Arek Milik, attaccante del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista al portale polacco Sportowefakty: “Dopo il primo infortunio, non ero eccessivamente scosso né fisicamente né psicologicamente: pensavo a prepararmi per una nuova stagione e ciò mi dava forza, finalmente mi sentivo bene! Il ginocchio poi non mi dava alcun fastidio. La cosa più orribile è quando sai che i tuoi muscoli stanno bene, ma il tuo ginocchio dà di nuovo problemi e non puoi impedirlo: sei impotente. Il peggio è iniziato quando si è rotto il legamento in Nazionale, è stato un dramma, mentre ora so cosa mi aspetta: avevo paura degli interventi chirurgici e mi spaventava l’anestesia generale, visto che non sai verso cosa sei proiettato. Dagli esami all’intervento possono passare pochi giorni, ma se sei un calciatore e sai di esserti rotto il ginocchio, è una situazione devastante dal punto di vista psicologico. Per fortuna, tutta la procedura è stata attuata rapidamente nel mio caso. Ho saputo fin da subito che era successo qualcosa ed ho avvertito più dolore rispetto alla prima volta. Nello spogliatoio il medico era calmo e mi ha detto di non preoccuparmi, ma io non ci credevo e il giorno dopo ho avuto la conferma di aver ragione. Ora mi sento bene e la riabilitazione sta proseguendo, a fine mese ho un controllo col dottor Mariani a Roma: passato il primo mese, il peggio sarà alle spalle e potremo iniziare a programmare meglio. Ho iniziato a fare nuoto e tanti esercizi cardio da poco. Nulla è meno chiaro della data del rientro: si parla di febbraio, ma tornerò quando sarò pronto, non bisogna bruciare troppo le tappe. Il gesto di Insigne? Zielinski è stato bravo a mostrare il proprio nome sulla maglietta! Ovviamente scherzo…Ritengo che sia stato un bellissimo gesto di Lorenzo: un anno fa parlai con lui dell’infortunio, visto che ne aveva avuto uno simile. Non avvertivo la pressione del rientro, per me le parole dei giornali e degli addetti ai lavori erano un modo per caricarmi. I giocatori giovani sono impazienti e vogliono sempre giocare di più, soprattutto quando sentono di poterlo fare. Dopo essermi ripreso, volevo giocare di più, ma adesso non importa: devo pensare soprattutto a guarire con tranquillità. Prestito al Chievo? Le decisioni si prenderanno a dicembre, ma valuto certamente questa possibilità. Ci siederemo con l’allenatore, gli agenti e i dirigenti e vedremo cosa sia meglio per me e per il club. Bisogna per forza pensare positivo: talvolta guardare in tribuna o davanti alla Tv i compagni mentre giocano non fa bene, sento bruciare qualcosa dentro perché non posso essere con loro, ma ci sono tragedie peggiori della rottura di un legamento nella vita di un uomo. Sto sfruttando il mio tempo per stare con la mia famiglia, provo a fare altre cose che mi rendono felice. L’avventura a Napoli è iniziata subito bene e questo mi fa ulteriormente rammaricare: magari avrei avuto una carriera totalmente diversa senza quel lungo stop. D’altra parte, non ho 33 anni, ma soltanto 23 ed ho ancora tanto davanti a me: è importante soprattutto guarire e sono convinto che nella vita, dopo la tempesta, esca sempre il sole. Privacy a Napoli? Giocare in una grande squadra ha pro e contro, visto che tutti ti circondano costantemente, ma Napoli è un posto speciale e sono contento della mia scelta”.
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