Dov’era finito il Napoli? È bastato un anno al settimo posto (con vittoria della Coppa Italia) per fare di nuovo tra le provinciali, nonostante l’undicesimo anno consecutivo nelle coppe europee. A seguire il racconto mediatico delle ultime settimane, le vittorie contro Parma e Genoa sono state accolte come fossero delle formalità e poi Napoli-Atalanta ha presentato il mondo rovesciato.
Il Napoli contro l’Atalanta ha riconquistato la scena perduta
La formazione di Gasperini ha impensierito la Juventus per lo scudetto ed è arrivata ad un soffio dalle semifinali di Champions League ma dalle cronache sportive sembrava che il Napoli fosse in lotta per la salvezza. La responsabilità era sulle spalle dell’Atalanta che doveva fare al San Paolo l’esame scudetto. La permanenza di Koulibaly, il rinnovo di Mertens, record-man assoluto nella storia del Napoli, l’acquisto di Osimhen, il più costoso della serie A, non sono state sufficienti per entrare nell’olimpo della considerazione mediatica. Meglio così, anzi forse la vittoria roboante contro l’Atalanta ha già costretto tutti a fare retromarcia.
Serviva il poker del San Paolo e le parole di Gattuso per accettare una verità evidente: il Napoli a Torino non poteva andare, a qualsiasi orario sia arrivato l’ordine tassativo non conta nulla, avrebbe violato il codice penale e anche gli stessi protocolli che certificano il potere delle autorità locali. Nulla di nuovo sotto il Sole, nell’Italia diseguale della questione meridionale Napoli a livello editoriale è sottomessa, lo dimostra anche lo stuolo di presunti esperti che affollano le tv locali. Le redazioni sono a Roma e Milano, senza il fascino mediatico di Ancelotti e la Champions non è una sorpresa che si siano dimenticati del Napoli.
Gattuso ha fatto ciò che Gasperini fa agli altri
Gattuso ha fatto a Gasperini ciò che di solito l’Atalanta fa agli avversari: conquistare la metà campo avversaria e attaccare in velocità con tanti uomini. Il Napoli nella fase di non possesso difendeva con due linee da quattro, la prima era un po’ più bassa del solito per fare densità e schermare le soluzioni agli avversari. Il risultato è che Gomez si è dovuto abbassare più del solito per raccogliere palla con il Napoli che ingabbiava Zapata e Ilicic stringendo il campo. L’argentino, infatti, ha dovuto scegliere le soluzioni personali si è reso pericoloso due volte, con un tiro dalla distanza nel primo tempo e una conclusione parata da Ospina sul primo palo.
Il Napoli ha tolto la profondità all’Atalanta e ha dominato con le sue armi accettando i duelli individuali. Osimhen faceva impazzire Palomino e Romero, ha vinto 11 duelli offensivi, il 48% di quelli affrontati, una volta su due ha superato l’avversario. Questo lavoro ha consentito a Mertens di muoversi da regista offensivo, prendendo campo in velocità si costringeva l’Atalanta a scappare dietro, così si aprivano gli spazi anche per Lozano e Politano.
Il Napoli ci deve credere: occhio al vuoto di potere
Il dominio azzurro nasce così, con 10 tiri realizzati nello specchio della porta dall’area di rigore. Gattuso ha riportato l’entusiasmo, la consapevolezza di essere forti e l’autostima può solo crescere considerando che contro l’Atalanta mancavano Zielinski, Elmas e Insigne. Giocatori di talento, diversi per caratteristiche che possono rendere il Napoli ancora più imprevedibile. In serie A, a causa anche delle incertezze imposte dal Covid-19, c’è un vuoto di potere, il Napoli deve crederci, fare di tutto per stare nel gruppo d’alta classifica fino a quando i valori daranno gerarchie più chiare. L’auspicio è che poi le aule dei tribunali consegnino i verdetti al campo, l’unico giudice supremo di un campionato credibile. Giovedì c’è l’Europa League, arriva l’Az Alkmaar, reggere il doppio impegno alternando bene le risorse a propria disposizione è il primo esame da superare.
Ciro Troise
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