Napoli è una città d’amore, quando sceglie il suo eroe identificandosi, assegnando a lui il compito di contrastare le umiliazioni subite, non lo abbandona. Napoli è una città fedele soprattutto per gli “stranieri” che sposano la sua complessità trovando terreno fertile per il proprio talento. Il legame viscerale con Diego Armando Maradona è la prova più evidente ma lo scambio d’amorosi sensi con Maurizio Sarri non è da meno al punto da non vacillare neanche all’arrivo di Carlo Ancelotti, un allenatore che ha vinto tre Champions League (competizione in cui il Napoli non è arrivato mai oltre gli ottavi di finale), una garanzia di crescita guardando al curriculum, al palmares e ai racconti entusiasmanti dei giocatori che da lui sono stati guidati, il Pocho Lavezzi compreso. Sarri è stato molto più di un allenatore, ha portato lo spirito del tifoso azzurro in campo intervenendo sui cori razzisti ma soprattutto imponendo una strada concreta verso un sogno atteso da 28 anni, la gioia più bella a cui aspirano le generazioni che non hanno visto Maradona o erano troppo piccoli in quegli anni magici per avere un ricordo concreto di quelle emozioni. Lo scudetto a Napoli non è solo un sogno, è il tesoro della felicità calcistica, è il ricordo del 10 Maggio 1987, della monetina di Bergamo, della fatal Verona che si tramanda e unisce le aspirazioni di un popolo che questa volta ha avuto la sensazione di farcela, La potenza della Juventus, dominatrice di un calcio malato e aggrappato ai soldi delle tv come unica fonte di sopravvivenza, e il crollo di un gruppo non abituato a vincere ha spezzato il possibile trionfo ma non la riconoscenza perché le scene emozionanti di Napoli-Crotone resteranno nei ricordi provocando un mix di sensazioni tra orgoglio e amarezza. Per una società che si autofinanzia la partecipazione costante alla Champions League è la via più facile per alimentare i propri ricavi, il Napoli di Sarri, oltre al “patrimonio dell’immateriale” che tiene in vita ancora il calcio facendo appassionare i “tifosi-clienti”, ha portato il club di De Laurentiis in una nuova dimensione economica, pensando anche alla fonte di enormi ricavi che può determinare la cessione di alcuni titolarissimi. De Laurentiis ha atteso Sarri fino a domenica 20 Maggio e pur non digerendo il blitz di Londra, il rendimento nelle coppe europee e lo scarso impiego di alcuni giocatori, gli ha dato priorità legittimando il suo lavoro nella cena di fine stagione. Al cospetto dei tentennamenti sul suo futuro, dell’attesa per le mosse del Chelsea, De Laurentiis ha voltato pagina, accelerando su un progetto che aveva già in cantiere da alcune settimane. Lo scorso agosto la cena all’Audi Cup ha rafforzato un rapporto d’amicizia che già esisteva ma i contatti concreti sono iniziati tra fine aprile e inizio maggio. Il blitz di Sarri a Londra ha scatenato l’orgoglio di De Laurentiis, la convinzione di preparare il cambiamento e la consapevolezza di dover alzare l’asticella per puntare a crescere dopo il triennio di Sarri. Ancelotti ha avuto le garanzie economiche e tecniche, chiedendo la permanenza di Koulibaly, Zielinski e Insigne, prima di sottoscrivere il “draft contract”, ha discusso con Giuntoli e poi tra il 21 e il 22 Maggio si è passati alle mosse ufficiali, con la cena di Roma e l’incontro del giorno successivo. Ancelotti voleva rientrare in Italia, ha preferito il Napoli alle offerte della Nazionale e dalla Cina perché l’avventura alle porte lo affascina, consapevole del valore tecnico degli azzurri e della possibilità concreta di poter migliorare l’organico. De Laurentiis, dopo la ricca sponsorizzazione di Qatar Airways per la Roma reduce dalle semifinali di Champions League, vuole crescere in Europa e Ancelotti ha colto anche questa sfida.
Ciro Troise
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