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A MENTE FREDDA – Napoli di una fragilità paurosa: l’Atalanta passa col minimo sforzo

Gli orobici vanno in gol ad ogni affondo. Attimi di panico per Osimhen

Crollo verticale per il Napoli di Gennaro Gattuso, che perde il secondo confronto con l’Atalanta al Gewiss Stadium, a distanza di undici giorni dalla semifinale di Coppa Italia. Partita dalle emozioni contrastanti, culminate con il terribile incidente accorso a Osimhen, trasportato via in ambulanza per problemi respiratori.

La squadra azzurra si conferma (per forza di cose) di una fragilità spaventosa e, a farla da padrone, sono le amnesie difensive e la confusione più totale. Erroracci su erroracci, con i quali il Napoli si consegna all’avversario come una pecora si reca nella tana del lupo. La rete del momentaneo 1-1 di Zielinski e l’autogol di Gosens sono semplici incidenti di percorso per l’Atalanta, che porta a casa il risultato col minimo sforzo. Quella contro gli orobici, è la dodicesima sconfitta stagionale per i partenopei, l’ottava in campionato e sei sono i gol subiti in sole due partite, segno di una fase difensiva completamente allo sbando. Numeri sconcertanti, che rischiano di pregiudicare qualsiasi obiettivo. In casa azzurra si rifugiano nel silenzio, altra scelta altrettanto discutibile tanto quanto quelle viste sul campo.

Nel cuore di Atalanta-Napoli: l’analisi della partita

 

IMPOTENTI – Gli attaccanti dell’Atalanta fanno un po’ ciò che vogliono tra le maglie dei difensori azzurri, eccetto per il primo tempo dove, tutto sommato, la retroguardia tiene botta. Nel corso della gara, la qualità delle bocche da fuoco orobiche vengono fuori sempre più e raggiungono l’apice con Muriel, che in diversi frangenti porta letteralmente a spasso gli avversari. Su tutti, Rrahmani, mandato in bambola totale dalle finte del colombiano nell’azione del momentaneo 3-1. Il centrale kosovaro, però, è il migliore dei suoi colleghi di reparto, seppur disputando una gara non sufficiente. Nella prima frazione di gioco, è sul pezzo e svolge bene il suo ruolo, andando a difendere alto senza timore quando ne ha la possibilità. Cala alla distanza, ma come il resto dei compagni. Stesso discorso per Maksimovic, che però, rispetto a Rrahmani, ha sul groppone l’errore nello scivolamento a chiudere su Zapata, che è libero di piazzare la zuccata vincente che sblocca il risultato, sovrastando Mario Rui. È una lotta impari con l’attaccante colombiano, il quale ha vita facile quando si sposta sul suo lato. Per il resto, la prestazione del portoghese non è altro che una serie di palloni sparati via a casaccio e sbavature di ogni tipo. Soffre maledettamente anche Di Lorenzo, “circondato” e colpito di continuo dai vari Muriel e Gosens, a segno sfruttando una sua dormita colossale.

Meret si ritrova davanti a una macchina da gol difficile da contrastare. Se ci si mettono, poi, i compagni a complicargli la vita, ecco che pure lui va nel “pentolone”. Timido nelle uscite, compie un’ottima parata su Gosens nel secondo tempo da distanza ravvicinata, ma poi si perde sul sinistro (seppur forte) di Muriel per il 3-1, che si infila sotto la traversa sul suo palo.

“DISASTER MOVIE” – Un remake del film comico datato 2008? No, è solo il riassunto della gara di Bakayoko. Ennesima prova pienamente insufficiente per il centrocampista franco-ivoriano, che parte bene ma, col passare dei minuti, la qualità del suo gioco cala mostruosamente. È molle nei contrasti e sbaglia i passaggi più semplici, su tutti quello che ha spianato a Muriel la strada per il gol del 3-1. Decisamente meglio il suo collega Fabián Ruiz, senza dubbio uno dei migliori. Lo spagnolo è tra i più freschi e si vede, è lucido e rapido nel giro palla ed è l’unico ad alzare la testa e giocare in verticale. Al 69′, serve a Insigne la palla del possibile 2-2: il capitano azzurro, però, non sfrutta la sua splendida verticalizzazione e si fa respingere il tiro da Gollini.

 

ISPIRATO – Dopo lo spavento del primo tempo, per quello che si temeva essere un brutto infortunio al ginocchio, dopo un contrasto con Gosens, Politano sale in cattedra e si erge a migliore in campo del Napoli. Tenta costantemente di sorprendere i difensori avversari con la sua velocità, rientrando e cercando il lancio in verticale quando possibile. Da uno di questi, fatto col contagiri, arriva il gol del momentaneo 1-1 siglato da Zielinski, che con uno splendido tiro al volo batte Gollini. La giocata del polacco è un mix di perfetta coordinazione e tecnica cristallina, a cui Piotr ci ha ormai abituati.

Come Politano, anche lui è tra i più in palla dei suoi nella sciagurata trasferta bergamasca e, il fatto che si sforzi di cercare sempre l’asso nella manica per far male all’Atalanta, ne è la prova. Neanche disastroso, ma completamente assente, invece, Elmas, il che è ben più grave. Il giovane macedone, in campo dal 1′ per sopperire all’assenza dell’ultimo minuto di Insigne, è un vero e proprio fantasma.

Quello che fa, lo fa poco e male, dando l’impressione di far giocare il Napoli con un uomo in meno. Discorso identico e preciso, per Osimhen, al quale, innanzitutto, auguriamo una pronta guarigione: è perseguitato dalla sfortuna, questo ragazzo. Analizzando i fatti di campo, tuttavia, il nigeriano è praticamente impalpabile. Qualche buon movimento e nulla più per lui, ancora lontano dalla miglior condizione. Fa il massimo, nonostante gli acciacchi, il capitano azzurro. L’appoggio di petto a Meret stile terzino è l’emblema del suo attaccamento alla maglia, checché se ne dica. Si divora il gol del possibile 2-2 al 69′, ma fa un gran lavoro senza palla. Da uno dei suoi tagli, infatti, nasce il gol di Zielinski, il quale beneficia dello spazio apertosi nella difesa dell’Atalanta per colpire.

La stagione del Napoli continua a complicarsi giorno dopo giorno. Tra infortuni, Covid, tensioni tra allenatore e società e chi più ne ha più ne metta, gli azzurri sono finiti in un vortice terribile dal quale sarà molto complicato uscire. Possono soltanto leccarsi le ferite, in questo momento, sperando nel rientro repentino di qualche elemento della rosa. In casa partenopea, si chiudono a riccio ricorrendo al silenzio stampa, come se la causa di tutti i mali fossero i giornalisti (anche se qualcuno parla decisamente troppo). Se sarà servito a qualcosa, lo scopriremo solo col passare dei giorni. Nel frattempo, Gattuso è chiamato, ancora una volta, a un lavoro extra dal punto di vista fisico e mentale.

A cura di Giuseppe Migliaccio

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