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Mazzarri ha ridato al Napoli la connessione

Dal pressing ai movimenti di Kvaratskhelia si è notata la preparazione della gara

Siamo nell’epoca della connessione. Provate a stare un po’ di tempo senza alcuna connessione ad Internet, soli in mezzo alla gente sprovvisti di cellulare, sarete in ansia, viviamo in una società in cui il concetto di distanza è stato completamente trasformato. Il Napoli era una squadra disconnessa, una casa senza modem in cui si faceva fatica ad attivare l’hotspot perché il segnale scarseggiava.

Mazzarri ha fatto il tecnico informatico, ha messo a posto tutto in poco tempo con il pronto intervento senza neanche tutti gli strumenti a disposizione contemporaneamente tra gli infortuni e i Nazionali in giro per il mondo.

Chi dice che il Napoli ha disputato un primo tempo all’altezza di tanti altri giocati con Garcia è poco attento, non tiene conto del valore dell’avversario che ti costringe ad avere un’attenzione e una disponibilità massimale per limitare la sofferenza. A Bergamo ha vinto soltanto l’Inter oltre il Napoli, non è facile e, infatti, gli azzurri per un tempo sono stati quasi perfetti: ha segnato un gol Rrahmani in lievissimo fuorigioco, Kvaratskhelia ha portato in vantaggio il Napoli, Zielinski e Di Lorenzo hanno avuto l’occasione del raddoppio. Nella ripresa l’Atalanta è venuta fuori, nei primi venti minuti ha schiacciato il Napoli tagliando il campo con la posizione di De Ketelaere tra le linee e riuscendo anche ad attaccare meglio in ampiezza. Rispetto al passato, il Napoli è stato “connesso”, non si è disunito, ha tenuto bene il campo, non si è aperto, ha saputo difendere anche dentro l’area di rigore.

Mazzarri è intervenuto con i cambi, Osimhen può trasformare la vita del Napoli in ogni momento e l’ha dimostrato ancora una volta, cambiando l’inerzia della gara. Prima del suo ingresso, si giocava soprattutto nella metà campo del Napoli, da quando è entrato in campo il pallone ha cominciato a stare di più nella “casa” degli avversari e il gol è frutto di quest’atteggiamento. Il Napoli ha saputo difendersi anche dentro l’area quando era necessario eccetto il cross del gol di Lookman, poi si è ritrovato in campo con prestazioni di livello assoluto: Anguissa è tornato quello dei tempi migliori, Di Lorenzo e Natan hanno giganteggiato nella linea difensiva, Kvaratskhelia ed Elmas hanno dato lezioni di sacrificio nella fase di non possesso. Hanno trovato anche i gol che hanno deciso la partita: Kvara di testa su cross di Di Lorenzo ed Elmas finalizzando un’intuizione di Osimhen che ha letto l’errore di Carnesecchi, la palla intercettata da Cajuste e si è allungato in scivolata per dare ad Elmas l’occasione che è valsa la preziosa vittoria a Bergamo.

Mazzarri, forse ispirato da uno storico testo di Riccardo Cocciante e Mina, ha parlato di feeling. Ci piace chiamarla connessione perché rende l’idea del lavoro di un allenatore che è entrata nell’anima dei suoi calciatori attraverso l’empatia ma anche le intuizioni tattiche. Si è notata la preparazione della gara, l’idea di non alzare i ritmi, controllarli attraverso la gestione del pallone, attirare il pressing dell’Atalanta e poi lavorare sulle imbucate, il consiglio a Kvaratskhelia d’incrociare i movimenti per sfuggire alle marcature raddoppiate e triplicate. La differenza è soprattutto nel pressing alto, nell’idea di difendere in avanti, sotto quest’aspetto rispetto all’era Garcia il passo in avanti è stato di altissimo livello. Non è un caso che due delle quattro occasioni da gol create dal Napoli si sviluppino con palle recuperate nella trequarti avversaria. Lobotka ha recuperato nove palloni, è tornato centrale partendo dalla fase di non possesso prima che della cabina di regia.

Mazzarri è venuto al Napoli per dargli un’identità, l’ha fatto, si nota dai dettagli. In gergo calcistico si chiamano trigger, cioè quei segnali che “attivano” un determinato atteggiamento di pressing e pressione nella squadra che non è in possesso di palla: un retropassaggio, un lancio. Sono principi e situazioni che vanno allenate, Mazzarri ha sfruttato la sua esperienza e l’ha fatto ripescando e rielaborando il lavoro di Spalletti che (come se fosse un curioso scherzo del destino) era anche in tribuna a Bergamo.

Guardate l’azione del primo gol: il ritmo del giro-palla cambia da quando Politano prova la sua giocata classica, il lancio che ricorda il gol di Osimhen a Roma. Un segnale che è ripartita la connessione, si è riacceso il sistema in rete, ora tocca al Napoli non disunirsi al cospetto delle difficoltà e dare continuità al lavoro anche se qualche volta gli episodi non gireranno a favore.

 

Ciro Troise

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