Benchè qualcuno fosse ottimista e fiducioso per la super sfida contro la Spagna, autentica bestia nera degli azzurri e non soltanto per la cabala, la disfatta, al Santiago Bernabeu di Madrid era più che prevedibile, in particolar modo dopo la scelta del tecnico, ex Torino, di adottare un 4-2-4 deleterio e poco incisivo, come poi ha dimostrato la partita. Ventura ha dimostrato anche poca memoria, L’Italia di Antonio Conte contro la Spagna ad Euro 2016, e quindi poco più di un anno fa, aveva dimostrato che con la difesa a 3 o comunque con un po’ più di equilibrio e raziocinio la partita avrebbe potuto avere un epilogo ben diverso.
Il fatto è, che in Italia non abbiamo grandi centrocampisti, o forse in questo momento solo Pellegrini sembra avere le stigmate del grande giocatore. Ma è sembrato davvero rischioso far giocare, questa squadra con due soli centrocampisti come De Rossi e Verratti, pur ammettendo che altre soluzioni al momento non vi erano. Per sopperire all’assenza di un altro centrocampista, tuttavia, si è cercato di snaturare Lorenzo Insigne costretto a giocare da mediano e talvolta da terzino lontano 70 metri dal portiere avversario e con un’intesa con Spinazzola (0 match ufficiali in questa stagione) pressochè nulla e tutt’altra rispetto a quella che Insigne dimostra con Ghoulam nel suo club. Qualcuno ha pure puntato il dito sull’attaccante del Napoli, come capro espiatorio della debacle della nazionale di Ventura, il quale in verità ha un parco giocatori a sua disposizione che è quello che è. Tutti i giornali hanno bocciato il talento di Napoli, dalla Gazzetta dello Sport (“Disonora la 10”) al Corriere dello Sport, passando da La Repubblica ad il Mattino il voto non è mai superiore al 5.
Tra quelli che lo hanno criticato c’è anche Gianni Rivera, l’ex stella della Nazionale e presidente del settore tecnico Figc, che ha parlato a Sky della maglia numero 10: “Ormai la danno a tutti, anche ai portieri, anche a Insigne. Conta molto meno di una volta”. Questa è la vita da top player, sempre sotto i riflettori e sempre sotto gli occhi di tutti che si aspettano da te una giocata che possa risolvere le partite. Questo è solo un assaggio di quello che potrebbe trovare mediaticamente Lorenzo al di fuori di Napoli, pressioni due volte superiori a quelle che subisce in questo momento nella sua città e aspettative da campione. C’è poi un altro aspetto che colpisce i giocatori di grande talento. Quando si percepisce un ingaggio da top player e si è accostati a società di prima fascia a livello internazionale, tutti s’aspettano che si faccia la differenza e Insigne ad inizio ripresa, nonostante le criticità tattiche, ha sprecato la palla che poteva consentire all’Italia di riaprire la partita.
Tra tutto questo disordine sembra che, almeno per questa volta, le parole giuste siano quelle del Presidente della Figc Carlo Tavecchio: “Insigne lo farei giocare sempre, calcisticamente sono innamorato di lui per cui ritengo che possa fare tutto e giocare in ogni ruolo.” Ecco, forse proprio ogni ruolo no, però sembra che questa nazionale non possa far altro che prescindere da un giocatore che nella scorsa stagione ha trovato la sua consacrazione personale realizzando 18 reti e 10 assist in campionato e non sbagliando nemmeno una partita.
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