Il calciomercato non riguarda solo i campioni ma ahimè anche i ragazzini. Domenico Musella, talento classe ‘2006, attaccante molto interessante per qualità tecniche e fisiche, non firmerà il vincolo pluriennale con il Napoli e andrà alla Roma. L’emorragia della fuga dal Napoli non è una novità, purtroppo è una prassi consolidata. Il caso che è rimasto nella memoria di tutti riguarda Marcello Trotta che senza contratto da professionista emigrò in Inghilterra, al Manchester City. È una storia diversa, Trotta non aveva il contratto da professionista, non è andato via al compimento dei quattordici anni ma quando militava negli Allievi Nazionali. Tante annate hanno presentato storie di questo tipo: il ’94 Izzo che andò alla Juventus e poi tornò al Napoli qualche anno dopo, i ’95 Talpa, Giordano e Marciano, quest’ultimo andò alla Fiorentina e oggi gioca nel campionato dei college degli Stati Uniti, negli Adelphi Partners, il ’99 Curto che si trasferì al Milan e oggi è in C alla Virtus Verona, il ‘2002 Spina finito alla Juventus, il ‘2003 Fontanarosa che andò alla Sampdoria e oggi è all’Inter, il ‘2004 Stabile passato all’Atalanta, i ‘2005 Valisena alla Sampdoria e Domanico che, dopo un periodo di passaggio alla Paganese, è andato alla Juventus. La Campania è il Sudamerica d’Italia, il Napoli con il suo lavoro riesce a pescare ragazzini di talento ma poi ogni anno deve fronteggiare gli attacchi degli altri club.
Dalle strutture al servizio navetta che non c’è: le responsabilità del Napoli
Una prassi, un’emorragia da frenare ma bisogna innanzitutto capire le cause. Il Napoli nel settore giovanile non investe abbastanza, complessivamente circa due milioni di euro all’anno (Inter, Juventus e Roma viaggiano sui 10) e ciò incide sulla qualità del lavoro svolto: manca un centro sportivo di proprietà, il trasferimento dei ragazzi che s’allenano al Kennedy avviene con mezzi propri, non c’è neanche un servizio navetta del club. La punta dell’iceberg è la Primavera penultima in classifica, una posizione che non deve sorprendere visto che per valore della rosa è terzultima per valore (dati Transfermarkt).
La percezione diffusa è che al Napoli non si cresca nel modo giusto, c’è il mito per cui l’erba del vicino più verde sia garanzia di successo. Non è così, lo dimostrano anche i buoni risultati nelle categorie Under 15, 16 e 17, poi nel salto verso la Primavera emerge la differenza negli investimenti. Riguardo alla crescita di un ragazzo sul lungo periodo fanno la differenza il talento, il senso del sacrificio e tante variabili e, infatti, sono tanti i “fuggitivi” che non riescono ad emergere. Per Cosimo La Ferrara si è mosso anche Galliani, il Milan acquistò il talento classe ’98 dalla Mariano Keller con un investimento importante, oggi gioca in serie D al Giugliano.
Lo “scippo” costa troppo poco: l’Art.96 delle Noif da cambiare
La pandemia ha messo in mostra lo stato del calcio italiano, travolto dalla liquidità di debiti e plusvalenze e incapace di avere una programmazione ad ampio raggio puntando sulla formazione dei ragazzi nei vivai. Una metastasi arriva dall’art.96 delle Noif che va assolutamente cambiato. Esso disciplina i premi di preparazione, la visione solidaristica disciplina i compensi alle scuole calcio e alle società dilettantistiche ma apre un varco per il meccanismo dello “scippo” dei talenti prima del compimento dei quattordici anni. Nei club italiani esiste uno scouting mirato, volto a scoprire i ragazzi più interessanti, muoversi sulle famiglie e su sedicenti procuratori per convincerli al trasferimento. Sotto i 16 anni, il procuratore non potrebbe agire per conto di ragazzini e famiglie ma si tratta di una delle tante regole non rispettate nel mondo del pallone.
I parametri previsti per i premi di preparazione per un trasferimento da una società all’altra di serie A sono molto bassi, circa 2000 euro per ogni anno di formazione nelle cinque stagioni che precedono il compimento dei quattordici anni. Per esempio Musella alla Roma, visti i parametri dell’art.96 che cambiano in base agli indici Istat per il costo della vita, costerà circa 4000 euro portare a casa un ragazzo già pronto e formato mentre sarebbe necessario un investimento decisamente superiore pescare per la propria Under 15 un attaccante classe ‘2006 da una scuola calcio.
Lo spunto della Training compensation
Queste regole vanno assolutamente cambiate, bisogna alzare i parametri, prendere spunto dalla “training compensation” della Fifa che disciplina i trasferimenti internazionali dei giovani calciatori che non hanno ancora sottoscritto il contratto da professionista.
Servirebbe poi anche una generale iniezione etica, morale in questo mondo in cui si va alla ricerca della competizione al ribasso tra i club, facendo prevalere la spietata legge del più furbo, piuttosto che sulla capacità di formare i ragazzi in casa. Il calciomercato quando si tratta di settori giovanili rischia di diventare un boomerang, il Sudamerica d’Italia ne sa qualcosa. L’ultima frontiera riguarda le scuole calcio, alcuni club di serie A stanno alimentando una prassi che finora era poco considerata: prendere ragazzini promettenti d’età tra gli 11 e 14 anni trasferendo anche la famiglia.
Bambini estirpati dalle amicizie, dal contesto scolastico per inseguire un sogno ai tempi della crisi: immaginare di cambiare la vita con il calcio. Altro che figlio dottore, anche l’operaio vuole il figlio calciatore.
Ciro Troise
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