Ogni partita vale tre punti, è uguale ma, parafrasando Orwell, ci sono partite più uguali delle altre. È il caso di Roma-Napoli perché all’Olimpico il Napoli ha spiegato al campionato cosa sa fare. Ha ragione Spalletti a predicare equilibrio ma a noi tocca raccontare il momento. Non sappiamo cosa succederà, ci godremo il viaggio, in questa fase il Napoli colleziona prove di forza, quella dell’Olimpico è una delle più significative.
Nel calcio, che è metafora della vita, la difficoltà più grande è uscire dalla propria comfort zone. Era accaduto anche a San Siro ma contro il Milan il Napoli ha subito di più, ieri, invece, ha sempre condotto le operazioni. È bello giocare contro l’Ajax che affronta a viso aperto, anche contro la Lazio arrivò un successo di spessore ma Sarri se la giocò e, infatti, nella mezz’ora travolgente del Napoli rischiò di finire al tappeto. Gli azzurri non hanno potuto sfoggiare la loro solita Grande Bellezza, hanno vestito il ruolo dellla squadra matura, quella che rispetta il proprio piano-gara, non cade nelle trappole, sa essere solida e individuare il momento in cui colpire l’avversario.
Mourinho è un volpone, a Roma, citando stavolta Massimo Troisi, ha fatto tre cose buone: vincere la Conference League credendoci quando magari altri allenatori avrebbero sognato la rincorsa al quarto posto, creare un ambiente compatto che lo venera abbassando anche lo spirito critico, valorizzare dei giovani. C’è tanto altro, però, che non va: aver dilapidato capitale umano come Villar, Diawara, Kumbulla ed altri e soprattutto dopo un anno e mezzo nei big-match non c’è traccia di una squadra che approccia alla partita cercando di dominarla neanche a tratti.
Ha subito nel primo tempo contro la Juventus, contro l’Inter ha vinto sfruttando gli episodi, soltanto contro l’Atalanta ha perso il controllo delle operazioni e ha perso in maniera immeritata. I numeri della partita di ieri sono chiari: neanche un tiro in porta e Abraham, mortificato a fare il decimo uomo dietro la linea della palla, ha toccato meno palloni di tutti (solo 24) gli uomini di movimento che hanno iniziato la gara.
Abraham non sta vivendo un bel momento ma non ha le caratteristiche del trascinatore, deve essere servito in profondità o con i cross.
Il Napoli è un progetto compiuto, la Roma ancora no
Problemi della Roma che non sembra ancora un progetto compiuto mentre il Napoli ha la forza di andare oltre problemi importanti come le assenze di Rrahmani e soprattutto Anguissa. Il Napoli, invece, è più “compiuto” dopo la rivoluzione estiva che nella scorsa stagione. Lo dimostra la sfida contro la Roma che nel primo tempo ha tolto la profondità al Napoli e spento le fonti di gioco. Pellegrini e Zaniolo raddoppiavano su Lobotka, c’era una gabbia su Kvaratskhelia con marcature doppie e triple in qualche caso e Osimhen non ha mai avuto la profondità. La Roma poi cercava la palla alle spalle della linea soprattutto sul lato destro del campo con l’obiettivo di mettere in moto le progressioni di Zaniolo, tenuto a bada da un’altra grande prova di Juan Jesus oltre che di un monumentale Kim.
Era impensabile che la Roma potesse avere nel pressing quel ritmo fino alla fine, i giallorossi sono calati nella ripresa, il Napoli l’ha messo in conto ed è venuto fuori nonostante nel palleggio non sia stato pulito come nelle altre occasioni. La percentuale dei passaggi riusciti è dell’86%, sotto la quota del 90% raggiunta spesso dal Napoli.
Gli azzurri nella ripresa hanno creato, il gol non è arrivato per caso. Basta ricordare la parata di Rui Patricio sul tiro di Lozano, le occasioni di Juan Jesus e Osimhen, la ripartenza conclusa dalla conclusione di Kvaratskhelia respinta da Smalling.
Il gol è un capolavoro, parte dall’intuizione di Politano, una lezione per tutti i suoi compagni sul modo in cui va servito Osimhen, autore di una rete fantastica. Un gol-svolta anche per la sua carriera, una consacrazione perché mai Victor era stato decisivo finora in una gara difficile contro una big. È una giocata da tre punti, nell’ultimo quarto d’ora il Napoli ha messo in mostra un’altra prova di maturità senza concedere nulla alla Roma.
Ciro Troise
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