“Vincere è l’unica cosa che conta”, la pressione del “zero tituli” di mourinhiana memoria non possono appartenere al Napoli che ha conosciuto il gusto del trionfo solo nell’era Maradona. Il tifoso azzurro da bambino sceglie l’identità, l’emozione di una delle pochissime grandi città d’Europa che non conosce derby, che forse proprio nel calcio riesce a trovare l’unità, la solidarietà emotiva che viene meno a causa delle diseguaglianze sociali. “Nel frattempo c’innamoriamo del viaggio”, diceva Sarri in conferenza stampa quando il Napoli volava, macinando gioco, vittorie e diventando un punto di riferimento in Europa. La strada giusta è tornare a questa consapevolezza, il Napoli non è una corazzata abituata a vincere ma una realtà che con i meccanismi di gioco, la compattezza, la determinazione, lasciando per strada le coppe, sta combattendo i dominatori del calcio italiano degli ultimi sei anni, una squadra dalla dimensione internazionale che ha collezionato due finali di Champions League nel ciclo recente. Il 3 Marzo è cambiata l’annata del Napoli, prima il gol di Dybala in Lazio-Juventus e poi l’effetto Dzeko hanno spento l’entusiasmo agli azzurri, hanno tolto fiducia annullando la sensazione di sentirsi invincibili dopo un percorso così esaltante. Il Napoli ieri ha portato a casa la ventiquattresima vittoria in campionato in trentuno partite, la trentesima stagionale, in serie A ha la stessa media punti del Bayern Monaco già campione di Germania. Contro il Chievo Verona è arrivata l’ottava rimonta, la lezione di sport di Milik, Diawara e dell’intero gruppo azzurro anche al San Paolo intristito dai cori contro De Laurentiis e dai fischi ad Insigne è il tesoro da custodire per il rush finale. Il Napoli è squadra di meccanismi, non d’individualità, deve ritrovare la leggerezza per superare la stanchezza, lo stress mentale per cui ogni partita trasmette le sensazioni dell’ultima spiaggia. Il pazzesco finale di Napoli-Chievo può essere un nuovo “sliding doors” annullando l’effetto Dzeko di quel sabato maledetto che ha colpito con eccessive negatività il gruppo a disposizione di Sarri. Un aiuto può arrivare dalle forze fresche, l’impatto di Milik contro il Sassuolo e il Chievo è stato devastante, alimenta anche i rimpianti per l’infortunio che l’ha tenuto fuori per tanto tempo. Con il centravanti polacco, probabilmente sarebbe stata risolta anche una delle cinque partite terminate senza riuscire a far gol e anche le coppe sarebbero state affrontate con maggiore serenità. Manca soprattutto la lucidità negli ultimi venti metri, Mertens e Insigne non vanno a segno da più di un mese. Sarri deve riuscire a gestire il momento mantenendo equilibrio, sfruttando il momento di Milik senza abbandonare Mertens, uomo-chiave per il rush finale. La difesa del Milan senza Bonucci e Romagnoli potrebbe concedere tanto, la capacità di Mertens di muoversi negli spazi, di non dare punti di riferimento potrebbe essere un’arma devastante con la carta Milik pronta a subentrare. L’assedio contro il Chievo Verona ha prodotto 35 tiri di cui 14 con Milik in campo, il Napoli arriva al finale di stagione logorato dall’assenza d’alternative in vari ruoli, soprattutto sul fronte offensivo, ma anche con la consapevolezza d’avere un’alternativa tattica e di saperla anche mettere in campo. Contro il Sassuolo e il Chievo il Napoli ha costruito occasioni da gol con i lanci lunghi, giocando in ampiezza con qualche cross, rendendosi pericoloso di testa e talvolta provando anche il tiro da distanza. Il gap con la Juventus è soprattutto sui gol fatti (ben otto in più), sta facendo la differenza più delle tre reti subite in meno e avere a propria disposizione nuove idee per attaccare la porta avversaria è una risorsa. A sette partite dalla fine, conta solo crederci perché anche la Juventus non sta benissimo, dalla Spal al Benevento la flessione è evidente, lo dimostrano anche i sei gol subiti tra campionato e Champions League.
Ciro Troise
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