Lorenzo Insigne ha rilasciato un’intervista a “La Repubblica”, ecco quanto evidenziato dalla nostra redazione: “Il Real? Sappiamo che è una grandissima squadra. Davanti c’è Cristiano Ronaldo, il migliore al mondo insieme a Messi. Sarri ci ha detto di stare calmi, sereni, resta una partita di calcio. Magari riusciamo a tornare a casa con un buon risultato in vista del ritorno al San Paolo dove possiamo giocarci la qualificazione. Il San Paolo può incutere timore anche ai campioni del Real. Nostro punto di forza? Il gruppo che Sarri ha creato, nessuno si sente escluso. Tutti sanno che prima o poi arriva la loro occasione, ognuno sa ciò che deve fare. Io unico napoletano insieme a Sepe? Questo aumenta la pressione, i tifosi si aspettano sempre di più da me. Lo stesso accade a Totti, Florenzi e De Rossi alla Roma. Sarri e Benitez? Devo ringraziare Rafa, con lui ho imparato l’importanza della fase difensiva. Prima mi preoccupavo solo di quella offensiva. Ma nel calcio di oggi devi essere bravo nelle due fasi. Sarri mi dà totale libertà negli ultimi 30 metri, lo stesso vale per Mertens e Callejon. Ci chiede però di stare attenti in fase di ripiegamento. Zeman? Con lui esisteva solo la fase offensiva, ti divertivi sempre. Mi ha insegnato a stare lontano da casa, al Foggia era la prima volta e ne soffrivo. Spesso lo si dipinge come uno che non ride mai, in realtà è l’esatto opposto. Scherzava sempre. Se sono qui è grazie anche alla fiducia che mi ha dato. Cosa serve per arrivare in alto? Sacrifici. Ho rinunciato a tante cose per essere qui, a uscire il sabato sera, a fare tardi con gli amici. A Napoli ci sono tanti giocatori di talento che però non sfondano perchè non hanno questa capacità. Io devo tanto ai miei genitori, quando avevo 17-18 anni il coprifuoco era alle 22.30 a differenza dei miei amici che facevano notte. Prima delle partite andavo a letto alle 20. Sono cresciuto in un quartiere operaio, difficile. I miei mi hanno aiutato tanto, sarò sempre grato. Per restare al top servono professionalità e serietà. A chi avrei chiesto un autografo? A Del Piero, per il suo modo di giocare, per il modo di calciare le punizioni, per la sua professionalità. Non discuteva con nessuno, in campo e fuori. Regalo più bello quand’ero piccolo? Gli scarpini di Ronaldo, il fenomeno. Mio padre lavorava al nord e tornava a casa ogni due settimane portando a me e i miei fratelli a comprare scarpini da calcio.”
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