Il Napoli va alla sosta in testa alla classifica e scava anche un piccolo divario rispetto ad alcune concorrenti: spiccano i cinque punti di vantaggio sul Milan, i sei sull’Atalanta. Il distacco sulla squadra di Gasperini colpisce anche perché è una squadra in crescita, come dimostrano gli otto gol realizzati tra Shakhtar Donetsk e Genoa. La differenza più netta rispetto ad altre realtà è la connessione forte, profonda tra l’allenatore e la squadra. Nelle difficoltà si è capito anche venerdì contro il Como perché dopo un primo tempo in cui i ragazzi di Fabregas, una volta incassato il gol di McTominay dopo 25 secondi, hanno dominato con il palleggio e rendendosi pericoloso con i tiri dalla distanza di Strefezza e Nico Paz. Nell’intervallo nessuna sfuriata ma la via del dialogo per capire con il gruppo come venir fuori dal dominio del Como. In fase di non possesso il Napoli ha cambiato i meccanismi di pressione alzando il baricentro e chiudendo la linea di passaggio per Nico Paz. Fabregas nel primo tempo lasciava Alberto Moreno qualche metro più avanti in posizione quasi d’interno sinistro attirando Anguissa e trovando così Nico Paz tra le linee. Nella ripresa la correzione: il Napoli da 5-3-2 a 5-4-1 in fase di non possesso con Kvara più largo e più dentro la partita, pressione alta che inizia a funzionare come dimostra il modo in cui Olivera ruba palla e conquista il rigore trasformato da Lukaku. Il Napoli cambia volto e migliora anche nella gestione del pallone, con Lobotka che sfugge di più alla pressione di Nico Paz. La condizione atletica, le risorse dalla panchina poi fanno il modo che il Napoli alla distanza venga fuori più dell’avversario, anche a Torino contro la Juventus ha chiuso in crescita.
Il Napoli ha tutto per ritenersi competitivo ma c’è tanto mare da attraversare, perciò fa bene Conte ad abbassare gli entusiasmi, chiedere a tutti di tenere i piedi per terra ma è probabile che nello spogliatoio sin dal primo giorno abbia condiviso con i calciatori le sue ambizioni.
Il tema da dibattito dell’ultima giornata di campionato è la questione arbitrale, con i tanti diversi episodi cha hanno caratterizzato questo weekend, compreso Napoli-Como. Il primo obiettivo dev’essere la ricerca dell’uniformità di valutazione e giudizio, una missione complicata in uno sport complesso e di contatto come il calcio in cui gli episodi possono essere simili ma mai completamente uguali. Ha ragione Fonseca, si sta andando in una direzione per cui ad ogni minimo contatto si opta per il calcio di rigore che è definita la massima punizione e in quanto tale dovrebbe essere conseguenza di una scorrettezza rilevante. Così si sfugge anche all’uniformità perché il rigore su Kvaratskhelia per la spinta di Moreno è più evidente di tanti altri anche fischiati.
Si segua l’esempio europeo, nelle coppe è presa in maggiore considerazione la dinamica e non c’è la confusione in merito ai pestoni (gli step on foot) che c’è in Italia. Servono poi altre innovazioni anche sulla sfera europea al più presto possibile: il challenge per le panchine (magari due volte a tempo) per chiedere la revisione al Var, le interviste degli arbitri nella modalità preferita dall’Aia e la trasparenza in valutazioni e sanzioni dopo gli errori. Il calcio è chiamato ad aumentare la velocità nell’adattarsi ai cambiamenti, è ancora un mondo troppo conservatore.
Ciro Troise
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