Classe ’97’, ma gioca già come un veterano. Alex Meret sbaglia poco o nulla tra i pali, è un predestinato per tanti addetti ai lavori e al primo anno di Napoli lo sta dimostrando. Infortuni alle spalle, l’ex Udinese sta vivendo la sua prima stagione completa in Serie A e si toglierà lo sfizio di giocare da titolare anche contro l’Arsenal in Europa League. Il portierino azzurro ha rilasciato un’intervista a Il Mattino, cominciando proprio dal doppio confronto d’Europa League: “Sappiamo che sarà una gara difficile, ma noi ci arriveremo al meglio, nonostante lo scivolone di Empoli: conosciamo il loro valore, ma anche il nostro. Sappiamo anche che per migliorarci non dovremo più avere cali di rendimento, ne siamo consapevoli. A Londra ci aspetta una partita difficile ma siamo carichi e ci arriveremo al meglio. Senza dimenticare che domani con il Genoa vogliamo conquistare quei tre punti che ci servono per consolidare il nostro secondo posto”.
Sul gap dalla Juventus: “È evidente, ci serve concentrazione in ogni partita, non bisogna mai sbagliare atteggiamento: per arrivare primi in classifica ci vuole l’approccio giusto sempre, contro ogni avversario. D’altronde, la Juventus lo insegna: sono anni che non perde un colpo. La mentalità è una cosa che hanno dentro. Si vede, si capisce. La Juve sta facendo un campionato incredibile, ha perso pochi punti, al contrario di noi. In generale noi siamo contenti per quello che abbiamo fatto, è un bel secondo posto anche vedendo le difficoltà di chi ci sta dietro, poi se la Juve arriva così tanto più avanti bisogna riconoscere i loro meriti”.
Su Ospina e Karnezis: “Ospina colpisce per la reattività tra i pali. Karnezis è completo come pochi, soprattutto nella tecnica: a lui davvero ruberei ogni cosa”.
Per quanti anni si vede tra i pali del Napoli? “Mi trovo talmente bene qui che vorrei dire per sempre. Diciamo che per un bel po’ di anni spero di restare qui, un posto unico al mondo, in un club tra più importanti d’Europa”.
Sugli infortuni: “Negli ultimi due anni ho avuto infortuni che mi hanno tenuto lontano dal campo per un po’ di tempo. Ogni volta riparto da zero, me lo impongo. Perché non posso stare lì a pensare a quello che mi è successo, a come mi è successo. Non ci penso più. E basta. Perché quando sono in campo non devo farmi condizionare dal pensiero dell’infortunio, altrimenti sarei limitato. E non darei il massimo”.
Sulla città: “Per un friulano non è facile amare Napoli subito, perché da noi c’è più tranquillità mentre qui è tutto molto più caotico. Però ti basta poco per restare stregati dal clima bellissimo. E dopo il primo impatto non si può non apprezzare quello che offre questa città. E mettere da parte tanti luoghi comuni su Napoli”.
Su Ancelotti: “Mi ha subito colpito la sua umanità. Ha un rapporto con il gruppo semplice, tiene tutti in considerazione, dà fiducia a ognuno di noi: è vero, la sua forza è nella gestione del gruppo”.
Su Zoff: “Ho letto le belle parole che ha avuto per me. Essere considerato un suo erede fa venire i brividi perché lui è un leggenda del nostro calcio. Il suo paese, Mariano del Friuli, non è molto lontano dal mio: per carattere un po’ ci somigliamo come tanti che arrivano dalla mia terra. Spero di incontrarlo quanto prima perché sarebbe un sogno. Per me e per mio padre anche. La sua è una carriera straordinaria. Io rispetto a lui qui, però, vorrei vincere lo scudetto. Lui non ci è riuscito nel Napoli. Lo vorrei per la gente di qui, per i tifosi che lo sognano. Spero di riuscirci il prossimo anno”.
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