Il Napoli all’Olimpico contro la Lazio, dopo ventuno gare di campionato disputate, ha portato a casa il sesto punto complessivo contro le prime dieci della classifica: tre a Bergamo, uno a Bologna, uno in casa contro il Milan e uno a Roma contro la Lazio. Questo dato basterebbe a configurare la stagione mediocre e complicata in cui sono immersi gli azzurri e anche a comprendere le scelte di Mazzarri che ha costruito una squadra competitiva per le sfide contro la Fiorentina, l’Inter e la Lazio. Il Napoli, dando assoluta priorità alla fase di non possesso, è stato in balia dell’avversario soltanto nell’ultima mezz’ora contro l’Inter in inferiorità numerica per un’espulsione ingiusta.
La partita di Torino e il primo tempo contro la Salernitana hanno fotografato la necessità di cambiare, dare una svolta, Mazzarri si è rifugiato nelle sue certezze, nel sistema di gioco che gli appartiene di più come fece al Torino dopo quattro sconfitte consecutive nell’annata 2017-18.
Le assenze, lo stato d’emergenza hanno poi alimentato il desiderio di trovare una nuova strada dribblando le pressioni di un momento molto complicato. Domenica contro il Verona, una squadra apprezzabile perché nonostante le difficoltà societarie sul campo sta disputando ottime gare, ha vinto contro l’Empoli, fatto soffrire la Roma all’esordio di De Rossi e pareggiato contro il Frosinone, torneranno Anguissa, Simeone, Cajuste, Kvaratskhelia e potrebbero esserci tra i convocati anche Olivera e Traorè. Lo stato d’emergenza sta finendo e deve essere automatico anche un cambio d’impostazione, non può più bastare l’idea per cui basta non prenderle, poi a far gol c’è sempre tempo. L’emergenza ha inciso tanto ma se, con Mazzarri in panchina, su quattordici gare disputate in otto il Napoli non ha fatto gol c’è un problema da risolvere.
Non era certamente la partita contro la Lazio quella in cui pretendere che avvenisse la svolta realizzativa ma domenica al Maradona deve iniziare una “new era” giocando una partita con un approccio propositivo. A Mazzarri tocca la scelta del sistema di gioco, ormai anche De Laurentiis almeno in pubblico sembra aver abbandonato l’idea che questa squadra debba giocare per forza con il 4-3-3. È giunto il momento di essere consapevoli che l’eredità tecnica del calcio di Spalletti è sparita, complici le scelte di De Laurentiis, Micheli e Garcia. Mazzarri ha provato a ricostruire le fondamenta di quel palazzo ma non ce l’ha fatta.
Contro il Verona il Napoli scelga il sistema di gioco che ritiene più opportuno, se Mazzarri trova più certezze nel 3-4-2-1 lo porti avanti ma ciò che conta è l’atteggiamento in campo. Il Napoli ha ritrovato la voglia di compattarsi e combattere per il risultato, ha messo a posto la situazione relativa alla condizione atletica e, infatti, gli azzurri stanno dentro le partite con continuità fino al triplice fischio dell’arbitro. Da domenica non può bastare più essere contenti per la rincorsa su Lindstrom all’ultima azione ma bisogna ricostruire il Napoli che comanda il campo, fa la partita e cerca di arrivare alla vittoria contro il Verona con un’identità di gioco definita, propositiva, che abbia l’idea di costruire varie occasioni da gol.
Il Napoli domenica, in attesa di Osimhen, Meret e Natan, avrà una rosa affidabile con alternative in tutti i reparti. Con un attacco in cui si può disporre di Politano, Lindstrom, Raspadori, Kvaratskhelia, Simeone, Ngonge e forse anche Traorè, il Napoli ha sia le scelte per il piano-partita dal primo minuto che le possibili soluzioni a gara in corso. Mazzarri ha saputo cambiare nello stato d’emergenza e ha reso il Napoli competitivo, in alcuni momenti brutto ma complessivamente efficace, ora è necessario avviare la ricostruzione.
Ciro Troise
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