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Napoli e Palermo, le sudamericane d’Italia. Dalla sfida Higuain-Vazquez agli stili di gioco

Vazquez, Higuain, Cavani, Lavezzi e Dybala: le facce dell'asse Napoli-Palermo-Sudamerica

Napoli, Palermo e il Sudamerica. Tanto lontane geograficamente, eppure tanto vicine culturalmente. Basta una breve infarinatura storica per capire come queste due città condividano stretti legami con la parte meridionale del continente americano. Per diversi secoli entrambe hanno fatto parte del vastissimo Impero Spagnolo, quello dove il “sole non tramonta mai”. Successivamente il Sudamerica è diventata terra d’asilo per molti emigranti italiani. Inizialmente veneti e lombardi, successivamente, dopo l’unificazione dell’Italia, soprattutto napoletani e siciliani.

Basta farsi un giro in Argentina o in Brasile, ma anche in Uruguay e Cile per vedere come la popolazione e la cultura italiana abbiano lasciato il segno. In Brasile si parla il ‘Talian, un dialetto derivato direttamente dal veneto, mentre in Argentina il dialetto platense (parlato nella zona di Buenos Aires) risente di molte commistioni con il napoletano e il siciliano. E gli stessi discendenti degli italiani sono chiamati tanos, evidente abbreviazione di napolitanos.

Calcisticamente parlando non possiamo dimenticare le origini genovesi di Boca Juniors e River Plate e la presenza di molti giocatori, soprattutto argentini, provvisti di doppio passaporto, spesso e volentieri convocati come oriundi nella nazionale italiana. Insomma un preambolo per dire che tra Napoli, Palermo e il Sudamerica c’è uno stretto legame culturale che va oltre il calcio, ma che nel calcio trova la sua esemplificazione forse più evidente.

Basta dare una rapidissima occhiata ai talenti che hanno indossato la maglia di Napoli e Palermo. Superfluo citare l’argentino Maradona o il brasiliano Careca. Così come pure Sivori, Altafini o Daniel Fonseca. Voliamo a tempi più recenti e vediamo come le due “capitali” del Sud siano da sempre, e ancora oggi, due luoghi ideali per i giocatori sudamericani.

Cavani ha giocato in entrambi i club. Scoperto dal Palermo, esploso nel Napoli. L’Italia del Matador è stata tra la Sicilia e il Vesuvio. Con risultati più che eccellenti. C’è poi Lavezzi, o ancora Dybala, altra scommessa vinta da Zamparini. Ed anche il presente di Napoli e Palermo parla molto sudamericano.

Gonzalo Higuain e Franco Vasquez sono le due pedine fondamentali, seppur con le dovute differenze, delle due squadre. Giocatori in grado di elevarsi rispetto ai compagni e fare la differenza. E non è solo questione di ambiente. Certo, come detto, Napoli e Palermo sono città ideali per i sudamericani. Spesso e volentieri i giocatori rivivono le bellezze e le contraddizioni delle loro città natale.

Ma c’è anche un punto di vista calcistico. Il tifo che ricorda vagamente quello sudamericano, realtà dove il senso di appartenenza e il legame con la città conta più dei trofei in bacheca. Ma anche nel modo di giocare. Il Napoli esprime un calcio divertente che, con i giusti compromessi, è ben lontano dal tatticismo esasperato all’italiana o alla fisicità di certo modi di giocare nordeuropei. Discorso ancora più marcato per il Palermo.

Definita la “più sudamericana della Serie A” il Palermo mette in scena un gioco offensivo molto variabile, simile per certi versi a quelli molto in voga nelle varie competizioni sudamericane. I tagli di Vasquez, i cross per Gilardino e gli inserimenti di Hiljemark sono tutte variabili che rendono il gioco dei rosanero molto vivace e a tratti imprevedibile.

Un gioco che comparato a quello del Napoli di Sarri può farci assistere ad una bella ed interessante partita domani sera. Napoli, Palermo e il Sudamerica. Tanto lontane eppure tanto vicine. E che domani questo spirito latino ci porti ad assistere ad una grande partita…

A cura di Giancarlo Di Stadio

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