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Le assenze pesano ma tra Milano e Roma il Napoli ha mostrato vecchi limiti

Il Napoli ha avuto un crollo mentale, senza i suoi big in attacco ha sgretolato le poche certezze

18 partite, 11 vittorie, 2 pareggi, 5 sconfitte, si riassume così il cammino del Napoli in questa stagione sul campo tra campionato ed Europa League in attesa di cosa accadrà domani al Collegio di Garanzia dello Sport presso il Coni riguardo alla partita mai giocata contro la Juventus.

La prima domanda che il tifoso azzurro si pone dopo la brutta sconfitta contro la Lazio è: il Napoli è davvero così forte com’è stato raccontato? Insigne alla presentazione del calendario ha dichiarato che è il Napoli più forte degli ultimi anni. Mertens qualche settimana fa fu più cauto ricordando anche i giocatori importanti che sono andati via come Allan e Callejon.

Da qualche settimana sviluppo qualche riflessione su quest’aspetto, temo che il Napoli sia stato sopravvalutato e le assenze, che avrebbero steso qualsiasi squadra, hanno mostrato le crepe nel castello eretto da Gattuso.

Non c’è da unirsi al clima da rovesciamenti improvvisi, dai sentimenti variabili, in cui Gattuso è stato eccessivamente elogiato mercoledì sera dopo la partita di Milano e dipinto con toni esasperati per analizzare la sconfitta contro la Lazio.

L’occasione persa di mercoledi, il Napoli non ha un fuoriclasse

Mercoledì l’ambiente ha perso un’occasione, sprofondando nel populismo sull’espulsione di Insigne e sull’arbitraggio di Massa piuttosto che focalizzarsi sui limiti nella tenuta mentale e soprattutto nella scarsa incisività in fase offensiva che ha messo in mostra la squadra. Le partite si determinano nelle due aree di rigore, dove il Napoli ha commesso più errori dell’Inter nonostante la superiorità complessiva durante la partita.

Senza Mertens, Osimhen e Insigne è più difficile segnare ma, quando s’analizza questa rosa bisognerebbe mettere tutto sulla bilancia.

Il Milan e la Juventus hanno Ibrahimovic e Cristiano Ronaldo, due fuoriclasse, l’Inter Lukaku che non è a quei livelli ma nel contesto del campionato italiano è devastante, soprattutto fuori dagli scontri diretti. Il Napoli non ha un giocatore con la forza di trascinare gli altri e determinare le partite anche in caso di prestazioni non all’altezza, ha tanti calciatori molto validi ma non c’è il punto di riferimento a cui aggrapparsi. Nel calcio in cui si gioca ogni tre giorni, in condizioni mentali e fisiche complicate, la leadership tecnica, caratteriale e di personalità fa ancora di più la differenza.

Milan, Juventus e Inter sembrano essere le più accreditate al titolo proprio per questo motivo, nel gruppo dei rossoneri poi si è creata una magia anche grazie alle circostanze favorevoli come la preparazione iniziata in anticipo per i preliminari di Europa League.

L’ibrido tattico e l’ossessione su Fabian Ruiz

L’identità tattica, uno spartito che crea entusiasmo, esalta i giocatori può essere una strada per alzare il livello, il Napoli ha provato a cambiare con il 4-2-3-1, la ricerca della profondità per esaltare Osimhen e Lozano ma l’infortunio dell’attaccante nigeriano ha rallentato il cambiamento, si sta gestendo un ibrido tra la restaurazione del 4-3-3 e il tentativo di conservare un pezzo della nuova identità “osimheniana”.

Ci sono poi ancora degli equivoci non risolti: Fabian Ruiz ha più volte dimostrato di far fatica a dettare i tempi del gioco, ad occuparsi della costruzione dal basso soprattutto quando gli avversari pressano in maniera intensa e a Roma il piano-partita insisteva su quest’aspetto, con Demme che, invece, si rivela sempre più prezioso. Guai, però, ad attribuire il tonfo di Roma solo a ragioni tattiche.

Da Liverpool a San Siro: i vecchi limiti nella tenuta mentale

Oltre l’evidente problema delle assenze (si sono aggiunti anche Lozano e Koulibaly), questa squadra sull’asse Milano-Roma ha palesato vecchi limiti. Davanti ad una forte delusione, il Napoli si è spento, ha perso entusiasmo: capitò nell’anno dei 91 punti dopo Inter-Juventus, con Ancelotti in virtù dell’eliminazione ad Anfield dalla Champions League e proprio dopo la sconfitta Inter-Napoli con le polemiche annesse per i cori razzisti e l’arbitraggio di Mazzoleni.

Gattuso le ha provate tutte per far crescere questo gruppo e insisterà ancora, nulla è compromesso, il Napoli ha la Supercoppa, la Coppa Italia, l’Europa League, è in scia della zona Champions con il caso della partita contro la Juve ancora aperto. La squadra, però, deve metterci del suo, dimostrare di meritare gli elogi fatti prima del campionato e nella prima parte della stagione, di saper andare oltre le enormi difficoltà che gli infortuni stanno creando.

Le assenze capitano anche alle altre, non devono essere un alibi, anzi una motivazione perché il Napoli ha una rosa abbastanza completa, non da suggestive pressioni scudetto ma che può reggere fino al rientro dei “galacticos”, ricordando una frase delle prime settimane di Gattuso da allenatore del Napoli. È ancora lunga per il rientro di tutti, col Torino tornerà solo Insigne, a Cagliari per la prima del 2021 dovrebbe esserci Lozano, nella settimana che precede la Supercoppa l’atteso ritorno di Mertens e Koulibaly. Per Osimhen c’è incertezza, bisogna verificare le sue condizioni al rientro da Anversa ma comunque anche lui dovrebbe essere pronto prima della Supercoppa.

 

Ciro Troise

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