Il Napoli è un po’ Vitangelo Moscarda che nel romanzo di Luigi Pirandello “Uno, nessuno e centomila” va in una crisi d’identità e non riconosce più se stesso. Napoli-Milan è la fotografia del senso di smarrimento che si respira tra gli azzurri, capaci di offrire più versioni di se stessi. È partito meglio il Milan, dando delle avvisaglie di ciò che si è rivisto poi durante la gara: il Napoli che si apre, non tiene bene le distanze e favorisce le ripartenze dei rossoneri. Pochi minuti e il Napoli si è rimesso a posto migliorando nell’uscita palla dal basso e anche alzando i ritmi.
Il gol del vantaggio di Giroud cambia di nuovo tutto, il Napoli reagisce con una fiammata di Kvaratskhelia che Politano non capitalizza ma è completamente in balia dell’avversario. Il Milan trova le praterie, fa quello che vuole, sembra di rivivere il secondo tempo contro la Lazio o alcune fasi della partita contro la Fiorentina. Il Napoli non solo va sotto di due gol ma rischia di capitolare prima dell’intervallo, il Milan ha due occasioni: una clamorosa con Reijnders e un’altra azione insistita che si conclude con un tiro di Theo Hernandez respinto da Meret.
Uno scenario da horror, con il Napoli che sembra di nuovo sprofondare al cospetto di una squadra di buon livello, interviene addirittura il presidente De Laurentiis all’intervallo che va negli spogliatoi in maniera furiosa. Il gruppo è colpito, lo racconta Politano a Dazn nel post-partita: “Ci siamo detti che stavamo facendo una brutta figura”.
Garcia cambia tre uomini e il sistema di gioco, Politano con una giocata fantastica decide che il corso della gara debba cambiare. Il Napoli è più aggressivo, diventa più corto, s’alza di qualche metro, è più compatto, ritrova la riaggressione della palla, Raspadori tra le linee è una soluzione interessante. Jack trova il pareggio su punizione, il Napoli finchè tiene alto il livello di ritmo e intensità è una squadra che può creare grossi problemi a chiunque, quando inevitabilmente va sotto ritmo è perforabile.
Il Napoli, infatti, ha avuto la palla-gol con Kvaratskhelia al 94’ ma anche il Milan poteva addirittura fare il 2-3 soprattutto con l’occasione di Calabria e il tiro di Leao respinto da Meret. Il Napoli in tutte le gare finora ha vissuto diversi atteggiamenti durante la partita, è imprevedibile, è proprio uno, nessuno e centomila perché è una squadra forte, che ha sgretolato le certezze su cui si manteneva in piedi. Li coltivava in allenamento, andando ad alta intensità, una pratica che sembra mancare nella vita quotidiana di Castel Volturno. Il Napoli ha subito sedici gol in tredici gare ufficiali, più di uno a partita, ha la settima difesa del campionato con Verona, Lazio e Torino.
Il dato dei gol subiti è significativo, è la fotografia di una squadra fragile, la media è superiore ad una rete incassata a partita. Il Milan ha prodotto 20 tiri, 6 nello specchio della porta di cui cinque realizzati all’interno dell’area di rigore. Sono troppi, il dato va nella stessa direzione di quanto è accaduto a Verona con le difficoltà concentrate nell’ultima mezz’ora.
Questa tendenza del Napoli incide poi anche sull’aspetto mentale, è una squadra che deve scacciare costantemente il peso della paura, alimentata anche da certe sostituzioni come la scelta di schierare Zanoli e non Lindstrom al posto di Politano mentre Pioli sostituiva Leao e Giroud.
Nell’ultimo quarto d’ora c’è stata un’altra versione ancora del Napoli che ha bisogno di certezze e continuità. Non basta De Laurentiis che tiene tutti sulla corda, interviene per colmare il vuoto nella struttura dirigenziale lasciato da Cristiano Giuntoli, bisogna correggere ciò che accade in campo per vivere una stagione d’alto livello.
In tredici gare ufficiali il Napoli non ha mai espresso una prestazione in cui ha condotto le operazioni in maniera brillante per tutta la gara, forse soltanto contro il Sassuolo in virtù dell’espulsione di Maxime Lopez. Bisogna alzare il livello, Garcia scelga la strada che ritiene più opportuna ma lo faccia.
Ciro Troise
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