De Laurentiis durante la conferenza stampa di presentazione dei ritiri di Dimaro e Castel Di Sangro ha così commentato la possibile mancanza per una stagione delle coppe europee: “Dovremmo scrivere un altro capitolo e lo faremo con la stessa anima che ha permesso a questo club di frequentare l’Europa per 14 anni, se un anno non frequenteremo le coppe internazionali non sarà una tragedia. Respireremo, ci concentreremo, quando si lavora con grande passionalità non si perde, noi ci divertiamo a lavorare. L’essenza della nostra vita si basa sul lavoro, in quest’aspetto io ho sposato a pieno la Costituzione Italiana, molti altri no. Ho sempre lavorato con professionalità e dignità”. Sbagliare una stagione fa parte del percorso, il Napoli ha completamente fallito la gestione di un successo storico, una missione a cui non era abituata. Ci sta, va accettato con intelligenza ma non con rassegnazione come se fosse una fatalità di poco conto. De Laurentiis mi ha ricordato le parole di Benitez prima del play-off di Champions League contro l’Athletic Bilbao: “Se usciamo non è una tragedia”.
Finì con il Napoli sconfitto e fuori dalla Champions in pieno agosto, stavolta anche gli azzurri hanno una flebile speranza di portare a casa almeno l’accesso alla Conference League: vincere contro il Lecce al Maradona, sperare che il Torino non porti a casa i tre punti da Bergamo e attendere cosa fa la Fiorentina in finale di Conference League contro l’Olympiakos.
Andare fuori dall’Europa significa fare un passo indietro di quindici anni, è una falsa consolazione l’idea per cui bisogna toccare il fondo per poi risalire la china come ha fatto capire De Laurentiis. Nonostante i disastri estivi, questa stagione poteva ancora essere corretta prendendo un allenatore di rottura come Tudor quando c’era ancora tanto da dire e, invece, De Laurentiis ha inseguito l’idea presuntuosa di scegliere un traghettatore a novembre.
Le coppe europee rappresentano appeal, favoriscono l’interesse dei calciatori per il Napoli, accrescono la qualità percepita del brand, incidono sul ranking internazionale.
La valigia potrebbe restare sul letto stavolta, il Napoli negli ultimi quattordici anni è stata più di tutti la squadra della generazione Erasmus, ha viaggiato per l’Europa con una longevità sconosciuta a tutti i club italiani. Nel 2008 il primo assaggio con l’Intertoto tra il Panionios e il Villaznia, trasferte epiche che sapevano di riconquista perché per uno scherzo del destino la Storia impone la legge del 14. Nel 2008 da quattordici anni il Napoli non frequentava i voli internazionali. Era il 1994, un’annata che con la felicità ha uno strano rapporto perché se ne sono andati Ayrton Senna, Massimo Troisi mentre Roberto Baggio e Baresi ci hanno dato un esempio molto forte sulla fallibilità umana. Sbagliano anche i più grandi, in quell’anno il 6 dicembre il Napoli salutava l’Europa in casa contro l’Eintracht Francoforte e anche quella sera fu contestazione: “Andate a lavorare”, oggetti in campo e qualche seggiolino in fiamme del vecchio San Paolo.
Rispetto al 1994, il Napoli ha una società sana, con i conti a posto, pronta a rilanciarsi anche con qualche certezza economica: gli introiti degli ultimi bilanci, la cessione di Osimhen e soprattutto lo storico di un club che ha saputo fare calcio. De Laurentiis nei fatti merita credibilità ma guai a sottovalutare la situazione, a pensare che di diritto il Napoli si riprenderà dalle macerie di questa stagione. Bisogna fare le cose con criterio, attraverso il direttore sportivo Manna ripristinare un ordine nelle scelte e nella gestione quotidiana, seguire un progetto tecnico condiviso con un allenatore di spessore ed essere ambiziosi nella costruzione dell’organico anche se non dovessero esserci le coppe.
Conte è la prima scelta e la trattativa non si è mai fermata, Gasperini ha aperto al Napoli che osserva con interesse l’evoluzione della sua situazione all’Atalanta dopo la finale di Europa League, Pioli andrà via dal Milan, è un profilo che piace molto e anche in questo caso bisognerebbe aspettare il suo confronto con il club rossonero per la buonuscita relativa all’ultimo anno di contratto. Italiano è il quarto della lista, anche dopo Fiorentina-Napoli ha confermato la sua forte volontà d’allenare il Napoli con delle dichiarazioni molto significative: «Nel momento in cui De Laurentiis ha chiamato la società e la società non gli ha permesso di contattarmi, si è tirato indietro. Si è comportato da signore e la mia stima nei suoi confronti è aumentata». In periodo di campagna elettorale, è un’evidente candidatura ma in questo momento Italiano è dietro Conte, Gasperini e Pioli ma tutto può accadere, lo scenario è fluttuante.
Ciro Troise
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