Quanto si è detto, quanto si è scritto e quanto si è proclamato sugli insulti dei ‘tifosi’ avversari contro Napoli e l’essere napoletani? Troppo o forse troppo poco, dipende da punti di vista, ma ieri sera si è toccato il fondo, anzi si è sprofondato verso l’abisso per non riuscire più a risalire.
Alcuni ‘sostenitori’ del Brescia, oltre ai soliti beceri cori verso la città di Parthenope, hanno sopreso un po’ tutti quando hanno incominciato a cantare ”Napoletano Coronavirus”.
Questa volta non si può lasciar correre, questa volta non si può non avere ascoltato o far finta di non averlo fatto, questa volta non si può chiudere entrambi gli occhi, questa volta bisogna prendere dei provvedimenti seri e duri. Non si possono ascoltare in uno stadio, luogo di coesione e di giubilo cori del genere quando, pochi minuti dopo il triplice fischio di Orsato della gara tra Brescia e Napoli, è deceduta la prima persona in Italia a causa del Coronavirus.
Tralasciando il fatto che il Coronavirus in Italia è scoppiato a pochi chilomentri da Brescia (e che ovviamente non c’è nessuna colpa di alcun cittadino della Lombardia), ma come si può arrivare a concepire un accostamento del genere tra Napoli e il Coronavirus?
Non si possono più accettare questi cori, non si possono più accettare l’indifferenza e la sciatteria del mondo calcio e delle istituzioni, non si possono più accettare le dichiarazioni di Vittorio Feltri che afferma: ”Da lombardo, invidio i napoletani che hanno avuto il colera che è poca roba rispetto al Corona Virus”, non si può più accettare il cercare di sminuire come fa il patron del Brescia Cellino quando dice: “Cori contro i napoletani? Evitiamo di creare polemiche, sono fesserie”.
Tutto questo non bisogna accertarlo, anzi prenderlo e spingerlo indietro con forza perché quando ci sono state già due vittime, quando ci sono persone e paesi interi in quarantena, quando c’è del personale medico che rischia la propria vita per salvare quella altrui, bisogna essere coesi e urlare con tutto il fiato che si ha in corpo: ”Questa volta no!”.
Il Coronavirus, come spesso fa il male, non fa distinzioni di razza, età o di luoghi di nascita ma colpisce indistintamente e quindi ‘cantare’ certi cori è veramente da persone che non hanno più, o forse non l’hanno mai avuta, la materia grigia all’intero del proprio cervello.
La FIGC aprirà un’inchiesta, ma che la si faccia in maniera seria e puntigliosa dove ci siano delle punizioni per i responsabili e che non si faccia per l’ennesima volta l’errore di mettere di nuovo la polvere sotto ad un tappeto ormai stracolmo.
Basta affermare che sono cattive abitudini, basta andare avanti come nulla fosse successo, il nostro calcio (e forse tutta la società italiana) è colmo d’odio e ignoranza che piano piano ci stanno portando verso una deriva dove non ci sono possibilità di salvezza.
”Napoletano Coronavirus” non è questione di campanilismo o di tifo, ma è una questione di non rispetto nei confronti di chi sta lottando tra la vita e la morte e di chi sta lottando con tutti i propri mezzi per cercare di debellare il virus.
Tutto questo è solo una forma di razzismo che va lottata, contrastata e, infine, dopo continui e tremendi scontri, debellata.
DI WILLIAM SCUOTTO
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