Sulla bilancia va messo tutto, Gattuso è stato abile a “pompare” la gara contro il Sassuolo definendola un test verso Barcellona. La squadra di De Zerbi è una delle più belle della serie A, l’unica insieme all’Atalanta ad avere un’identità di gioco profondamente definita, un sistema di riferimento su cui sviluppare gli automatismi ed elevare così il livello degli interpreti.
Il Sassuolo ha un’organizzazione invidiabile nel palleggio, quando salta la prima linea di pressione è devastante con i suoi uomini offensivi, del resto ha il sesto attacco del campionato ma la sestultima difesa. Per mentalità e proposta di gioco ci sono delle somiglianze con i blaugrana ma nel calcio la qualità degli interpreti fa la differenza e un conto è giocare contro Messi e Suarez, un altro affrontare Berardi e Caputo. Sembra una verità ovvia ma è meglio sottolineare la rotta al cospetto della confusione.
La partita contro il Sassuolo trasmette degli elementi positivi che danno fiducia e dei campanelli d’allarme. Partiamo dalle buone notizie: il Napoli fa sempre gol, è noto che concretizza molto meno rispetto alla mole di gioco creata ma dopo il lockdown soltanto all’Atalanta e alla Juventus nella finale di Coppa Italia vinta ai rigori gli azzurri non hanno segnato.
Il Napoli contro il Sassuolo ha sperimentato la strada più coraggiosa di cui parlò Gattuso dopo la gara d’andata contro il Barcellona, ha condotto il pressing ultra-offensivo e nella prima mezz’ora meritava di chiudere la partita. Il peccato mortale si ripete e non è la prima volta, anche a Bologna il Napoli ha tenuto la partita in vita e poi nella ripresa è finito in balia degli avversari.
Il pressing alto ha funzionato mentre le transizioni difensive nelle occasioni in cui il Sassuolo riusciva a saltare la pressione ancora non funzionano, per reggere in maniera armonica un lavoro così complesso contro una squadra che ha messo in difficoltà anche Lazio, Juventus e Atalanta bisogna stare al 100% sotto il profilo fisico e mentale. Un altro aspetto che preoccupa riguarda gli errori nella costruzione della manovra al cospetto del pressing del Sassuolo, le sedici palle perse nella propria metà campo. Non sono i trentuno palloni persi contro il Bologna ma rappresentano comunque un campanello d’allarme.
Nessuna squadra al momento è pienamente brillante e anche il Napoli non è al massimo, ci sono dei giocatori stanchi, lo dimostra la scelta di Gattuso di non convocare Mario Rui e sottoporlo ad un lavoro specifico a Castel Volturno per cercare di riportarlo a dati più incoraggianti sotto il profilo della forza.
Il centrocampo Fabian-Lobotka-Zielinski è ambizioso, significa rinunciare sia ad un mediano di posizione che ad un interno dinamico, specializzato nel recupero palla e più dedito alla fase difensiva come può essere per esempio Allan. Il Napoli si è sottoposto a dei rischi, ha avuto anche un po’ di fortuna che non guasta, ha tenuto la partita in vita fallendo le occasioni per il raddoppio ma nei gol annullati ha messo in mostra un’ottima organizzazione della linea difensiva e in chiave Barcellona è una notizia importante.
Nessuno in serie A tiene il Sassuolo a bada per tutta la gara, la chiave per ammazzare la partita, come fece l’Atalanta il 21 giugno scorso, è concretizzare le tante situazioni offensive che la squadra di De Zerbi concede. Per la prima volta dopo tanto tempo l’avversario ha fatto più possesso palla del Napoli, ha palleggiato anche con maggiore rapidità (16.4 il Napoli, 16.9 il Sassuolo) ma è stato complessivamente più pericoloso degli avversari, perciò ha meritato la vittoria. Lo dicono i numeri: il Napoli ha tirato 20 volte in porta di cui 8 nello specchio, il Sassuolo ha prodotto 7 conclusioni e solo 2 hanno impensierito Ospina oltre i gol annullati per fuorigioco, quindi irregolari. È stata una partita a fasi, il Napoli ha dominato il campo nei primi venti minuti, poi ha avuto qualche sbandamento ma ha prodotto altre occasioni non concretizzate. Il primo quarto d’ora della ripresa è stato il momento peggiore, poi l’inserimento di Mertens al posto dello spento Milik e le correzioni a centrocampo hanno rimesso gli equilibri e l’inerzia nella carreggiata degli azzurri.
Il Napoli a Barcellona dovrà comportarsi da “squadra pensante”, coniugando intensità e organizzazione, come ha fatto nel suo momento migliore (il mese abbondante che va da Napoli-Lazio di Coppa Italia del 21 gennaio a Napoli-Torino del 29 febbraio). Bisognerà pressare alto, mettere in difficoltà la costruzione dal basso del Barcellona orfano di Busquets ma allo stesso tempo saper compattare le due linee strette e compatte in fase difensiva come all’andata o come nella finale di Coppa Italia contro la Juventus.
Il Napoli ritroverà le energie fisiche e mentali per reggere uno sforzo di questo tipo? Gattuso ha chiamato tutti a sintonizzare testa e gambe riducendo feste e gite in barca. Il calcio post lockdown è strano e anomalo, basterà la motivazione dell’impresa storica per ritrovare il miglior Napoli dell’era Gattuso?
Le domande legittime ma questa squadra merita fiducia ed entusiasmo, le ha conquistate con i fatti: la vittoria della Coppa Italia e la capacità di rialzarsi dal disastro dell’era Ancelotti. Nella classifica del girone di ritorno, nonostante gli scivoloni di Bologna e Parma, il Napoli è secondo a pari punti con Milan e Juventus, all’inseguimento dell’Atalanta capolista con cinque distanze di vantaggio.
Ciro Troise
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