“Ho scelto Napoli per l’entusiasmo, volevo una sfida del genere dopo la calma di Parigi e la tranquillità di Londra”, alla vigilia della gara contro la Lazio, la prima ufficiale da allenatore del Napoli, Ancelotti sottolineò così anche le emozioni che può trasmettere parlando la lingua italiana dopo nove anni circa trascorsi all’estero. “Dovremo essere bravi a noi ad offrire uno spettacolo bello in modo che chi ci sarà potrà convincere gli altri”, così Ancelotti parlò prima di Napoli-Fiorentina, quando al San Paolo si recarono solo ventimila tifosi circa. Lo stadio pieno non si è ancora visto in questa stagione, nonostante il miniabbonamento a prezzi popolari contro il Liverpool a Fuorigrotta c’erano circa 40000 spettatori ma il Napoli in casa si esalta, acquisisce sicurezze, lo dicono i numeri. Gli azzurri hanno vinto le cinque gare interne tra campionato e Champions League, segnando dieci reti e subendone soltanto due. In trasferta il rendimento non è così esaltante, in cinque partite sono arrivate due vittorie, due sconfitte e un pareggio, il Napoli ha segnato sei reti lontano dal San Paolo subendone otto, ben quattro volte in più di quelle incassate in casa. “Siamo una squadra giovane, non abbiamo ancora la personalità per gestire ambienti ostili”, ha sottolineato Ancelotti. Una frase sincera, che spiega i lavori in corso in casa Napoli, l’impegno dell’allenatore nel plasmare una squadra diversa rispetto alla macchina perfetta di Maurizio Sarri.
Il Napoli fuori casa nello scorso campionato ha lasciato per strada solo tredici punti, restando imbattuto fino al maledetto pomeriggio di Firenze del 29 aprile. Riguardo agli uomini, il Napoli ha cambiato poco: sono andati via Jorginho e Reina tra i titolarissimi ma il rendimento che ha fatto sognare lo scudetto era frutto di tre anni di lavoro su meccanismi acquisiti a memoria riversando la maggior parte delle proprie forze solo sul campionato. Il Napoli di Ancelotti non può esprimere quelle certezze, è alle prime pagine di un nuovo libro impostato su esigenze diverse. Non un gruppo di titolarissimi da cui tirare fuori il massimo, un’ideologia di calcio da mettere in campo nel modo più preciso possibile ma una gestione della rosa che punta a tirar fuori il meglio da tutti rendendoli sempre partecipi e un altro sistema di gioco, il 4-4-2 dove far crescere i calciatori con la lettura di situazioni diverse e la capacità d’interpretare più ruoli anche nella stessa partita, basta osservare il movimento di Ounas e Verdi nel primo tempo contro il Sassuolo, alternandosi nei ruoli di attaccante centrale ed esterno sinistro di centrocampo. L’obiettivo è competere sui tre fronti e anche in Champions League il Napoli si sta facendo rispettare nonostante un girone molto complicato e valorizzare l’intero organico, De Laurentiis ha individuato queste strade per far crescere il suo Napoli dopo che Sarri aveva sfiorato la vittoria portando al massimo della valorizzazione i titolarissimi più impiegati. Gli esempi più significativi riguardano Koulibaly per cui sono stati rifiutati 90 milioni di euro dal Manchester United e Jorginho, pedina fondamentale per il passaggio di Sarri al Chelsea che ha permesso al Napoli d’incassare circa 60 milioni. Ancelotti ha schierato i ventuno calciatori disponibili e tutti hanno avuto almeno una chance dal primo minuto, l’ultimo è stato Ounas che ha segnato il primo gol in serie A e ritrovato la Nazionale algerina. Dopo tre stagioni di una meravigliosa anomalia, Ancelotti ha scelto la sua strada, l’obiettivo è arrivare nelle fasi decisive, in primavera in maniera brillante. “Voglio portare a casa qualcosa, non sono venuto qui a pettinare le bambole”, ha più volte spiegato ai tifosi.
Ciro Troise
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