Le partite non si vincono di default, l’organizzazione tattica italiana rende ogni sfida di serie A insidiosa, qualche volta anche per la Juventus come dimostrano i patemi avuti dai bianconeri contro Parma, Genoa, Empoli e Milan (in varie occasioni le decisioni arbitrali avrebbero reso più dure queste difficoltà). Napoli-Chievo fornisce un’antica lezione: nel calcio la presunzione si paga, gli azzurri hanno trasmesso la sensazione di essere convinti anche solo nell’inconscio che prima o poi l’avrebbero vinta. Le partite dopo la sosta hanno proprio l’insidia dell’intensità, la stessa Juventus si fermò contro il Genoa proprio in un’occasione del genere e nell’ultimo turno la Roma ha perso ad Udine, il Bayern Monaco ha pareggiato contro il Fortuna Dusseldorf penultimo in classifica, il Manchester United non è andato oltre lo 0-0 contro il Crystal Palace, il Chelsea di Sarri era irriconoscibile contro il Tottenham, il Real Madrid ha perso 3-0 in trasferta contro l’Eibar. Il Napoli poi ha storicamente il vizio dell’approccio, le dieci rimonte della scorsa stagione raccontano di una squadra che non molla mai ma che ha anche più volte iniziato male le partite. E’ il terzo primo tempo consecutivo in cui il Napoli si esprime al di sotto delle proprie aspettative, contro il Paris Saint Germain ha sofferto la compattezza e l’organizzazione tattica della formazione di Tuchel dopo la gara d’andata e lo “stress da calcoli” che rendeva il pareggio un ottimo risultato soprattutto dopo la sconfitta del Liverpool a Belgrado. Pur con differenze evidenti nell’interpretazione tattica, il primo tempo contro il Genoa e quello contro il Chievo Verona hanno in comune il calo d’intensità. La sensazione è che le scelte di Ancelotti abbiano contribuito a generare negli azzurri l’idea che l’impegno fosse così alla portata al punto da sperimentare nuove soluzioni. Ounas non aveva mai giocato a sinistra e nel primo tempo il Chievo più volte si è fatto avanti proprio a destra riuscendo anche a mettere paura a Karnezis e compagni, la coppia Zielinski-Diawara non era mai stata utilizzata nel 4-4-2. Complici il campo pesante, l’organizzazione e la determinazione del Chievo Verona, il Napoli ha espresso un giro-palla lento, Diawara non è riuscito mai a prendere in mano la mediana e Zielinski, buttandosi tra le linee, più volte ha aperto degli spazi ma è stato mediocre al momento del tiro o dell’ultimo passaggio. Nell’ultima mezz’ora il Napoli è riuscito almeno a schiacciare il Chievo Verona, Di Carlo, infatti, si sgolava affinchè i suoi ragazzi non s’abbassassero troppo e così sono arrivati i due pali, qualche parata di Sorrentino. E’ il terzo pareggio stagionale in diciassette gare ufficiali in cui il Napoli non vince pur dominando le partite, è accaduto a Belgrado e al San Paolo contro la Roma e il Chievo Verona. Sappiamo che il calcio è bugia, come suggeriva Rafa Benitez, e Ancelotti ha sostenuto che il Napoli non ha problemi realizzativi. Nelle ultime quattro partite il Napoli ha portato a casa tre pareggi, tutti in casa, e il dato del secondo migliore attacco rischia di rappresentare un inganno, in cui incidono risultati come il 5-1 inflitto all’Empoli. Lo dimostrano i numeri: il Napoli realizza in media 19.2 tiri a partita, solo 5.9 nello specchio della porta. Bisogna poi sempre chiarirsi sull’obiettivo: il Napoli ha sette punti in più rispetto al Milan quinto in classifica, ha grandi possibilità di passare il turno in Champions League, è in piena linea con i desideri dell’azienda che apprezza le strategie di Ancelotti nella valorizzazione della rosa. Per il sogno scudetto il gap con la Juventus è enorme, fa bene Ancelotti a tenerlo vivo per tenere alto il livello delle motivazioni del gruppo che conosce quanto è difficile raggiungerlo. “La Juventus è più completa”, disse Insigne in Nazionale e alla cena di squadra offerta da Allan si cantava: “Lorenzo portaci a Madrid”. In un’atmosfera goliardica, l’indizio è che quando si guardano le stelle si sogna più in Europa che in Italia.
Ciro Troise
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