“La partita è una scatola da riempire”, diceva Luciano Spalletti e il Napoli a Cagliari ha saputo buttarci dentro un po’ di tutto, anche la fortuna che è un contorno fondamentale in uno sport in cui l’episodio indirizza le partite. Metterli nella direzione giusta non è da tutti, bisogna essere squadra, avere personalità, coraggio per riuscire a farlo. Conte sta portando il Napoli fuori dagli schemi dell’ideologia che l’ha accompagnato da Benitez ad oggi, dall’idea per cui bisogna essere belli a tutti i costi come unica soluzione, quasi un feticcio.
La ricerca della qualità del gioco rimane un caposaldo ma il calcio è fatto di momenti anche all’interno della stessa partita e soprattutto bisogna aprirsi, essere duttili, mutevoli, saper indossare l’abito richiesto dalla contesa, non dalle ideologie precostituite, anche sporcarsi le mani. Il Napoli a Cagliari ha messo in mostra nei primi venti minuti soprattutto cosa può diventare con Lukaku: una squadra aggressiva, capace di recuperare palla a ridosso dell’area avversaria, compatta, che subisce molto meno le transizioni perché non è più costretta quando attacca ad essere corta, può scaricare sul centravanti modello pivot nel basket. Ha espresso un calcio da abitudini inglesi, con la ricerca della seconda palla come soluzione, ritrovando il miglior Anguissa.
Il gol di Di Lorenzo non è un’azione banale, composta da tanti passaggi di prima avvolgendo gli avversari e con l’assist di Lukaku. La fortuna poi assiste il Napoli con la deviazione di Mina ma fa parte del gioco. Dopo la sospensione della partita per il lancio di fumogeni, il Cagliari ha alzato il livello dell’intensità, è cresciuto nel tipo di prestazione preparata da Nicola durante la settimana: duelli a tutto campo, pressione uno contro uno e ampiezza del gioco. Nella ripresa soprattutto la squadra di Nicola ha allargato il campo mettendo in difficoltà il Napoli con i cross e le palle inattive.
Meret è stato decisivo ancora una volta come nella partita contro il Parma realizzando tre parate su Piccoli, Luperto e Marin. Il Napoli ha patito anche qualche errore nelle scelte offensive, avrebbe potuto chiudere prima la gara. Il gol del 2-0 al 66’ ha aperto un’altra fase, il Napoli, nonostante il Cagliari non abbia mai mollato, ha guidato in scioltezza la gara chiudendola sul 4-0 con il primo gol di Buongiorno in maglia azzurra.
Lukaku non è ancora al massimo della condizione, deve ancora registrare l’armonia nei movimenti con la squadra, l’alternanza tra l’attacco alla profondità e il lavoro spalle alla porta. Il suo contributo, però, è già importante con due gol e un assist contro il Parma e il Cagliari ma soprattutto per il modo in cui incide sull’identità del Napoli. La connessione con Conte è profonda, si nota in tutti i dettagli della partita, nella sua capacità di non accontentarsi, sentire ciò che gli chiede l’allenatore e dare tutto per metterlo in campo.
Affrontare il Napoli è tornato ad essere complicato, sulle prestazioni si può ancora migliorare ma la rivoluzione è nello spirito. C’è un’immagine-chiave della gara che rappresenta un manifesto: Simeone che nel finale sullo 0-3 ripiega fino al limite della propria area di rigore per un intervento difensivo. È tornata la voglia di godersi il viaggio del Napoli a partire dalla prossima tappa a Torino. La Juventus non ha ancora subito gol, è solida, ha qualità negli interpreti, nei due pareggi contro Roma ed Empoli ha palesato un gap di creatività, fatto un po’ fatica nella proposta offensiva contro avversari che si sono difesi in maniera ordinata. Il Napoli può far male ai bianconeri ma deve portare ai massimi livelli dentro la partita la velocità, la qualità e l’attenzione.
Ciro Troise
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