Nonostante l’assenza dei tredici Nazionali, il lavoro del Napoli al ritiro di Castel di Sangro continua ad essere interessante anche perché sono rarissime le occasioni in cui durante la stagione si può assistere agli allenamenti. In tempi di emergenza sanitaria, la possibilità di studiare il Napoli che verrà da vicino deve essere ancora di più apprezzata.
Gattuso sta provando a far fare agli azzurri il salto di qualità che finora, invece, ha rappresentato un problema nell’era Ancelotti, il limite nell’innamorarsi in maniera assoluta del 4-3-3 come se fosse una comfort zone, l’unico sistema di gioco attuabile, del dominio del campo attraverso il palleggio. Il centrocampo a tre, le idee di gioco mutuate dall’era Sarri, la ricerca delle catene laterali sono state mosse fondamentali per uscire dalle difficoltà ma guardando al futuro bisogna avere il coraggio di proporre una visione più elastica.
La rivoluzione dolce è in corso, un ciclo sta per volgere al termine, stanno lasciando il Napoli protagonisti fondamentali come Callejon, Allan e probabilmente saluterà anche Koulibaly in direzione Manchester City.
Il Napoli ha l’obbligo di costruire un’alternativa nell’idea di gioco a quella che ha rappresentato la sua anima dall’era Sarri ad oggi, compresa la ricostruzione compiuta da Gattuso a dicembre dopo il fallimento dell’avventura Ancelotti.
Gattuso ha il problema dell’abbondanza, il Napoli ha le sue armi migliori nella fase offensiva e Ringhio dovrà compiere la missione di far coesistere tutti i giocatori di talento a sua disposizione: Fabian Ruiz, Zielinski, Mertens, Insigne e Osimhen. Insigne è il capitano, il regista offensivo, uno dei giocatori di maggior talento dell’intero organico, in alcune fasi dell’era Gattuso è stato un trascinatore. Zielinski ha appena rinnovato, il Napoli ha investito sulle sue qualità, Mertens fa ancora la differenza, il nuovo contratto lo testimonia, Osimhen è il bomber, l’acquisto più costoso della storia del club azzurro.
La missione molto complicata è accrescere il peso offensivo di una squadra che ha segnato appena 79 gol nell’ultima stagione come non accadeva da dieci anni senza mettere in difficoltà l’equilibrio di squadra, la famosa coperta di cui ha parlato Gattuso anche in conferenza stampa.
Il Napoli ha una sola strada per crescere: svincolarsi dall’idea che solo il 4-3-3 è l’abito ideale, sviluppare la capacità d’indossare più vestiti a seconda dell’occasione, della tipologia di gara da affrontare, quindi anche dell’avversario.
C’è bisogno di muoversi sul mercato in maniera coerente con quest’obiettivo, a partire dal centrocampo, dove è necessario sostituire Allan con giocatori all’altezza anche di saper interpretare i due diversi sistemi di gioco. Veretout per esempio ha tutto per calarsi anche nel 4-2-3-1: tipologia di passo, dinamismo, capacità di coprire tanti metri di campo, visione di gioco e sensibilità alla verticalizzazione, una qualità che può ispirare la rapidità di Osimhen. Il cantiere è in costruzione, per far sì che l’opera venga realizzata bene c’è bisogno di seguire in toto il progetto tecnico-tattico di riferimento e mettere insieme mercato e lavoro sul campo con l’unità d’intenti.
Ciro Troise
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