TRE punti al Napoli. Conviene, tra tanta paura, restare calmi e solidarizzare con Carlo Ancelotti, però, avvertendolo di non farsi frastornare da nessuno. Il Napoli, visto contro il Parma era tutt’altro da buttar via. Ho rivisto, con enorme sollievo, Malcuit tenere Di Gaudio e ho parlato di sollievo perché se non fosse stato così la vicenda del francese sarebbe diventata molto triste. Mario Rui ha fatto il suo con molta onestà; mi riservo solo, se Ancelotti non se ne dispiace molto, di ricordare al ragazzotto portoghese che la marcatura è mossa fondamentale del gioco del calcio di un difensore. Anche Maksimovic sembra non proprio del tutto scaduto. Karnezis ha riafferrato, contro il Parma, la maglia di titolare che stava per sfuggirgli. Di Albiol dico che se l’interpretazione della linea difensiva deve continuare ad essere affidata al difensore spagnolo Ancelotti farà bene ad ancorare, come si conviene, in zona arretrata, non solo il playmaker di turno ma anche Mario Rui. Con la presenza di Koulibaly, comunque le cose migliorano, ha fatto bene col Torino anche il giovane Luperto. Il difetto, però notato, è la fregola da parte di tutti di andare a cercare gloria avanti. Ma a questo punto entrano in ballo i centrocampisti del Napoli; la posizione della squadra sul terreno di gioco sono i centrocampisti a darla. Se Hamsik, Allan e Zielinski si dedicano anche loro ai raid offensivi è chiaro che tutti i reparti perdono la bussola e non rispettino più gli incarichi che sicuramente Ancelotti ha loro affidati. L’equilibrio del Napoli apparso brioso e piacevole mercoledì ma anche troppo disinvolto, è dal centrocampo che deve essere fissato. Personalmente non avremmo incertezze nel dire ad Allan di diventare più misurato; a Zielinski poi consiglieremmo di situarsi sulla linea di Allan, ad Hamsik di spostarsi di quei cinque o dieci metri utili per una regia offensiva più accentuata. Ma a centro della squadra bisogna sempre che si vedano i laterali che sono Allan e Zielinski, con Hamsik vertice più avanzato del triangolo. E i terzini faranno bene a ricordare che andare sistematicamente oltre i propri laterali significa alimentare l’anarchia tattica, che può anche risultare piacevole in qualche occasione ma che alla lunga danneggia, logora, impoverisce.
Quadrata la base (in attesa che Mertens si restituisca al popolo nella maniera che il popolo desidera) andiamo all’attacco con le tre ali tre. Callejon, però, faccia la cortesia di non spendere tutto nella prima mezzora di gioco. Insigne e Mertens, poi integrino, come del resto abbiamo visto tantissime volte, il movimento di Callejon, non con altro movimento ma con la determinazione, con il coraggio. Mertens giocò bene contro il Parma ma quasi con timidezza, ebbe esitazioni in fase di fuga. In area di rigore picchi senza pietà come ha fatto per più di 50 volte, ha tantissime doti non può averle dimenticate nel mondiale russo. E’ il suo momento, bastano tre botte ferme e il campione che è in lui esploderà.
Il campionato è in piedi; è molto stupida la posizione assunta da molti nei confronti del Napoli. La Juventus sembra compagine di giganti lontani e imbattibili. Non è vero affatto. Il Napoli, avesse, trovasse o inventasse un mazzolatore all’attacco, dopo il recupero di Ghoulam e i rientri di Younes e Meret, può largamente farsi rispettare. E’ una questione di morale. Il Napoli rappresenta la squadra di calcio di una città che in molti ancora stentano a riconoscere come la prima città del Meridione d’Italia. Roma sta cercando disperatamente di portarla al suo rimorchio, favorendo lo spostamento dell’asse meridionale, guarda caso, proprio in Puglia.
Questo discorsetto che parecchi giocatori del Napoli non capiranno ci terrei che lo afferrassero, Ancelotti, che pure è romagnolo, e il napoletano Insigne. Si, da costoro anche un millimetro di difesa del buon prestigio campano si pretende. Napoli non può restarsene pigra e oziosa a rimirare il sud che si agita. Anche al calcio è affidata una parte! Sappia interpretarla il Napoli questa parte e gli italiani che vi giocano dentro abbiano la forza di imporre delle ragioni che non solo di palato sportivo. Bari da tempo spinge e sfonda; la vecchia Napoli pigra e oziosa non si muove. Lo sport (ammesso che il calcio lo sia) affratella ma serve anche a mo’ di sveglia. La Campania arretra e nessuna voce si solleva a incoraggiare, a stimolare. Ricordiamo al Napoli queste pur apparentemente futili cose e auguriamoci che anche per questo si batta a Torino.
Ferdinando Troise
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