reti a partita, con il miglior attacco sia in campionato che in Champions League, dov’è la squadra che tira più di tutti, sia nello specchio della porta che fuori. Nei cinque principali campionati europei solo Bayern Monaco e Real Madrid hanno realizzato più conclusioni.
Il Napoli a Cremona non è andato liscio, merito anche della Cremonese, della sua preparazione alla partita, della meticolosa attenzione nei duelli individuali. Addirittura ci sono stati una decina di minuti nella ripresa sull’1-1, prima che Spalletti inserisse Lozano e Zielinski, in cui la Cremonese è riuscita a portare il confronto sul suo campo: intensità, conquista delle seconde palle, duelli aerei, costringendo gli azzurri anche ad abbassare il baricentro.
Il Napoli ha fatto la partita per ampi tratti, ha anche palleggiato discretamente ma ha affrettato troppo le scelte in certi frangenti e complicato la sua domenica fallendo delle occasioni per raddoppiare con Anguissa e Raspadori. Quando ha fatto correre la Cremonese dietro il pallone nel primo tempo, sono nate le situazioni più interessanti: il rigore, l’azione sulla catena di destra che porta al tiro di Anguissa, un po’ egoista nel non servire Raspadori o Politano meglio posizionati.
I numeri fotografano la realtà, il Napoli ha tirato nove volte in porta dentro l’area di rigore, prodotto ventuno conclusioni, subito il gol di Dessers nell’unico tiro in porta della Cremonese nato anche da situazione casuale, sugli sviluppi di un rimpallo.
Otto vittorie consecutive, miglior attacco sia in serie A che in Champions League, sei successi senza Osimhen, un valore aggiunto importante che rientrerà mercoledì contro l’Ajax, quando il Napoli può staccare per la prima volta nella sua storia l’accesso agli ottavi di finale con due gare d’anticipo.
Negli anni scorsi l’infortunio di Osimhen ha aperto momenti di forte calo, stavolta il Napoli ha reagito con la cooperativa. Segnano praticamente tutti, non solo Raspadori e Simeone che hanno retto l’attacco azzurro senza Victor. È una risposta di squadra e c’è tanto di Spalletti, lo dimostra in maniera chiara quanto accaduto ieri.
Poco prima delle ultime due reti azzurre, la richiesta agli attaccanti di stringersi e creare il tre contro tre, non tre duelli individuali. Alle parole hanno corrisposto i fatti, il terzo gol nasce così di collettivo, non di giocate individuali. Simeone raccoglie palla, premia l’attacco alla profondità di Kvaratskhelia che accelera e fa sbloccare Lozano. L’impatto dei subentranti è stato importante, non solo dei tre che hanno fatto gol ma anche di Zielinski che ha alzato il livello di qualità nelle soluzioni, anche la rete di Simeone nasce dalla sua mente pensante, è lui a costruire a sinistra con Mario Rui che inventa un altro cross perfetto come quello di San Siro.
Il Cholito fa la differenza per lo spirito oltre che per le qualità da bomber
L’anima del Cholito è trascinante, sprizza entusiasmo da tutti i pori, affronta ogni minuto che gli viene concesso come se fosse l’occasione della vita, ha una spiccata connessione sentimentale con la maglia che indossa.
Sulle qualità da attaccante non ci sono dubbi, Simeone è andato in doppia cifra in quattro campionati su sei. Diventa devastante quando le difese avversarie sono stanche, li stressa attaccando lo spazio, stando costantemente in movimento. Un progetto che parte da lontano perché l’idea Simeone nasce con questi presupposti. Il Napoli è un puzzle: Osimhen ha l’accelerazione, l’attacco alla profondità, Raspadori è il centravanti di manovra, l’erede di Mertens, che può fare anche un po’ da jolly e Simeone l’uomo d’area.
L’infortunio di Rrahmani priva per qualche partita di un punto di riferimento nelle letture difensive e nella costruzione del gioco ma Ostigard e Juan Jesus, con Kim che può giocare anche sul centro-destra come spesso ha fatto anche nella sua Nazionale.
Lamentarsi è da sfigati anche perché gli infortuni sono una prassi nel calcio da calendario fitto, basta pensare a Brozovic, Lukaku, Pogba, Dybala, Calabria e ai problemi delle altre big.
Il Napoli c’è, ha la rosa profonda, conoscenze tattiche, entusiasmo, può reggere più fronti, va solo accompagnato con equilibrio.
Ciro Troise
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