Nel mondo ci sono vari modi di fare calcio: il più semplice è quello dei top team che puntano a crescere, a combattere i propri limiti facendo esclusivamente ricorso al mercato, ad investimenti di grandissimo respiro, la strada più complessa è puntare sul lavoro, sul progresso tattico, sulla maturazione del collettivo.
Il Napoli ha bisogno del mercato per aggiungere forze fresche, strutturare nuove soluzioni di gioco e correggere delle tendenze negative. La macchina da gol è un vecchio ricordo, le 115 reti del secondo anno di Sarri appartengono alle dolci carezze della memoria. Il Napoli da tre anni è in calo sotto il profilo realizzativo, nell’anno dei 91 punti ha segnato 18 gol in meno rispetto all’annata precedente, nella scorsa stagione il Napoli ha chiuso a 92 reti realizzate e probabilmente il saldo sarà negativo anche al termine di tutte le competizioni in cui sono impegnati gli azzurri (realizzati finora 63 gol in 41 partite).
L’assalto ad Osimhen, che potrebbe prendere il posto di Milik, ha questo scopo: aumentare la forza offensiva, aggiungere un profilo abile nell’attacco alla profondità, degli spazi, un giocatore che scompagina la consueta proposta offensiva del Napoli.
Il mercato, però, non basta, anzi la strada maestra è il lavoro, lo sa bene Gattuso che ha ricostruito l’identità del Napoli smarrita nella fallimentare era Ancelotti. “Voglio una squadra che abbia più anime, che sappia leggere i momenti delle partite”, diceva Re Carlo puntando ad un miglioramento che abbiamo visto in rare occasioni. Gattuso sotto quest’aspetto ha dato tanto al Napoli che sa essere camaleontico, abbassarsi quando c’è bisogno di soffrire, palleggiare in maniera insistente sulle catene laterali, macinare gioco quando c’è da fare la partita, cercare la palla a scavalcare la linea quando c’è la possibilità. Sotto il profilo della personalità la vittoria di Verona dopo i festeggiamenti della Coppa Italia e il successo con prestazione seria contro la Roma dopo la mazzata di Bergamo rappresentano dei segnali.
C’è tanto ancora da lavorare, la fame, la crescita nella concentrazione, la capacità di gestire le proprie forze sono le caratteristiche che differenziano i gruppi con la predisposizione alla vittoria da quelli che, pur dotati di ottime qualità, vengono meno sul più bello come ha fatto il Napoli storicamente in varie situazioni. Contro la Roma il Napoli ha subito una rete su una ripartenza sviluppata da una palla persa da Milik nell’area avversaria, con otto azzurri nella metà campo avversaria. Una squadra cinica, con la mentalità vincente mantiene l’equilibrio soprattutto perché è in vantaggio, quando è consapevole che col caldo e le partite ogni tre giorni non si può essere al massimo.
Le caratteristiche del centrocampo, con Fabian Ruiz e Zielinski più proiettati alla fase di possesso che al ripiego difensivo, rendono indispensabile la tenuta delle distanze, l’organizzazione di squadra flessibile a seconda dei momenti delle gare. Se dovesse partire Allan, un profilo alla Nandez o alla Kessie con un passo più rapido sul lungo, capace di coprire più metri di campo, potrebbe essere utile, sarebbe una soluzione più difensiva considerando il talento di cui godono Fabian Ruiz e Zielinski a cui difficilmente si può fare a meno.
La mentalità è l’aspetto su cui insiste tanto Gattuso in ogni intervista, il finale di questa stagione è un bivio fondamentale in tal senso. Il Napoli dei 91 punti nacque sei mesi prima nell’autostima, facendo bella figura contro il Real Madrid al Bernabeu.
Ciro Troise
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