L’elettrizzante attesa sta per volgere al termine, Real Madrid-Napoli è alle porte. Non è solo una partita di calcio, è il dolce ricordo di chi c’era trent’anni fa e si è gustato il Napoli di Maradona, forse accompagnato da un velo di malinconia per l’esito della doppia sfida del 1987, e le emozioni “dei tifosi della sofferenza”, quelli che hanno patito le peripezie della maglia azzurra sui campi della B e della C e che considerano il Real Madrid un sogno che s’avvera.
Madrid sarà invasa da un fiume azzurro, il desiderio di affermare “io c’ero” ha travolto tutti, a cavallo di San Valentino la capitale spagnola sarà travolta da un viaggio d’amore. Ancora una volta il calcio che diventa strumento di riscatto per una città che supera costantemente i disagi attraverso la passione, l’attaccamento ai suoi simboli. Il Napoli lo è, così come l’uomo più importante della storia del club, Diego Armando Maradona, che sarà al fianco degli azzurri all’Hotel Mirasierra in quest’avventura.
Il vissuto emotivo di questa gara deve travolgere i protagonisti nella misura giusta, senza farsi soffocare dall’entusiasmo popolare che, invece, deve diventare solo uno strumento per trovare ulteriore carica, fiducia nei propri mezzi e le sensazioni giuste per poter andare oltre il divario tecnico tra le due squadre.
Il Napoli ha una straordinaria organizzazione di gioco che, con gli spazi concessi dal Real Madrid, può diventare un’arma letale ma nel calcio fa la differenza soprattutto il talento dei singoli e Zidane ha l’imbarazzo della scelta riguardo agli uomini che possono risolvere la sfida in qualsiasi momento. Cristiano Ronaldo e compagni contro l’Osasuna sono apparsi poco reattivi, alla ricerca di un’identità tattica non ancora assorbita ma non bisogna farsi ingannare dalla gara di sabato sera, contro il Napoli sarà un altro Real.
La rosa del Real Madrid vale quasi il doppio di quella del Napoli: 766,80 milioni di euro l’organico a disposizione di Zidane, 324,75 quello su cui può contare Sarri. Possono sembrare dati banali e scontati ma servono a fotografare il divario tra le due realtà, per ricordare che il sogno è accompagnato dalla splendida leggerezza che trasmette entusiasmo se non s’abbandona mai la consapevolezza di essere Davide contro Golia.
Al netto della differenza di spessore economico con il club campione d’Europa e del mondo, agli ottavi di finale di Champions il Napoli è chiamato non ad immaginare un’impresa ma ad un miracolo sportivo. La storia del mondo del pallone è ricca d’esempi in cui il più debole sovverte gli equilibri e s’afferma sul più forte, quindi i miracoli possono avvenire, tutto l’ambiente azzurro deve crederci senza mai sottovalutare, però, il gap strutturale con i galacticos.
Il Napoli è apparso in crescita nelle ultime settimane sotto il profilo della personalità, della maturità, della capacità di adattarsi al contesto della partita e su quest’aspetto il Bernabeu è la prova del nove. Bisogna superare il “miedo scenico”, il “rapimento della coscienza” che trasmette la grandezza del Real Madrid. Tre anni fa a Madrid è scesa in campo la Primavera per gli ottavi di finale di Youth League, dopo aver assaporato a lungo la prospettiva di portare la gara ai rigori fu un gol all’ultimo respiro di Febas a condannare gli azzurrini. Non si giocò al Bernabeu ma al centro sportivo di Valdebebas che non ha la maestosità dello stadio dei campioni del mondo ma allo stesso tempo è capace di imporre il rispetto nei confronti di un avversario che ha un peso decisivo nella storia del calcio. Il Napoli deve farsi trascinare dalla leggerezza del sogno, scacciare via le paure, saper soffrire quando ci sarà bisogno e colpire nelle occasioni in cui sarà possibile. Il divario è soprattutto nell’abitudine alla vittoria, alle sfide decisive analizzando le due rose, la paura è il più grande alleato dell’inesperienza, bisogna tenerla fuori dall’inferno di Madrid per uscire indenni dalla casa dei blancos e giocarsi tutto a Fuorigrotta, dove in Champions League ha vinto solo il Besiktas nel maledetto periodo immediatamente successivo all’infortunio di Milik. Al San Paolo non passarono il Bayern Monaco, il Chelsea e il Manchester City, perché dovrebbe riuscirci il Real Madrid?
Ciro Troise
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