In ventisei giornate di campionato il Napoli aveva lasciato per strada solo nove punti, nelle ultime quattro, dalla Roma al Sassuolo, ne ha persi sette e la Juventus ne ha guadagnati cinque sugli azzurri. Sarri ha capito che la pressione del risultato è il principale nemico del Napoli, dalla sconfitta contro la Roma e dal sorpasso subito Insigne e compagni hanno smarrito le proprie certezze, anche nella sofferta vittoria contro il Genoa, perciò ha dichiarato il record di punti come obiettivo stagionale, nell’annata in cui tutti i calciatori hanno palesato il sogno e il patto scudetto. Sarri è il primo a credere allo scudetto, domani alla ripresa chiederà a tutti di non mollare, di crederci fino a quando la matematica lo consente. Il campionato è ancora vivo, se il Napoli si libera dalle proprie paure e resta a -4 dalla Juventus con lo scontro diretto potrebbe riaprire tutti i discorsi. Napoli e Juventus sono due realtà molto differenti, il Napoli si alimenta dei suoi meccanismi acquisiti in maniera così autorevole che anche in prestazioni mediocri come quella di Reggio Emilia riesce a costruire nove palle-gol, la Juventus ha una straordinaria fase difensiva e poi vive delle sue individualità a livello offensivo. I bianconeri hanno subito quattro gol in meno e segnato sei reti in più e paradossalmente questo dato sta incidendo di più rispetto a quelli difensivi, che sono condizionati dall’evoluzione della gara contro la Roma. I campioni stanno facendo la differenza, il Napoli tira di più della Juventus ma segna di meno. Gli azzurri trasformano in gol il 14,6% dei propri tiri, il 19,9% di quelli in porta, la Juventus il 25,7% delle proprie conclusioni e il 32,7% di quelle che inquadrano lo specchio della porta avversaria. Il reparto offensivo del Napoli ha messo a segno 34 gol, quello della Juventus 47, la differenza è nel cinismo dei propri uomini più rappresentativi. Insigne e Mertens convertono in gol il 12,1% dei propri tiri e il 20,8% di quelli in porta, Higuain e Dybala il 24,6% dei tentativi e il 37% delle conclusioni nello specchio della porta. Il Napoli ha dieci punti in più e ha subito tredici gol in meno rispetto ad un anno fa, i dati negativi riguardano la fase offensiva, la formazione di Sarri non è più il “luna park” che viaggiava su medie-gol pazzesche. Sono cinque i gol fatti in meno rispetto alla trentesima giornata dello scorso campionato, quando il Napoli pareggiò contro la Juventus, e il divario sta proprio nelle reti realizzate dagli attaccanti. Il reparto offensivo, dopo trenta giornate, ha messo a segno tredici gol in meno rispetto allo scorso campionato chiuso dal Napoli al terzo posto. Solo Callejon e Zielinski sono in vantaggio di un gol, Insigne è il leader delle occasioni sprecate con cinque reti in meno, lo stesso gap di Hamsik a lungo a secco, Mertens e Milik viaggiano a -3 e non ci sono le tre reti di Gabbiadini considerando che Ounas è andato a segno solo in Europa League. Condurre una stagione dal play-off di Champions fino alla fine del campionato con pochissime variazioni è un’impresa complicata ma il Napoli corre, lo dimostrano anche i dati atletici della sfida di Reggio Emilia e il finale in crescita sotto il profilo dell’intensità. Il calo è mentale, gli azzurri sono in deficit di lucidità anche per la scarsa abitudine alla vittoria dell’organico e per la pressione che si fa sentire. La sensazione di non poter sbagliare sta incidendo sotto il profilo nervoso oltre allo stress che si fa sentire dopo quarantadue gare stagionali esclusi gli impegni con le Nazionali, quelli che storicamente incidono sul gruppo di Sarri, come dimostra il crollo di Udine di due anni fa. Il calo psicofisico è evidente, a Reggio Emilia si è stabilito il record stagionale delle palle perse (ben 73), per restare in scia della Juventus bisogna innanzitutto liberare la mente.
Ciro Troise
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