“Basta solo una regolatina al gigler”, aveva detto Ancelotti nel confronto con i tifosi a Dimaro-Folgarida. Re Carlo ha mantenuto la promessa e sta provando a conservare l’impianto di gioco di Sarri modificando degli aspetti. Il Napoli naturalmente non è la macchina straordinaria di qualche mese fa, sarebbe ingiusto paragonare una squadra che esprimeva tre anni di lavoro su una filosofia di gioco con un’altra agli esordi. Le idee poi sono diverse, il sarrismo è un’ideologia, si fonda sulla ripetitività di certi meccanismi sia in fase difensiva che offensiva: il criterio dell’armonia della linea in fase difensiva, il mantenimento di una squadra corta che gestisce in continuazione il possesso palla attraverso la ricerca dei triangoli e il “palla avanti-palla dietro-palla nello spazio” che sta esaltando gli inglesi del “Sarri ball”. Ancelotti ama il calcio propositivo, il suo Milan ha fatto la storia unendo divertimento e vittorie ma non ha un’ideologia di riferimento, ha osservato attentamente ciò che ha a disposizione e ha tentato una strategia per migliorare il Napoli nell’ottica degli obiettivi societari. Crescere non significa fare 92 punti o accorciare il divario con la Juventus che ha condotto un mercato da big europea ma tentare di far meglio nell’arco delle tre competizioni, con un occhio di riguardo verso l’Europa. Ancelotti per farlo ha scelto di conservare il sistema di gioco, l’impianto tattico, certi meccanismi che ormai gli stessi calciatori declinano a memoria a prescindere dall’allenatore in panchina (l’esempio più calzante è l’intesa tra Insigne e Callejon) ma sta tentando gradualmente di introdurre delle sue idee. La condizione non ancora ottimale, i ritmi d’inizio stagione incidono ma è evidente che la velocità del giro-palla del Napoli sarriano è un ricordo: contro la Lazio il Napoli ha effettuato 17.4 passaggi al minuto contro la media di 20 della scorsa stagione ma comunque più della Lazio con 14.7. Questo dato deve migliorare, altrimenti gli azzurri, in partite con ritmi più alti, possono soffrire l’eventuale pressing alto degli avversari. La Lazio, infatti, ha recuperato 18 palloni nella metà campo degli azzurri, il Napoli solo 9 in quella avversaria. Ancelotti sta provando a costruire altri aspetti per affrontare due problematiche dell’eredità di Sarri: fare in modo che gli avversari non leggano sempre lo spartito del Napoli e gestire il livello di condizione atletica per regolarizzare l’andamento della squadra. L’ex allenatore del Bayern Monaco ha grande stima del potenziale offensivo e ha modificato un aspetto importante del lavoro svolto nella fase di non possesso: il Napoli non si chiude con due linee da quattro ma mantiene il 4-3-3 anche quando perde palla, lavorando così sul posizionamento e non sulle distanze per la copertura difensiva. Quest’idea consente a Callejon e Insigne di gestire meglio le energie, di partire più avanti nella conduzione delle ripartenze ma aumenta i varchi concessi tra le linee soprattutto se il centrocampo non è perfetto nei movimenti. Inzaghi, infatti, l’aveva preparata con la ricerca del lancio e l’inserimento a rimorchio di Luis Alberto e Milinkovic Savic, considerando le difficoltà in fase difensiva di Hamsik e Zielinski. Nei primi 25 minuti il piano era riuscito ma la reazione del Napoli ha ribaltato l’inerzia dell’incontro, sia nella prestazione che nel risultato. Tra le innovazioni di Ancelotti c’è la partecipazione più spiccata degli esterni bassi alla manovra, sulla linea di centrocampo in fase di possesso e, infatti, il gol del vantaggio nasce da un cross di Hysaj, la più costante ricerca della verticalizzazione, in cui emerge il contributo di Hamsik regista, e la duttilità nell’interpretazione della gara. Il Napoli, dopo la rete di Insigne, ha abbassato il baricentro di circa sei metri, è parso più compatto e stretto, come voluto anche da Ancelotti con i suoi cambi. “Nei primi minuti si è avvertita la pressione di Wolfsburg”, Ancelotti ha risposto alle polemiche dell’ambiente predicando la ricetta della totale serenità ma è servita una scossa per accendere l’orgoglio e le dinamiche di una squadra forte e che ha cambiato pochissimo. Il gol di Immobile ha “svegliato” il Napoli che ha costruito il successo in rimonta tra l’eredità di Sarri e la serenità di Ancelotti che aveva bisogno della vittoria della fiducia, dell’iniezione d’entusiasmo che deve rappresentare benzina per scacciare l’estate delle illusioni e della negatività.
Ciro Troise
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