Allo stadio è stata la serata più bella vissuta a Fuorigrotta nell’era post Maradona e le emozioni travolgenti arrivano da più di un decennio. Indimenticabile la prima Champions con Mazzarri, cadde anche il Manchester City ma fare ciò che ha fatto Diego più di trent’anni fa, cioè cinque gol alla Juventus, con una lezione di calcio non ha eguali. Del resto sono tornati i fuochi d’artificio, la modernità nei festeggiamenti ha regalato il gioco di luci dei cellulari accesi come se fossimo ad un concerto.
Sul campo la partita è una fotografia del divario tecnico ed organizzativo tra le due squadre. I soldi non vanno in campo, neanche il palmares dei giocatori, è un capolavoro tecnico il dato di fatto per cui con costi minori oggi il Napoli possa asfaltare la Juventus. È bastato che tornasse il Napoli, quello autorevole, completo, capace di alternare il palleggio nel corto, la ricerca delle combinazioni sulle catene laterali e l’attacco alla profondità con il fattore Osimhen. Nel primo tempo i bianconeri hanno tenuto botta, accorciato le distanze con il gol di Di Maria e messo paura agli azzurri con qualche occasione nata soprattutto su errori del Napoli. Le basi per il secondo tempo da urlo si sono sviluppate nella prima frazione di gioco, quando il Napoli ha fatto correre tantissimo l’avversario spesso mandandolo a vuoto con il palleggio, eludendo la pressione degli uomini di Allegri.
Dopo il gol di Rrahmani, la Juventus non ha avuto più la forza di reagire, quell’accenno di ribellione all’inerzia della gara che si era visto con il 3-4-3 post 2-0 si è smarrito presto. L’unico appunto per il futuro forse è che Rrahmani e Kim non sono ancora al 100%. Rrahmani sta rientrando dopo uno stop di due mesi e mezzo, Kim sta gestendo un fastidio al polpaccio che lo indusse ad uscire all’intervallo in Sampdoria-Napoli.
Una vittoria nata dietro la scrivania, che differenza con le scelte della Juventus
Oltre che un successo di campo costruito da Spalletti e dai suoi ragazzi, è anche una vittoria di scrivania. I dieci punti di vantaggio del Napoli sulla Juventus sono innanzitutto nella programmazione, nell’acquisto di Kvaratskhelia, nella fiducia mai sopita in Rrahmani, Mario Rui, Elmas e Lobotka, nella scelta del direttore sportivo Giuntoli di prendere Di Lorenzo e non Trippier nell’estate del 2019, nel percorso compiuto per valorizzare Osimhen, nell’ingaggio a condizioni ottime di Anguissa, nel buon investimento per Olivera.
La Juventus, invece, è un disastro nella pianificazione dirigenziale e in campo, del resto è passata dall’ossessione di vincere in Italia e in Europa all’idea che possa andar bene il quarto posto, accettando anche di andare fuori dalla Champions dopo i gironi. L’addio di Marotta, il boomerang Cristiano Ronaldo, la situazione plusvalenze, l’arrampicarsi in un progetto che non ha mai preso corpo nell’era dell’Allegri bis. Il 5-1 è una fotografia, il calcio è fatto di episodi e situazioni che possono trasformare il corso delle cose ma a volte capita che una partita possa far giustizia sul lavoro di entrambi i club, non solo squadre e rispettivi allenatori.
Settore giovanile, il girone del centro-Nord è il vaso di Pandora
Il Napoli intanto vola, accumula vantaggio sulle inseguitrici, si prepara ad affrontare la Cremonese in Coppa Italia probabilmente con ampio turn-over, avrebbe bisogno del sostengo incondizionato, incessante della sua gente e, invece, nonostante lo sforzo del club su prezzi e miniabbonamenti, per la partita di domani contro la Cremonese sono previsti ampi spazi vuoti al Maradona.
Sarà triste per quattro partite vedere i settori ospiti chiusi, privare a persone perbene, appassionate di recarsi in trasferta soltanto perché residenti nella stessa provincia dei violenti. Un provvedimento inutile, dannoso, demagogico, serve soltanto al Governo per mettere in mostra un presunto pugno duro sui fatti dell’A1.
Il pensiero finale lo dedichiamo al settore giovanile, è triste che squadre come Under 17 e 18 subiscano delle goleade ma era prevedibile che accadesse tutto ciò. L’inserimento nei gironi delle squadre del centro-nord (scelta della Figc per evitare le partite contro il Bari causa multiproprietà) è il vaso di Pandora, fotografa i limiti di questo club nella cura del vivaio, a partire dagli scarsi investimenti fino alle tante scelte sbagliate in sede di programmazione. Si è alzato il livello sotto il profilo tecnico e fisico e il Napoli fa fatica soprattutto nelle categorie Under 17 e 18, dov’è una new entry.
Ciro Troise
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