41 punti in 15 giornate, con 13 vittorie e solo due pareggi, hanno generato il vuoto alle spalle. Nessuno conosce il futuro, neanche chi si sta dilettando a fare il mago con il malcelato intento di trasformare le proprie speranze nella realtà che, invece, è diversa. È un meccanismo tautologico, l’immaginazione regala scenari che appartengono ai propri desideri e non a fattori che si possono toccare con mano nella realtà. Le certezze albergano solo in ciò che è già accaduto, trovano una sintesi nella classifica ma ancora più espressione in ciò che ha fatto vedere il Napoli sul campo per qualità di gioco, capacità di adattarsi alla partita e di sfruttare la profondità della rosa.
Il recentissimo passato dice che il Napoli è andato in fuga, l’ha fatto meritatamente con la Champions che ha legittimato il proprio valore. È l’unica squadra italiana che ha passato il turno con due turni d’anticipo, non ha dovuto attraversare le vie dell’inferno per andare agli ottavi di finale ma ha chiuso davanti al Liverpool il proprio gruppo. Si parla troppo poco del fallimento europeo della Juventus che ha chiuso il girone con tre punti, vincendo solo in casa contro il Maccabi Haifa.
La fortuna stavolta ha assecondato i meriti: i Reds hanno beccato il Real Madrid con il ritorno al Bernabeu per aggiungere un altro atto all’eterna sfida di Carlo Ancelotti, il Napoli affronterà l’Eintracht Francoforte.
Prima in Germania, poi al Maradona, un fattore che rimane un vantaggio anche quando i gol in trasferta non valgono più doppio.
Gran parte dei media italiani riflettono le gerarchie socio-economiche del Paese, vanno nel vento di Inter, Milan e Juventus: si tratta un po’ di marketing e anche di equilibri che si manifestano riflettendo la storia del Paese.
Il cammino è ancora lungo ma godetevi il viaggio del Napoli
Il Napoli ha lasciato alla narrazione altrui le briciole, l’idea che ci si possa aggrappare solo a vaghe speranze: la sosta Mondiale, il ritmo che si spezza, Spalletti che crollerebbe nei gironi di ritorno. È accaduto soltanto all’Inter nel recente passato, in una squadra che non era certamente all’altezza per competere con la Juventus di Allegri e il Napoli di Sarri.
Nella scorsa stagione gli azzurri hanno incassato un punto in più nel girone di ritorno, nella sua ultima Roma i giallorossi hanno fatto record di punti, chiuso davanti al Napoli di Sarri mandato a fare i preliminari di Champions League al Nizza. Nella stagione precedente anche, quando subentrò a Rudi Garcia, il terzo posto della Roma arrivò con una cavalcata.
Il cammino è ancora lunghissimo, i tre minuti che hanno riaperto Napoli-Udinese dimostrano che serve poco per riscrivere gli equilibri della classifica. È inutile pensarci ora, i tifosi del Napoli devono godersi il viaggio, il momento essendo pronti anche a supportare la squadra se e quando avrà qualche difficoltà.
Il Napoli, invece, deve prepararsi al meglio per la ripartenza di gennaio, recuperando Kvaratskhelia e Rrahmani e lavorando per incrementare la condizione di Demme che è stato a lungo fuori e ha giocato poco, salvo novità di mercato per lui.
S’attende il programma ufficiale, tra il ritiro ad Antalya e le amichevoli. Da questa sosta anomala può nascere l’opportunità per tutti di migliorare ancora, acquisire minutaggio e di conseguenza fiducia. Il Napoli ha fatto un percorso da marziani, dovendo affrontare anche il peso delle assenze, facendo a meno in momenti diversi di Osimhen, Rrahmani, Anguissa e Kvaratskhelia. Se proprio si dovessero individuare degli aspetti su cui migliorare ancora penserei a qualche gol subito di troppo, magari sulla concentrazione dentro l’area di rigore e sugli equilibri riguardo al 4-2-3-1 con Raspadori dietro la punta.
Il Napoli ci ha provato due volte e in entrambe le occasioni Spalletti ha dovuto correggere la rotta. È accaduto nel primo tempo contro il Lecce e sul risultato di 1-1 contro la Cremonese quando per una decina di minuti nel secondo tempo il Napoli sembrava aver perso un po’ le distanze.
Se il Napoli riesce a supportare questa variante, potrebbe diventare una soluzione in più da aggiungere ad una macchina che ha fatto una prima parte di stagione da marziani.
Sotto l’albero speriamo anche di trovare un campionato senza ombre: vorrei sapere perchè il Var Fabbri non ha chiamato Sozza al Var per rivedere il fallo netto di Rebic su Duncan da cui nasce il gol del Milan. Chissà se e quando ci sarà risposta.
Ciro Troise
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