Vedere questa squadra contestata dai propri tifosi è il dolore sportivo più grande di questa stagione. Non ragiono sul merito, per alcune prestazioni la rabbia è legittima ma è una scena triste prendere atto della rabbia sfogata sugli eroi dello scudetto, coloro che hanno dato alle generazioni degli under 40 una cosa da raccontare per tutta la vita, una gioia infinita.
Per 33 anni sono cresciuto sentendo la frase “Tu non può capì”, le scene di Napoli-Frosinone, Torino-Napoli, Napoli-Atalanta e del primo tempo di Monza mettono tristezza. Niente di nuovo, il calcio è fatto così, un’altalena d’umori.
A Napoli è stato fischiato Maradona durante una partita contro il Pisa, anche Cavani, protagonista di un’epoca emozionante, ha subito quest’accoglienza al ritorno a Fuorigrotta per un’amichevole contro il Paris Saint Germain.
È la dura legge del pallone ma fa male, il Napoli deve fare come all’intervallo all’U-Power Stadium, compattarsi e regalarsi almeno un finale senza rimpianti. La narrazione demagogica che punta il dito sull’orgoglio, sulla dignità, sull’onore è fuorviante, il Napoli si è sgretolato per una marea di errori commessi.
De Laurentiis ha fallito tutte le scelte generando danni in più aree della sfera sportiva: la direzione con la mancata sostituzione adeguata di Giuntoli, il mercato estivo affidato soprattutto a Micheli e Chiavelli, la scelta di Garcia, quella di Mazzarri successivamente, il disastro sulla preparazione atletica, la gestione dei rinnovi. Un disastro dopo l’altro che al Napoli ha tolto certezze e, quindi, convinzione al punto da doversi affidare al bravo Calzona che aveva già un altro incarico e riguardo alla partita contro l’Atalanta il Napoli ha pagato proprio la sosta atipica, con l’allenatore in smart working, che seguiva gli allenamenti grazie alle riprese fatte col drone.
Il Napoli 2022-23 è un capolavoro, quello 2023-24 esprime una gestione pessima. Le ultime sette partite, però, possono fornire un rimedio importante, almeno spegnere il peso dei rimpianti, regalare un finale costruttivo anche in termini emotivi, di rapporto con i tifosi.
L’assalto all’Europa League è alla portata e anche per il quinto posto qualche speranza c’è, la Roma ha il doppio confronto con il Milan e un calendario ostico, compreso lo scontro diretto al Maradona. La partita contro il Monza non è assolutamente da buttare, il Napoli anche nel primo tempo ha avuto il pieno controllo della metà campo avversaria. Aveva conquistato un rigore con Ngonge non ravvisato dalla coppia Doveri-Abisso e costruito altre due palle-gol con Di Lorenzo e Kvaratskhelia.
Il Monza, oltre le due reti, non ha creato pericoli mentre in altre gare anche contro le big (basta pensare a Monza-Milan 4-2) ha espresso prestazioni dall’intensa produzione offensiva. I problemi ci sono ancora: il Napoli subisce almeno un gol da dodici gare consecutive. Fa fatica a tenere le distanze, il Monza nell’azione dell’1-0 trova Colpani indisturbato per guidare la transizione, poi un cross di Zerbin di facile lettura ispira l’ottavo gol di testa subito in questa stagione. Il Monza s’abbassa, si chiude, porta il Napoli a giocare più palla sui piedi che negli spazi, un’inerzia che come tante volte ha accettato ribellandosi poco al destino. Nel secondo tempo è semplicemente aumentata l’efficacia nell’ultimo terzo di campo, con Osimhen a connettersi meglio con i compagni. I gol poi hanno liberato il Napoli che, con la prima piena settimana-tipo con Calzona, aveva già palesato dei segnali di crescita nel primo tempo. Un finale senza rimpianti puntando a vincerle tutte, facendo i conti ogni settimana, solo così il Napoli può far digerire l’amarezza di quest’annata e costruire bene per il futuro.
Ciro Troise
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