Kalidou Koylibaly ha rilasciato una lunga intervista a So Foot: “Lo scudetto l’abbiamo perso contro squadre che avremmo dovuto battere: Sassuolo, Milan, Chievo. Anche se giocare sempre dopo la Juve non era facile, perché influisce sulla pressione per il risultato. Capisco che fossero in Champions, ma ad un certo punto ne sono usciti ed è stata dura psicologicamente. E difficile è stato assistere alla sconfitta dell’Inter con la Juve.
Gol allo Stadium? Non mi ricordo più cos’è successo dopo il gol. Per me è importante restituire l’affetto della gente. Da franco-senegalese ho amato anche Marius Trésor, Desailly, Thuram. Non solo perché neri, ma anche perché si sono integrati in Francia.
Razzismo? Difficile far finta di niente. Ma quel giorno un bambino laziale si scusò per quanto successo. Gli regalai la maglia. La volta dopo i tifosi del Napoli vennero allo stadio con delle maschere con il mio volto ritratto. La prova che mi sono vicini. Il problema è di tutto il Paese e anche i napoletani lo subiscono, perché gente del sud.
Futuro? Ho ancora tre anni di contratto, vedremo. Peccato Reina sia andato via.
Benitez mi chiamò? Ma gli riattaccai in faccia due volte, pensavo fosse uno scherzo. De Laurentiis voleva uno sconto perché ero dieci centimetri più basso di quanto aveva letto su Internet. Mi diede una lezione con bicchieri e forchette al posto di difensori e attaccanti. E mi chiedeva come mi sarei mosso. In quindici minuti ho imparato un sacco di cose»..
Sarri? All’inizio però non mi calcolava. Gli chiesi di essere ceduto. Il club si oppose. Poi iniziò a farmi giocare. E pur di non uscire dai titolari giocavo anche se ero sfinito. Sarri mi ha trasmesso un’altra visione del calcio. Certi allenamenti senza opposizione sono da pazzi”.
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