Stipendi ” congelati” per la squadra in casa Napoli e cassa integrazione immediata per gli altri dipendenti amministrativi. E’ quanto scrive oggi La Repubblica nel suo dorso dedicato al capoluogo campano.
Nel dettaglio, spiega il quotidiano romano, sono queste le prime due mosse fatte ieri da Aurelio De Laurentiis per attutire le conseguenze economiche sui conti del Napoli della pandemia. In attesa di capire se sarà possibile tornare in campo e portare a termine in qualche maniera la stagione agonistica. Le perdite che subirà il club azzurro sono infatti per adesso quantificabili solo in modo approssimativo, proprio perché non ci sono ancora certezze assolute sulla ripresa del campionato, della Champions League e della Coppa Italia. Si spiega così la decisione del presidente di non accelerare la trattativa con i giocatori per il ” taglio” dei loro emolumenti, nonostante il via libera dato alle società dall’Assemblea di Lega della Serie A. Se ne riparlerà quindi più in là, quando la situazione sarà più chiara ed entrambe le parti avranno contezza dei sacrifici necessari per superare – insieme questo mome
Il congelamento degli stipendi non avrà infatti per i giocatori effetti immediati, visto che regolamento alla mano i club hanno normalmente due mesi di tempo per mettersi a posto e per molte squadre di Serie A il pagamento ” in ritardo” è la regola, non un’eccezione come nel caso del puntualissimo Napoli.
Il mancato arrivo dei bonifici entro il 10 aprile, data in cui è previsto il pagamento della mensilità di marzo, non deve essere dunque interpretato come uno sgarbo o un atto di sfida di De Laurentiis nei confronti degli azzurri.
Il presidente sa che le linee guida delineate dall’assemblea di Lega gli impongono di trovare un accordo con Insigne e compagni, escludendo di conseguenza decisioni unilaterali da parte delle società. Ma adesso non ci sono ancora tutti gli elementi per entrare nei dettagli della trattativa ed è per questo che le parti si prenderanno probabilmente un altro po’ di tempo.
A nessuno conviene arrivare di nuovo allo scontro, con le ferite ancora aperte per l’ ammutinamento dello scorso 5 novembre. Sono passati più di cinque mesi e la questione delle multe comminate dal Napoli ai giocatori continua a essere un tasto dolente nello spogliatoio, anche se il procedimento in Tribunale è fermo da un pezzo.
Ma non si può escludere, arrivati a questo punto, che i conti in sospeso tra De Laurentiis e gli azzurri possano diventare un argomento di discussione nella trattativa più complessa per il taglio degli stipendi.
Il presidente ne parlerà presto con Insigne e Meret, che sono i due sindacalisti del gruppo e hanno partecipato alla riunione dell’ Associazione calciatori, in cui i venti di guerra hanno soffiato con forza: in risposta alla strategia delineata dall’ assemblea di Lega
«I sacrifici devono essere ripartiti tra tutte le componenti del calcio, non essere a carico solo di chi va in campo», hanno subito replicato dall’ Aic all’ ipotesi del taglio di quattro mensilità. Ma il Napoli, valutati i danni e sperando che la stagione si concluda regolarmente, potrebbe proporre ai giocatori la rinuncia a un solo stipendio, con la spalmatura di quello successivo. E a quel punto l’accordo sarebbe più facile.
Il Corriere della Sera ha invece spiegato come un sacrificio lo faranno i dipendenti del Napoli. Da oggi per circa venticinque di loro con contratto a tempo indeterminato scatterà la cassa integrazione. Il presidente De Laurentiis è il primo a scegliere questa strada. Altre società, tra cui la Roma, vagliano la stessa possibilità, anche se vorrebbero evitare.
fonte: calcioefinanza.it
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