Nella serenità di Fuorigrotta, dopo il 3-0 all’Udinese che porta il Napoli a -2 dalla Roma seconda in classifica, spicca un “dolce assalto”: è quello all’auto in cui viaggia Maurizio Sarri per raggiungere il ristorante dove rifocillarsi prima di tornare a casa.
Maradona ha scelto le parole giuste sull’allenatore del Napoli: “Non ha alcuna superbia, perciò la gente lo ama” e, infatti, quando già è trascorsa la mezzanotte, all’uscita dal tunnel del San Paolo Sarri è bloccato dall’amore dei tifosi che vogliono manifestargli quanto vogliono bene a lui e al suo Napoli che non è riuscito ancora a vincere ma entusiasma ed appassiona.
L’assalto d’amore è una prova tangibile di ciò che diceva Sarri in conferenza stampa: “mi rendo conto che questa tifoseria così umile avrebbe bisogno di vincere”, concetto che nel post-partita di Napoli-Udinese è finito anche nel consueto dibattito con Massimo Mauro.
L’ex centrocampista azzurro campione d’Italia è ancora folgorato dalla massima espressione della passione calcistica espressa dalla città di Napoli: la frase al cimitero “guagliù ch ve sit pers!” apparsa il 10 Maggio 1987, il giorno del primo scudetto.
L’amore tra il pubblico napoletano e questa squadra ha da colmare l’ultimo step: quello della vittoria, del trionfo. Per raggiungere quest’obiettivo, bisogna trattenere i simboli di questo ciclo. Più che degli acquisti, bisogna evitare le cessioni e non sarà assolutamente facile considerando le proposte che arriveranno e i sacrifici già compiuti in passato.
De Laurentiis nella scorsa estate ha rinunciato a 58 milioni dal Chelsea per Koulibaly, il punto fermo dell’organizzazione difensiva della formazione di Sarri. I blues quest’estate saluteranno John Terry e soprattutto, se dovesse restare Conte in panchina, potrebbero arrivare nuove proposte molto allettanti.
Il progetto del Napoli, però, ha scelto Lorenzo Insigne come suo punto fermo, capitano in seconda per il presente e guida tecnica e morale del gruppo azzurro per il futuro. “Lasciatemi la poesia che il lavoro sul campo può ancora pagare, che sia compatibile con la vittoria”, diceva Sarri nella conferenza stampa prima di Napoli-Udinese. Ha applicato in prima persona il peso della poesia Lorenzo Insigne che, frastornato dai mormorii dell’ambiente, in questi anni ha avuto importanti lusinghe mentre il Napoli latitava per il rinnovo del contratto e gli faceva perdere proposte di contratti pubblicitari, compresa quella della Duracell che doveva diventare virale in occasione del mondiale del 2014.
Fabio Paratici per la Juventus ha più volte sondato il terreno, il direttore sportivo dell’Inter Piero Ausilio ci ha provato in due estati diverse con un’offerta di 12 milioni nella prima occasione e di 30 nella seconda, le manovre dell’Atletico Madrid sono state respinte duramente da De Laurentiis, il Bayern Monaco ha più volte manifestato il suo gradimento per le prestazioni di Lorenzo, Mirabelli per il Milan dei cinesi aveva puntato al talento classe ’91 come uno dei nomi più importanti per la prossima campagna acquisti e anche il Paris Saint Germain, l’Arsenal e il Barcellona hanno più volte raccolto informazioni.
Tutte queste proposte ruotavano attorno ad uno schema economico simile: 4,5 milioni più i diritti d’immagine che quindi potenzialmente gli avrebbero consentito di guadagnare di più rispetto al contratto di grande spessore che sta sottoscrivendo con il Napoli.
Nel calcio delle bandiere che non esistono più, del dominio assoluto del Dio Denaro, Insigne nella sua miglior stagione, soddisfatto dalla proposta di De Laurentiis, sceglie di anteporre il club in cui è cresciuto al fascino dei soldi, rinuncia alla libertà assoluta sui diritti d’immagine perché questa città sa ancora incantare. I soldi non fanno la felicità, lo dimostra Lorenzo Insigne, la bandiera azzurra che non smette di sventolare e fa resistenza al vento che porta via il peso dei sentimenti ed impone la dittatura per cui tutto è misurato secondo i canoni del calciomercato, seguendo l’esempio di Hamsik che in frangenti diversi non ha ascoltato le sirene di Milan e Juventus.
Napoli è una città che sa travolgere, l’entusiasmo ha fatto dimenticare ad Insigne anche il peso dei momenti difficili, dei fischi del San Paolo che, invece, in primavera sono diventati finalmente applausi anche quando la giocata non riesce ad essere produttiva.
Della capacità d’incantare e travolgere ne sa qualcosa Mertens che, dopo un lunghissimo tira e molla, sembra abbastanza vicino al rinnovo del contratto con il Napoli. C’è l’accordo sull’ingaggio che consentirà al belga di guadagnare più di 4 milioni, resta il nodo della clausola che Mertens vorrebbe abbassare per facilitare eventuali acquirenti nella prossima stagione, che siano in Europa o in Cina. Mertens è un giocatore polivalente, può occupare le tre posizioni dell’attacco, che andrà già rinforzato con un’alternativa a Callejon, De Laurentiis non vuole farsi sfuggire un giocatore entrato nel cuore dei tifosi anche per la sua allegria fuori dal campo per poi realizzare un investimento ancora più esoso finalizzato all’acquisto di un altro calciatore per il reparto offensivo. “Ne parliamo fra un anno”, con la strada già spianata per la cessione è il progetto del presidente già realizzato con Lavezzi e Cavani. Yes, we can, avrebbero detto negli States ma tutto ciò è possibile grazie ad una città che sa incantare e travolgere. Insigne si è fatto già sedurre, Mertens è ad un passo dal sì e per la settimana di Pasqua ha portato a Napoli tutta la sua famiglia, oltre agli avvocati che curano i suoi interessi.
Ciro Troise
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