La stagione del Napoli è cambiata il 24 gennaio. È legittimo che un presidente, guardando la sua squadra cadere in quel modo a Verona, si muova per preparare un piano B in caso di disastro o comunque metta in discussione il rinnovo del contratto di Gattuso. Ci sta, fa parte del calcio, se, però, tutto ciò diventa di dominio pubblico, si destabilizza uno spogliatoio che non ha grandi leader, fragile per le scorie della scorsa stagione e soprattutto già in difficoltà per l’emergenza che stava per arrivare.
Il Napoli si è smarrito, è andato avanti portando a casa qualche vittoria puntando sul legame emotivo tra Gattuso e la squadra, su cui si è costruita la prestazione tutta cuore e anima contro la Juventus.
De Laurentiis in cuor suo è pentito di ciò che ha fatto dopo la sconfitta al Bentegodi, lo dimostrano i fatti con cui ha tentato di rimediare: la presenza in albergo prima di Napoli-Spezia di Coppa Italia, il tweet di fiducia per Gattuso, il pagamento degli stipendi in maniera puntuale come pochissimi club fanno, la telefonata a Gattuso prima di Napoli-Juventus, il discorso alla squadra prima e dopo quella vittoria così sofferta.
Gattuso sembra un pugile all’angolo, sta subendo l’emergenza
Il Napoli ha costruito le sue fortune negli anni passati seguendo dei progetti tecnico-tattici chiari, definiti, con un’identità solida che ispirava le mosse sul mercato anche con scelte dolorose come la cessione di Duvan Zapata. Dall’estate del 2018, da quando è andato via Sarri, si procede a compromessi, sono venuti fuori degli ibridi tra l’anima storica di questa squadra che sa giocare un calcio di possesso ragionato e l’idea anche affascinante di cambiare volto con la difesa alta, aggressiva, la capacità d’andare in verticale. Con Osimhen, che gioca con l’ausilio di un tutore ed è ancora lontano dalla migliore condizione, e Lozano infortunato, l’idea d’attaccare la profondità è diventata un’illusione.
Gattuso sembra un pugile all’angolo, fino alla grande emergenza ha sempre risposto ai pugni cercando in ogni occasione delle strade per resistere: la difesa a tre nella semifinale d’andata di Coppa Italia, la compattezza di squadra che ha portato alla vittoria contro la Juventus, il secondo tempo in trasferta contro il Genoa non premiato dal risultato.
Nelle ultime gare Gattuso ha dato l’impressione di subire l’emergenza più che affrontarla. Il cambio di due difensori, quando l’Atalanta sta per battere un calcio d’angolo, è un segnale di umana confusione. Ci può stare, è comprensibile perdere la bussola al cospetto di tanti problemi ma va sottolineato la disarmante mancanza di lucidità.
Il Napoli soprattutto senza Koulibaly non può avere una strategia difensivista, ha subito 16 gol in 9 partite quando la difesa è stata orfana di Kalidou. Con Di Lorenzo, Maksimovic, Rrahmani e Mario Rui, il Napoli fa troppa fatica a difendere in area, può riuscirci una volta contro la Juventus ma alla lunga soccombe, lo dimostrano i nove gol subiti nelle ultime quattro partite.
De Laurentiis ha deciso d’intervenire a fine stagione, il ritorno di Sarri è il sogno più ambizioso
De Laurentiis sembra aver deciso che in estate servirà un cambio di passo, ci saranno delle cessioni, si ridurrà il monte ingaggi e si ripartirà con la rifondazione del progetto tecnico a prescindere dalla qualificazione in Champions League.
Andare nell’Europa che conta o meno ovviamente inciderà sul livello della pianificazione del Napoli. Dalle tensioni post-Verona, all’ambiente è arrivato il messaggio per cui Gattuso è ancora l’allenatore del Napoli perché le soluzioni individuate al momento non sono disponibili. Il ritorno di Sarri è il sogno più ambizioso, le alternative low-cost sono Juric, Italiano e Dionisi.
L’Europa League è un dovere morale, la resa sarebbe inaccettabile
L’idea d’accettare serenamente l’eliminazione dall’Europa League è una resa insopportabile per il Napoli anche in grande emergenza, con i mezzi a disposizione c’è il dovere morale verso i tifosi di provare a ribaltare la sconfitta di Granada. Facendo anche due conti, il Napoli, uscendo dall’El ai sedicesimi, strapperebbe una sola settimana-tipo nel mese di marzo, quella tra le sfide contro il Bologna e il Milan perché probabilmente sarebbe programmato il 17 marzo il recupero contro la Juventus.
Contro il Granada non ci sarà Osimhen, che è ancora in ospedale e oggi tornerà in treno, il Napoli spera che Mertens (oggi il suo primo allenamento) sia pronto per giocare subito. Tornerà Koulibaly, potrebbe trovare spazio Ghoulam, anche Ospina e Hysaj hanno buone chances di rientrare, Demme, invece, dovrebbe tornare contro il Benevento e Petagna il 2 marzo contro il Sassuolo.
Ci vorrà più tempo per Manolas e Lozano ma all’orizzonte l’emergenza non sarà lunghissima. Bisognerà poi definire un’identità chiara e coerente, insistere su una strada per trovare la luce ed uscire dalle tenebre.
Vanno bene la flessibilità, la capacità d’adattarsi ma non deve diventare la confusione in cui si brancola nel buio. Un destino che nelle difficoltà, quando si è costruita una rosa inseguendo un ibrido tattico, poteva presentare il conto e così è stato.
Ciro Troise
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