“Non so se schiererò la stessa formazione mercoledì, se qualcuno è affaticato o stanco lo cambierò, siamo riusciti a far riposare Insigne e Callejon, abbiamo tolto uno spezzone anche ad Allan e, quindi, spero che i recuperi siano importanti per tutti ma se qualcuno non è al meglio è inutile insistere”, così Sarri nella conferenza stampa dopo la gara contro il Benevento. La sensazione è che il suo Napoli abbia soprattutto la formazione dei titolarissimi come riferimento culturale ed ideologico. Dopo il primo ko stagionale, Sarri si è aggrappato al Napoli che gli piace di più in questo momento per avere delle risposte. La sconfitta in Ucraina ha fatto male non solo per il risultato finale, per gli equilibri del girone F ma anche perché lo Shakhtar Donetsk ha vinto con autorevolezza, ha colpito il Napoli con le sue armi: la velocità, le idee di gioco.
Il Benevento arrendevole, convinto di non farcela visto al San Paolo non rappresentava un test complicato ma la differenza riguardo all’approccio rispetto a quello avuto contro Atalanta, Bologna e Shakhtar Donetsk, è stata evidente. Le scelte di Sarri producono tante domande riguardo al tour de force che attende i suoi ragazzi: come sarà gestita la Champions League? Il turn-over in Ucraina rivela che il campionato ha un’attenzione prioritaria rispetto agli impegni europei? Contro la Lazio e la Spal di nuovo fiducia incondizionata ai titolarissimi?
Gli interrogativi poi diventano ancora più fitti quando c’è da analizzare la condizione di Mertens, giocatore in questo momento determinante sia sotto il profilo dello sviluppo di gioco che realizzativo. “Un animale affamato di gol”, l’ha definito Sarri. Un affresco molto importante sull’attaccante belga che ormai ha acquisito tutte le caratteristiche del centravanti: l’individualismo, la ricerca ossessiva del gol, la sensazione che sia lui a trascinare la squadra e non viceversa.
Il Mertens 2.0 ricorda Gonzalo Higuain nell’approccio alla partita, ha scoperto di essere un centravanti a ventinove anni ma ha imparato così bene il nuovo ruolo che il cosiddetto falso nueve è diventato uno degli attaccanti più veri del campionato al punto da avere legittime ambizioni per il titolo di capocannoniere.
Milik scalpita e cerca di farsi trovare pronto, non è ancora brillante ma i suoi numeri sono di buon livello. Il centravanti polacco, da quando è al Napoli, ha segnato dieci gol in ventisei presenze di cui solo dieci dal primo minuto.
Nel suo percorso c’è la rottura del crociato, per un giocatore con la sua struttura fisica il recupero completo sotto il profilo agonistico non è un processo semplice.
Sarri non dovrà farsi condizionare dalla “grande bellezza” del suo Napoli quando è in giornata e dalla fame del “bomber animale” Mertens, ha bisogno di lavorare ad un’alternativa tattica che abbia Milik come riferimento. 74 gol da quando indossa la maglia azzurra, 51 da quando c’è Sarri, 40 negli ultimi tredici mesi, 36 in 42 presenze da centravanti, quasi la media di una rete ogni volta che scende in campo. Si tratta di numeri stratosferici ma guai a considerarli un’”assicurazione” sulla formazione iniziale che spenga le ambizioni di Milik. Valorizzare al massimo un campione come Mertens e tenere pronto Milik sviluppando varie soluzioni tattiche è la sfida che deve vincere Sarri. Talvolta entrambi in campo nel 4-3-3 o 4-2-3-1 può rappresentare un’idea ma lo “scattista” Mertens a volte potrà non bastare per vincere e c’è bisogno, quindi, di far lavorare il Napoli in maniera diversa, con l’ampiezza e le sponde per esterni offensivi più vicini al centravanti o centrocampisti che s’inseriscono. Alla “spiaggia” si arriva con la rosa, Sarri lo sa, deve solo rimanere lucido davanti alla bellezza del tridente dei piccoletti. Non è assolutamente un compito semplice ma le grandi stagioni passano per scelte difficili.
Ciro Troise
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