“Preferisco trovare un giocatore del Verona, pagarlo 3 milioni di euro piuttosto che investire su un territorio così difficile”, De Laurentiis parlava in questo modo a Castel di Sangro del settore giovanile. La verità è che il Napoli è una via di mezzo, non investe abbastanza né sulla capacità del vivaio di tirar fuori i talenti a partire dall’attività di base né sullo scouting. C’è Lorenzo Insigne, il miglior giocatore italiano in questo momento, nel corso degli anni poi è venuto fuori un tesoretto da Sepe, Maiello, Dezi, Luperto, Vitale, Izzo, Tutino e Gaetano ha dimostrato anche alla Cremonese di avere delle qualità interessanti.
Tutto questo patrimonio non è bastato per convincere De Laurentiis a dedicare un impegno maggiore al vivaio che, soprattutto in un contesto complesso come il calcio ai tempi della crisi acuita dalla pandemia, può dare risultati preziosi.
La Primavera del Napoli è l’immagine di una crisi di progetto
La Primavera del Napoli, che fa fatica a risalire la classifica nella B della categoria, è l’immagine di una crisi di progetto. I 3 milioni per il giocatore del Verona non si sono mai visti, nella formazione di Cascione c’è solo Idasiak nell’ambito della ricerca internazionale di giovani di talento. Il portiere polacco è di ottimo livello e rappresenta un affare perché il Napoli l’ha pagato complessivamente intorno ai 60000 euro, sfruttando anche il cartellino di Lasicki. Gli altri ragazzi che completano la Primavera arrivano in prestito oppure a costi molto bassi.
Da Novothny a Bruno Uvini, da Radosevic a Zerbin, da Zanoli a Sgarbi, da Leandrinho a Mezzoni, la “crisi di progetto” è nella via di mezzo. Pochissimi innesti sul mercato hanno generato grandi vantaggi per il Napoli, alcuni tecnicamente non sono riusciti neanche a fare la differenza in Primavera che, infatti, è retrocessa negli inferi della serie B.
La squadra di Cascione ha rimediato tre sconfitte consecutive e sofferto tanto quando non aveva Costanzo, Cioffi, D’Agostino, in quest’ibrido poco chiaro sono ancora i ragazzi pescati nelle scuole calcio locali e cresciuti durante tutta la trafila nel vivaio azzurro (come anche Labriola e Vergara) a rappresentare le speranze di ritorno in Primavera 1.
È una stagione fortemente condizionata dalla pandemia, ci sono state varie interruzioni ma vedere la Primavera del Napoli che soffre in serie B è una ferita inaccettabile. Altre big della serie A hanno avuto la stagione sfortunata e sono retrocesse ma hanno avuto la forza di rialzarsi subito, come per esempio il Milan e la Lazio.
Risalire in Primavera 1 dev’essere una priorità di tutti
Tutto è ancora rimediabile, ci sono tre gare di recupero che possono spedire il Napoli a caccia della terza e della seconda posizione che valgono i play-off, il Pescara, che ha sconfitto gli azzurrini sia in casa che in trasferta, al primo posto sembra scappar via ma le dieci partite che mancano per i ragazzi di Cascione possono ancora trasformare gli equilibri.
Le interruzioni, l’emergenza della prima squadra, le assenze per Covid rendono quest’annata complessa per tutti, però c’è una costante nelle partite della Primavera.
La squadra non ha trame di gioco riconosciute che possono esaltare la qualità degli interpreti, ci si affida alle iniziative dei singoli. Non c’è mai stata un’idea di proposta offensiva su cui puntare, a seconda dei momenti si è chiesto ai ragazzi d’interpretare diversi sistemi di gioco, alcuni anche complessi per incastrare le caratteristiche di tutti.
Il Napoli ha giocato 12 partite perdendone quattro (una ogni tre), portando a casa tre pareggi e cinque vittorie, di cui una sola in trasferta contro la Salernitana ultima in classifica.
Nonostante il divario tecnico a favore degli azzurrini rispetto a quasi tutte le squadre, abbiamo visto soltanto in poche occasioni una squadra dominante, convincente: contro l’Ascoli in Coppa Italia, il Crotone in campionato mentre col Benevento è stata apprezzabile la capacità di non snaturarsi in dieci uomini. È una squadra che segna poco, sono solo 18 i gol realizzati in dodici partite (la media di 1,5 a partita).
Il Napoli per blasone, tradizione, livello raggiunto nel calcio italiano, deve avere una Primavera da serie A, che si forma, in vista del salto del professionismo, affrontando un campionato competitivo. La Serie B è un doloroso passaggio da chiudere quanto prima, dev’essere una priorità di tutti: società, dirigenza, allenatore e calciatori.
Ciro Troise
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